43. Bugie.

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Jared.


«Come ti senti, adesso?» mi appoggio con le mani alla brandina su cui è disteso Nolan e l'osservo, studiando ogni sua singola espressione sofferente e falsamente allegra. Ancora non ho finito di espiare i miei sensi di colpa nei suoi confronti. Anzi, probabilmente non ho nemmeno iniziato a farlo.

Nolan distende le labbra in un sorriso insicuro e fissa il soffitto dell'infermeria. L'elettrocardiogramma accanto a lui scandisce con un bip metallico e ritmato l'attività del suo cuore, e di tanto in tanto, delle goccioline trasparenti scendono dal tubicino della flebo e gli entrano nel braccio. Mi chiedo se sia un medicamento alchemico, o semplicemente un anestetico. «Amico, ci vuol ben altro per mandarmi al tappeto» mormora a bassa voce.

«L'ho notato» sospiro e chiudo le palpebre per un secondo «Mi dispiace per quello che è successo, Nol.»

«Ti sei già scusato, Jared. Non c'è bisogno che tu... che tu lo faccia ancora» ribatte lui, prendendo dei respiri corti e concitati. Sta faticando per parlare e per restare sveglio.

«Ma non mi sono scusato per come ti ho trattato prima che uscissimo dalla Caserma. Io... mi sono lasciato prendere dal momento. Non avrei dovuto dirti quelle cose. Non davanti a David.»

«Come sta Abby?» domanda all'improvviso Nolan, spalancando gli occhi. Con le braccia prova a tirarsi su dalla brandina, ma glielo impedisco, bloccandolo per un braccio «Lei... Sì, ora ricordo. Lei ha dovuto combattere contro quei Sottomessi... Loro erano in superiorità numerica. Dov'è Abby, Jared?»

«Nolan, calmati, calmati» gli ordino a bassa voce. Non vorrei attirare l'attenzione di qualche Alchimista «Abby sta bene. Ha qualche ferita, ma se la passa meglio di te.»

«Non stai mentendo, vero? Non mi stai nascondendo la sua morte solo perché adesso mi trovo in uno stato precario, non è così?»

«Sono viva, Nolan» Abby si unisce a noi silenziosamente e gli poggia una mano sulla guancia, sorridendogli. Le nostre braccia si sfregano, l'una a contatto con l'altra, e la guardo di sottecchi: adesso sembra più tranquilla di prima. Quasi rasserenata. «E tu come stai?»

Nolan inclina il volto verso di lei e sgrana gli occhi, lasciandosi andare a una risatina di sollievo. «Merda, sei proprio tu! Pensavo fossi morta! Credevo...»

«Nol...» lo ammonisco sbuffando, quando l'elettrocardiogramma inizia a emettere dei bip più frequenti.

«Me la sono cavata. Sai, tutti quegli allenamenti in palestra hanno dato i loro frutti» balbetta Abby, scrollando le spalle. Sembra sentirsi a disagio mentre parla dello scontro con i Sottomessi e questo mi riporta al dubbio primario: ovvero come abbia fatto a uscirne quasi illesa.

«Devo aver preso proprio una bella botta... Non mi ricordo granché di quello che è successo lì fuori. Ma... aspetta» Nolan fa una pausa e aggrotta le sopracciglia «Tu li hai uccisi. Uno dopo l'altro. Li hai fatti fuori per difendere me.»

«Sì, be'... non sembravano aperti al dialogo» Abby stringe le mani attorno al metallo della brandina. Percepisco onde di nervosismo che prendono vita dal suo corpo. La fisso, di profilo: l'argomento la sta rendendo sempre più tesa.

«Ma non è tutto. No, sento che manca qualcosa di importante nei miei ricordi...» Nolan continua a rimuginare su spezzoni di scene vissute nel momento di shock. Non capisco dove voglia arrivare.

«Ti sbagli. Non manca niente.»

«Abby, che succede?» m'intrometto nel discorso, ponendo fine al loro scambio di sguardi. Quello di Nolan sembra solo confuso, mentre quello di Abby nasconde uno spesso strato di preoccupazione.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora