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Il viaggio era proprio come mi ricordavo, lungo e meno silenzioso dell'ultima volta. Ogni tanto passava qualche pezzo latino alla radio e Katy esultava e gridava di alzare al massimo, scatenandoci su i sedili. Avvertivo come Daniel guardasse i miei movimenti, quasi estasiato. Ma non ci badavo, anche se il suo sguardo che scivolava sul mio corpo mentre si passava la lingua lentamente sul labbro inferiore mi faceva spazientire, forse in modo piacevole però. L'unica cosa che volevo era spensieratezza. E dopo tutto non era chiedere tanto.

Mi mancava era vero. Ma non potevo annientarmi. Confidavo nel nostro amore, che prima o poi sarebbe riaffiorato come i fiori che sbocciano in primavera. Perché per me lui era diventata La Rosa che avevo impresso come un marchio indelebile sulla pelle e sotto pelle. Ero un bocciolo che con lui si era aperto, si era mostrato in tutto e per tutto, facendomi rinascere.

Quando arrivammo davanti casa di Kevin, scendemmo, prendendo i rispettivi borsoni dal bagagliaio, con l'aiuto di Daniel, che li salutò.

Katy si girò verso la mia parte mentre Kevin apriva il portone, intimandomi con il dito che mi avrebbe aspettata su, ricevendo un assenso da parte mia.
Voltandomi verso il suo blu che mi esplorava.

"Se non ti serve altro...io, si vado" parlò intimidito, scoprendo un lato del suo carattere che non conoscevo. Ero io quella messa in soggezione, ed invece ora sembrava lui.

Scivolò lo sguardo lungo la mia figura, vedendo il suo pomo d'Adamo alzarsi ed abbassarsi.
Lo guardai aprire lo sportello, andandogli incontro, mossa da una forza di gravità.
"Aspetta" affermai prima di pensare, vedendolo tenere un braccio poggiato sullo sportello aperto ed un palmo sul tettuccio.

"Dimmi" commentò, senza voltare lo sguardo nella mia direzione.

"Non ti dirò grazie. Quindi, vorrei il tuo numero. Se vuoi lasciarmelo...insomma, si ecco...per sentir..." mi venne incontro premendo l'indice sulle mie labbra, che sembravano scottare a quel contatto. E non doveva, non poteva essere possibile. Mi ritrassi impaurita, guardandolo sospirare, entrando in macchina frugando, tirando fuori una penna.

Mi prese la mano, incontrandoci con gli occhi. La girò dal verso del palmo, aprendo il tappo della penna con i denti, tenendolo fermo, per scrivere il suo numero, pressando appena la punta sulla mia carne. Mi richiuse la mano in un pugno, come se avesse paura che lo potessi perdere.
Montando in macchina.
"Quando vuoi, ci sono Cindy" innestò la marcia, rialzando il finestrino, vedendolo sfrecciare via, lasciandomi colpita da una folata leggera di vento che grazie al sole mi riscaldava quel tanto da non raggelarmi e farmi venire la pelle d'oca. Salendo su in casa.

Entrai guardando Katy, voltarsi verso di me, scuotendo la testa come a dirmi se ci fosse qualcosa che non andasse. Dissentendo di rimando. Aprii la porta della mia vecchia stanza. Quanti ricordi mi riaffiorava alla mente invasa da pensieri.

Quando incontrai le sue nubi, e non dormii per tutta la notte, pensando a lui. Quella volta che facemmo l'amore implorandomi di dirgli che ero solo sua. Lo ero, ero sua. Adesso invece non ero più di nessuno. Ero ritornata ad essere Cindy Foster e basta. Un nome anagrafico e niente di più.
Mi stesi sul letto, come coperta avevo i miei flashback, aspettando che il sole calasse per riprendere il sonno.

Pov. James

Era passata 1 settimana da quando ero tornato. Stavo rimettendo in piedi il locale con l'aiuto di Alex. Firmando diversi fogli ed incontrando vari commercialisti che mi aiutassero.

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