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La luce debole della finestra, centro in pieno il mio viso, risvegliandomi da un sonno etereo. Un sogno in cui lui era lì, inginocchiato difronte a me, con una scatolina di velluto, mostrandomi un anello, un cimelio di famiglia. Incalzandolo piano nel mio anulare che tremava come se avessi preso una scossa.
"Dimmi che vuoi essere mia moglie. Signorina Foster" gli tesi la mano, facendolo alzare. Volevo tenerlo sulle spine, mordendomi il labbro. Sapevo l'effetto che gli procuravo.
"Signorina Miller, grazie" affermai piena d'ilarità, prendendomi in collo, baciandomi appassionatamente.

"Cindy" mi stiracchiai piano, udendo il
Mio nome, che arrivava quasi Sordo alle mie orecchie. Girandomi, stropicciandomi gli occhi con il palmo.

"Katy. Vieni" la invitai in camera, ancora presa dalla sonnolenza, tirandomi su a sedere.

"Mi ha detto Daniel che partiamo. Sei sicura? Non vuoi rimanere ancora qui? Giusto il tempo di..." non la lasciai finire, dissentendo con la testa.

"No. È giusto così. Voglio tornare a Miami e quando sarò pronta da mio padre. Non voglio che mi veda fragile e sopratutto domande su James" le spiegai, abbassando lo sguardo, venendo avvolta dalle sue braccia esili.

"Ti capisco tesoro

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"Ti capisco tesoro. Starai da noi quanto vuoi. Il mio quanto vuoi lo sai che è per sempre. Sei la sorella che non ho mai avuto e ti prego di non dimenticartelo mai. Anche con qualche ciocca di capelli in meno" mi accarezzò la guancia, con lo sguardo dolce, l'unico sguardo capace di placare le mie ansie ed i miei subbugli che si ritorcevano nel mio stomaco, brontolando.

"Ti voglio bene" rivelai sicura. Nessun dubbio.

Battè le mani per farmi alzare dal letto.
"Allora. Borsone fatto, scarpe...eccole qui" me le portò ai piedi del letto, mentre scoppiai a ridere.
"Non ridere. Muoversi muoversi. Il mondo ci aspetta. Senti questo odore?" Fece finta di girovagare per la stanza, con il naso all'insù.

"Quale odore?" Le chiesi ridacchiando, chiudendo la cerniera degli stivaletti.

"Rudy eliminato è uguale a libertà" esultò saltellando sul posto, mentre mi alzai dandogli una spinta giocosa, confermando che era assolutamente vero, scendendo giù nel salottino. Notai Daniel guardarmi, facendomi un sorriso radioso, e Kevin che si passava la mano tra i capelli sbadigliando. Un vero orso.

Per poi guardare Josh e Sarah che teneva in mano un panierino.
"Questo è per il viaggio. Se vi venisse fame ho preparato dei tramezzini ed una torta alla crema di limone" mi porse il panierino, notandola rattristarsi. Credo di non aver mai conosciuto in tutta la mia vita una donna più gentile e squisita di Sarah. Emanava calore di una vera casa e amore da tutti i pori. Era molto fortunato Josh.

Lo abbracciai calorosamente, sentendo la sua presa farsi salda.
"Mi mancherai sorellina" sussurrò su i miei capelli con la voce smorzata.

Mi scostai, ridendo sincera con gli occhi lucidi.
"Mi mancherai tanto anche te. Dio, se non mi fate ridere giuro che piango" alzai gli occhi pulendomi una lacrima di gioia, che anche non volendo, era uscita da sola. Sventolandomi una mano sul viso, ridendo.
"Ok, sto bene si" confermai, ridestandomi.

Ci accompagnarono alla porta che dava sulla veranda.
"Veniteci a trovare, quando volete. Questa è la vostra seconda casa." C'intimò Sarah alzando una mano per salutarci, così anche Josh, che teneva una mano su i fianchi di Sarah,
trascinandola dentro, sentendoli ridere.

Mettemmo i bagagli dietro, mentre Katy e Kevin presero postazione dietro, vedendo Daniel avviarsi per aiutarmi.
"Come stai?" Mi scrutò il volto, soffermandosi su i miei occhi. Ogni volta riusciva a mettermi in un terribile imbarazzo, da cui non riuscivo facilmente ad uscirne.

"Bene" confermai sorridendo, anche se quel sorriso conteneva emozioni contrastanti, che lottavano tra loro.

Avviandosi ad aprirmi lo sportello, quando lo fermai per il braccio, portandolo a voltarsi, ed abbagliarmi con il suo blu più chiaro del solito.
"Grazie Daniel" lo ringraziai di nuovo. Se lo meritava. Vedendo un cenno di disappunto dipingersi su suo volto fresco di barba, puntandomi un dito contro, mentre annuii.
"Lo so, niente più grazie" canzonai muovendo la testa, roteando gli occhi divertita.

"Brava bambina" si beffeggiò ridendo, contagiando anche me. Forse non sarei stata poi così depressa. Ma avevo paura che il suo pensiero mi tornasse la notte a tormentarmi, e la paura di rivederlo e disintegrarmi sempre di più.
Innestando la prima, vedendolo fare retromarcia, per tornare al punto d'inizio, con di nuovo un foglio bianco da riscrivere.

Una nuova Cindy, una forza in più, i soliti amici, e forse un nuovo alleato a starmi accanto. Anche se Lui c'era. Sempre e comunque, marchiato nel cuore.

Pov. James

Guardavo fuori dal finestrino, dell'elicottero. Sembrava tutto così microscopico, e mi sentivo leggero. Ma il masso che pigiava sopra il cuore non riuscivo a spostarlo.

Ira e frustrazione a farmi da compagni d'ora in poi. Mentre Alex restava in silenzio a pilotare, guardandomi di sfuggita ogni tanto. Non chiedeva, e preferivo così. Volevo tenere la parte debole per me. Sarei tornato ad essere il solito James che non si cura delle donne, il solito che scopa per puro piacere suo e non per un legame sentimentale. Dopo di Cindy e prima di Cindy nessuna.

Alex atterrò sopra il tetto della base, aprendo lo sportello, balzando giù. Refoli di vento si innalzavano, colpendomi in pieno, grazie alle pale ancora in funzione, che giravano sempre più lente fino a fermarsi, come il mio cuore.

"Grazie Alex. Sei stato una manforte" gli confidai sincero, tirandomi una pacca sulla spalla, annuendo con la testa.

"L'ho fatto con piacere. Hai intenzione di riaprire il pub?" Inarcò un sopracciglio chiaro, girovagando con lo sguardo, puntandolo verso il basso.

"Veramente pensavo di rimettere in sesto il locale di burlesque. Ti cedo il posto da barista, solo se vuoi ovvio" gli sorrisi, vedendolo sgranare gli occhi e aprire una mano.

"Cazzo se voglio" strinsi la mano nella sua, toccandoci le spalle opposte, salutandolo. Scesi le scale, guardando la mia auto. Quanto mi era mancato il mio gioiellino.
Montai sopra, accendendo il motore, avvertendo il rombo, ad ogni mandata di frizione che davo, battendo i palmi sul volante in pelle, innestando la prima, tornando a vivere. Senza la mia perla, senza una vera ragione, senza uno scopo. Solo un corpo privo di sentimenti, che tirava avanti, nel bene e nel male.

Tornai a casa, parcheggiando nel vialetto la Ferrari. Notando il posto che mi era mancato. Era tutto come avevo lasciato, tranne il giardino e l'interno della casa che sembrava stato rimesso a nuovo. Sicuramente Evelin passava ogni tanto di qua, a fare qualche pulizia. Sapeva che ero innocente, mi conosceva. Ed anche se per lei ero rimasto lo stesso scapestrato innamorato, non avrei mai fatto una cosa simile.

Già perché dopo tutto, amavo davvero Cindy. L'amavo ancora. L'amore non passa da un giorno all'altro. Ma sapere che il suo corpo era stato toccato da Daniel mi faceva venire voglia di spaccare tutto, di fare una strage. Avrei ucciso chiunque. E per non permetterlo, l'unica maniera era tornare qui, lasciarla vivere la sua vita lontano da me. Che ormai non avevo altro da perdere.

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