23. In Missione.

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Jared.


Non appena cala la notte, ci incontriamo tutti di fronte all'androne della Caserma.

Janise è seduta sul gradino più basso delle scale e sta mettendo in ordine in uno zainetto le armi che ha selezionato; accanto a lei c'è Nolan, poggiato con la schiena sulla colonna e intento a osservarla dall'alto, mentre ogni tanto le tira qualche calcetto scherzoso sugli stinchi.

La Caserma è piuttosto movimentata, stasera: non saremo gli unici ad andare in missione. Anzi, la maggior parte dei Guerrieri predilige la notte per uscire a effettuare il proprio turno di ronda. Ma tra tutti, noi siamo gli unici incaricati a portare avanti una spedizione contro un Sottomesso che sta dando del filo da torcere alla polizia di Henver.

David mi ha sottoposto il caso qualche giorno fa, assicurandomi che non ci sarebbero state complicazioni di alcun genere. Ho accettato il compito a malincuore. Di solito, sono abituato a missioni molto più complesse e articolate, quindi m'infastidisce dovermi abbassare a tal punto solo per dare dimostrazione a una ragazzina di come facciamo il nostro lavoro.

Osservo Janise di sottecchi, che non alza gli occhi nemmeno un secondo dal suo armamentario. Ha un cipiglio teso e urtato. Conosco abbastanza mia sorella da capire che la pensa esattamente come me riguardo alla missione che stiamo per affrontare. Anche se ha proposto lei la storia del Team unito e compatto, si nota da un miglio quanto le pesi dover partecipare a questa buffonata di gruppo.

L'unico a essere allegro e pimpante è Nolan. Ovviamente. Da lui non mi sarei aspettato altro. In questo momento, ha l'aria di un bambino che sta per essere portato per la prima volta al luna-park. Accenno un sorriso e scuto la testa. Invidio il suo carattere pacato e tranquillo. È sempre così ottimista e serafico. Praticamente, il mio opposto. Se per lui il bicchiere è mezzo pieno, il mio è già frantumato in mille pezzi sul pavimento. E forse, sono proprio queste caratteristiche antitetiche ad averlo reso con gli anni il mio migliore amico.

Mi guardo attorno pensieroso, poi accendo lo schermo del cellulare per leggere l'ora. Sospiro pesantemente quando mi rendo conto che è tardi e che Abby ancora non si è fatta viva.

Possibile che debba essere l'ultima anche in situazioni così serie? È così dannatamente piena di difetti! E potrei fermarmi già alla parola "Ibrido". Quella è l'apoteosi dei difetti.

Se non fosse un rarissimo mezzo demone, potrei quasi sopportare la sua presenza fastidiosa: per quanto sia ancora estraniata dal nostro mondo, il suo sorriso e la sua inconsapevolezza tipica di un'umana hanno reso la Caserma un posto più solare, alleggerendo un clima a volte troppo tetro. Ma non ho intenzione di tessere la sue lodi. Non sono minimamente interessato ad avvicinarmi a lei più del dovuto, visto il nostro limitato autocontrollo quando ci troviamo da soli nella stessa stanza. Non devo cadere nella sua trappola. Ho bisogno di ritrovare la mia ferrea lucidità, senza farmi abbagliare da un piccolo Demone dotato di fascino e sarcasmo.

«Alla buon'ora!» esclama a un certo punto Nolan, guardando verso la fine delle scale.

Alzo immediatamente gli occhi e vedo Abby raggiungerci, con una cintura agganciata alla vita e una treccia laterale che le allontana i capelli dal volto. Indossa la nostra stessa divisa: pantaloni militari verdi e canottiera nera. La scollatura della maglietta mette in risalto la collana che si è portata via da casa sua, dalla quale non si è più separata.

«Non è dipeso da me» ribatte lei, con lo sguardo torvo.

Con la coda dell'occhio, vedo Janise che freme. Qualcosa la sta trattenendo dal risponderle a tono. Forse, sono i pizzicotti che le dà Nolan dietro alla schiena a tenerla a bada.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora