38

5K 290 169
                                    

Pov. Daniel

Se mi avessero detto che cosa avessi fatto la sera prima, avrei risposto che non mi ricordavo un cazzo. Era tutto annebbiato, niente di nitido. Forse avevo bevuto troppa birra a casa, o mi ero fatto talmente tante seghe da rasentare la mia vista perfetta.
Ricordavo vagamente, una sagoma sensuale, muoversi lentamente e suadente. La musica latina si spargeva tra le mura, e le sue mani m'invitavano in un ballo lento.

Cazzate! Avevo bevuto come una spugna. Assorbivo e non rigettavo niente.
La luce filtrò dalla grande vetrata, priva di tende. Le odiavo. Amavo guardare il sole di Los Angeles che si specchiava sul mio corpo nudo.
Aprii le palpebre, scostando appena le coperte bianche, e sentendo una fitta lancinante alle tempie. Tanto da scoppiarmi.
Mi tirai su, fino alla spalliera nera di pelle, poggiando i piedi sulle mattonelle fredde. Mi chinai in avanti con il busto, premendo i gomiti sulle ginocchia, ed affondando la testa tra le mani, per passarmele su i capelli spettinati.

"Cazzo" sbottai, provando a massaggiarmi le tempi per far smettere il giramento, dove le pareti erano trottole.

"Ehi campione, serataccia eh?!" Proclamò una voce femminile, conosciuta al mio udito. In maniera derisoria ma seducente.

Mi voltai a metà con il viso, lentamente, per incrociare i suoi occhi.
"Oh merda" sussultai spaventato, alzandomi di scatto dal letto fino ad arretrare contro la vetrata, rischiando quasi di cadere all'indietro, poggiando la mano destra sul vetro freddo, che produsse un tonfo sordo.

"Buongiorno anche a te" inarcò un sopracciglio, divertita, vedendola tenere un vassoio in mano, con dell'acqua e un croissant.

"Che...che, cazzo! No ho preso una sbornia colossale" scossi la testa incredulo, tirandomi un pizzicotto sul braccio, avvertendo bruciore, anche alle pareti interne della gola. Come se stessi andando in fiamme incandescenti.
Fissai lei, poi il vassoio, e di nuovo il mio braccio. Ero fottutamente sveglio.

"Non ti agitare troppo. Ti ho portato dell'acqua con un'aspirina" affermò cristallina, come se fosse una cosa completamente normale, trovarsi chi credi morto e sepolto in qualche cazzo di posto, sotto terra.

"Non...non ti avvicinare, o chiamo..." non finii che scoppiò in una fragorosa risata, rigettando la testa all'indietro dove i suoi capelli biondi ondulati si mossero come catene dorate. Guizzai lo sguardo verso il comò, vedendo la parrucca rosa, ed i suoi vestiti piegati. Notai solo ora che era con una sottoveste verde, che le copriva a malapena le natiche. Dio. Forse ero sotto effetto di droghe stupefacenti, ma era una visione celestiale.

Si morse il labbro, piegandosi appena per poggiare il vassoio sul letto.
"Che c'è? Ti sei addormentato ad occhi aperti?" Mi domandò beffarda, scostandosi una ciocca dietro l'orecchio.

"Linda? No...che cazzo, è esilarante" scoppiai in una risata amara e incredulo. Si era un sogno, ne ero certo.

"Siamo ad un buon punto se ti ricordi il mio nome" innalzò le spalle, avvicinandosi a me, che più di così non potevo arretrare.
La guardai avvicinarsi lentamente, porgendomi il bicchiere e l'aspirina, che fissai per accettarli.

"Sei morta, com'è possibile? Dio" mi passai una mano sul viso, inghiottendo la pasticca per poi bere l'acqua che mi diede sollievo alla gola secca e asciutta.

"Sono viva e vegeta, se mi vedi. Credi alle apparizioni miracolose?" Mi chiese, mettendosi a braccia conserte per poi sedersi sul letto. Scivolai lo sguardo sul suo seno prosperoso, vedendola divenire rossa e schiarirsi la gola.

"Non so più a cosa credere. Insomma, sei qui" le mostrai con la mano la sua figura, ancora stupefatto e basito da tutto ciò.

"Già, sono qui" affermò con un sorrisetto stirato.

Stronger Together Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora