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Finii il turno a lavoro. Daniel era rimasto quasi tutto il tempo lì. Gli avevo preparato degli sformati, che aveva apprezzato.

Ogni tanto mi lanciava occhiate e rideva se sbagliavo un'ordinazione al tavolo. Ed io per tutta risposta mi limitavo a fargli una linguaccia senza essere beccata da Cam.

Anche se aveva notato come mi guardava. E sicuramente qualcosa c'era, ma non era la stessa cosa.

Mi tolsi il grembiule, piegandolo sul baule verde, salutando Cam.

"Andiamo" richiamai l'attenzione di Daniel che sembrava assolto nei suoi pensieri, con il viso rivolto verso il vetro. Finché non si girò, annuendo per alzarsi ed aprire la porta, lasciandomi passare.

"Dove?" Domando girando il viso verso di me, riferendosi alla mia affermazione di prima.

"Devo andare a trovare mio padre. Ma tu...puoi andare a casa" parlai a spezzoni poiché cercavo goffamente le chiavi di casa, dentro la borsa. La giornata scorreva ma quando staccavo da lavoro sapevo che dovevo andare a trovarlo, ed un senso di panico e tristezza mi avvolgeva.

Mi fermò la mano che ancora frugava all'interno, poggiando la sua sulla mia.
Alzai lo sguardo mentre i suoi occhi blu erano dolci.
"Vengo con te. Se vuoi ovvio" affermò per poi pentirsene e ricevere una mia approvazione, se fosse una buona idea o meno.

Mi morsi il labbro, annuendo.
"D'accordo" esclamai, entrando dentro la macchina per dirigerci alla clinica.

Daniel parcheggiò nello spiazzato ghiaioso. L'unica volta che ero venuta in macchina era stata con James. Prima di ripartire per Miami. Mi era venuto a riprendere. Questa volta c'era Daniel con me.

Sembrò timoroso nell'entrare, ma afferrai la sua mano scontrando i nostri palmi, ed i suoi occhi si sgranarono. Mi rivolse un sorriso mentre lo incoraggiai a non essere così teso.

La signorina al bancone mi salutò e ricambiai, chiamando l'ascensore.
"Grazie" affermai sincera verso di lui, mentre le porte si aprirono con il loro rumore metallico e si richiusero.

"Per cosa?" Era al mio fianco, appoggiato con la spalla alla parete fredda, mentre abbassai lo sguardo.

"Per non lasciarmi...sola" proclamai fievole e grata, vedendo le porte aprirsi, poiché eravamo arrivati al piano.

Non rispose ma stirò solo un sorriso, appena accennato. Percorremmo quel corridoio spoglio, fino ad arrivare davanti alla porta. Non avevo più sospiri da cacciare fuori, così abbassai la maniglia.

Feci un passo dentro, ma mi ritrassi. Spalancai le iridi incredula, e le pupille si dilatarono. Ne ero sicura. Sbattei contro il petto di Daniel, che d'istinto poggiò entrambe le mani su i miei fianchi, come ad aver paura che cadessi.

Ma appena alzò lo sguardo da prima preoccupato su di me, capì. Si scambiarono un'occhiata gelida. Lo sguardo di James scivolò su Daniel. Nubi scure contro un cielo in tempesta. Finché non spostò gli occhi su di me.

Era lì. Mi fissava con i suoi pozzi dolci e sereni. Un tuffo al cuore. Il battito accelerò di nuovo. Prepotente, irruente, incontrollabile. Seduto su una sedia bianca, accarezzava la mano a mio padre che era steso sul letto. Finché non si girò anche lui, ed un sorriso luminoso apparve su quel volto pallido e smunto.

"Cindy...c'è James" proruppe con voce afona e debole mio padre. Mi voltai verso Daniel mentre James serrò la mascella puntando lo sguardo verso la finestra infondo alla stanza.

"Tutto ok?" Domandò a voce bassa, scrutandomi negli occhi mentre annuii. Lo sentii rilasciare la presa su di me, ed avanzai dentro.

Avrei voluto dire che non era tutto apposto, avrei voluto gridare che c'era James ed io
Non lo volevo lì. Non così. Non con Daniel. Tre uomini che avevano tracciato un percorso. Mio padre l'amore vero di una figlia. James che aveva il mio cuore e la mia anima. Daniel che era una boccata d'aria fresca.

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