30. La Cura.

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Jared.


La figura smilza e incamiciata mi si stanzia di fronte come un miraggio. Gabriel apre la porta con urgenza, mentre sul suo volto si susseguono diverse smorfie sorprese. Per un attimo, solleva lo sguardo su di me, ma subito dopo lo abbassa sulla ragazza che stringo tra le braccia.

«Signore del cielo... Cos'è successo?» esclama con stupore, prima di spalancare la porta e farmi un breve cenno di entrare «Per di qua, vieni. Mettiamola sulla brandina.»

Seguo il dottore nella stanza delle visite e stendo il corpo di Abby sul lettino metallico, facendo attenzione a non scuoterla troppo. Un braccio le scivola da sopra il fianco e penzola inerte verso il basso, mentre sul suo volto compare un primo accenno di fastidio. La sua mancanza di reattività mi fa tremare e rabbrividire allo stesso tempo.

«L'abbiamo trovata in questo stato. Nessuno ha idea di cosa le sia preso» farfuglio, nervoso «Ormai sono più di dieci minuti che non reagisce... Devi fare qualcosa. Ti prego.»

Gabriel annuisce e si appunta gli occhialini sul naso. Si avvicina ad Abby e le afferra il polso, socchiudendo gli occhi.

«Il battito c'è, anche se molto lento.»

«Perché diavolo non si sveglia, allora?» stringo le dita lungo la struttura metallica del letto. Devo cercare di contenere la rabbia. Non devo prendermela con nessuno, perché la colpa di ciò che è successo è soltanto mia.

«È strano: dal punto di vista fisico, non ha nulla al di fuori del normale» con una luce, ispeziona l'interno dei suoi occhi, alzandole le palpebre «Sembra come... rilassata.»

«Mi stai prendendo in giro? Sembra morta, Gabriel. E i morti non sono rilassati. I morti sono... morti

«Zitto e ascolta» mi ordina però lui, alzando l'indice in alto «Lo senti? Percepisci il ritmo lento e profondo del suo respiro? C'è un unico momento nel quale ognuno di noi raggiunge la minima attività cardiaca. Ed è durante il sonno profondo. Abby non ha niente che non vada. Sta semplicemente dormendo, Jared.»

Non so se trovi più assurda la situazione in cui sono finito oppure le parole che escono dalla bocca di Gabriel, ma mi lascio sfuggire una risata sardonica.

«Pensi di essere divertente?» lo fulmino con lo sguardo «Se è davvero come dici tu, svegliala, allora. Perché io ci ho provato e non ho ottenuto un bel niente.»

Il dottore scuote la testa e si avvicina all'armadio dei medicinali. Apre diverse ante e borbotta a bassa voce, alla ricerca di qualche misterioso elisir. «Ovvio che no. Ho detto che la salute di Abby non è a rischio, ma questo non significa che ciò che le è successo sia normale, Jared» si volta verso di me di scatto e mi squadra con un'occhiataccia «Il suo corpo ha i segni dello stress ancorati alla pelle. Anche un cieco noterebbe che è spossata... ha un aspetto quasi cadaverico, la pelle è disidratata e poco elastica. Il suo sguardo è sofferente. Possibile che nessuno di voi se ne sia accorto prima? Questa ragazza ha qualcosa che la turba e, qualsiasi cosa sia, non le sta facendo affatto bene.»

Lascio che le parole mi pugnalino come coltellate. Sento che questo rimprovero è diretto in particolar modo a me, che sto più in contatto con Abby. Se prima il senso di colpa si manifestava sotto forma di un fastidioso sassolino in una scarpa, adesso si è trasformato in un grande macigno che grava sulle mie spalle. Guardo la ragazza distesa sulla brandina e, per la prima volta, realizzo le parole di Gabriel: c'è qualcosa, sul suo volto, scavato sotto a quei lineamenti appesantiti dal dolore, che fino a qualche tempo fa non c'era. Ci vedo la tristezza e la solitudine di una persona che non si è mai aperta, prima d'ora. E quella piccola ruga di espressione, proprio in mezzo alle sopracciglia, sono pronto a scommettere che non ci fosse, fino a qualche settimana fa. Tutto questo lo realizzo adesso. Quando è troppo tardi per rimediare. Metto da parte il senso di angoscia che mi dilania dentro e deglutisco.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora