Abby.
Dopo cena, decido di fare quello che ho procrastinato per troppo tempo: andare a parlare con Gabriel.
Non so cosa mi abbia fatto cambiare radicalmente idea, se l'avere raggiunto il limite massimo sopportabile, o la fiducia di Jared nei miei confronti. Ma ho deciso che è finalmente arrivato il momento di farsi aiutare. E io ho piena fiducia nel dottore. Lui stesso mi ha dato modo di averne, oltre a farmi capire di essere a conoscenza di qualcosa che io a mala pena comprendo.
Ho solo bisogno di affidarmi a qualcuno che possa almeno provare a comprendere quello che sto passando. Jared c'è riuscito, qualche giorno fa, nella mia stanza. E da quel momento è cambiato qualcosa, tra di noi. Qualcosa di tangibile, ma a cui non so dare una definizione.
Forse, potrei parlare anche di questo a Gabriel. Ma riflettendoci, potrebbe considerare i miei problemi pseudo sentimentali non di primario interesse. Magari, la questione delle voci nella testa potrebbe essere un tantino più seria. Magari.
Prendo un respiro d'incoraggiamento e m'infilo la collana di onice nella tasca dei Jeans. Dopo l'episodio di quella notte, ho iniziato a pensare che la maggior parte dei problemi fossero dovuti a quel ciondolo, da cui raramente mi separo. Non so quale possa essere il legame tra la collana e Cornelius, ma sono certa che ci sia una correlazione.
Scendo le scale e raggiungo senza fretta l'ambulatorio del dottore. Quando mi fermo davanti alla soglia non perdo tempo a bussare, ma faccio scattare la maniglia ed entro. Lo avevo già avvertito della mia decisione di parlargli e lui si era mostrato totalmente d'accordo con la mia scelta, dicendomi di presentarmi nel suo studio verso la tarda serata. In questo modo, avremmo dato meno nell'occhio.
Mi schiarisco la voce e faccio qualche passo nell'anticamera, superando i vari armadi di medicinali. «Dottore?» lo chiamo «C'è nessuno?»
Il laboratorio sembra vuoto, ma le luci sono tutte accese. Un macchinario sta lavorando pigramente, avvolgendo l'intera stanza in un sottofondo rumoroso.
«Ehilà?» tento ancora, mentre mi addentro nella stanza più grande. Sbircio in ogni angolo, finché non lo vedo, accucciato a terra, intento a rovistare all'interno di un cassetto «Oh, eccoti! Pensavo non ci fosse nessuno.»
Gabriel alza gli occhi su di me e si appunta gli occhiali, storti, sul volto. Si alza in piedi e si pulisce le ginocchia. «Abby, che piacere vederti. Sei molto puntuale» mi tende la mano e sorride.
Gliela stringo. «Inizio a essere seriamente preoccupata per la mia salute mentale. Quindi, sì, ho cercato di non dilungarmi più di molto.»
«Scelta saggia. Dobbiamo prendere dei provvedimenti per evitare che l'episodio dell'altro giorno si ripeta ancora. Per te e per gli altri Guerrieri della Caserma» mi fa cenno di seguirlo nello studio per le visite «Andiamo, mettiamoci seduti.»
Mi accomodo sulla brandina, con le gambe penzoloni e il busto ben eretto. Sono tesa e non cerco nemmeno di nasconderlo.
Gabriel trascina la sedia con le rotelle di fronte a me e si poggia il taccuino sul grembo, prima di unire le mani all'altezza dello sterno. Mi fa un cenno con il mento. «Allora, Abby, dimmi cosa sta succedendo.»
Aiutami, ho paura. Paura.
Prendo un respiro tremante e annuisco, prima di cominciare il racconto di quello che mi porto dentro da troppo tempo. Così, comincio a parlargli della prima volta che ho sentito una voce estranea nella mia mente, della sensazione di essere trasportata in una visione realistica ogniqualvolta la persona sconosciuta entrasse nella mia testa e delle conversazioni mentali che avevamo. Gli racconto di come mi sia sentita spaventata, soprattutto all'inizio, e poi repressa dalla sensazione di non poterla far smettere di parlare e parlare e parlare. Gli spiego che in principio questi eventi si manifestavano solo di notte, sotto forma di incubi, ma che mano a mano sono diventati parte della mia vita quotidiana, rischiando di farmi uscire di senno, completamente. E infine gli svelo il dettaglio finale, quello che riguarda l'identità della voce misteriosa.
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Hybrid - L'Esperimento
FantasyIl mondo non è abitato solo dagli esseri umani. Loro lo ignorano, convinti di essere l'unica forma di vita presente. Ma non sanno che, tra le strade delle loro città, circolano delle forze più potenti che giostrano gli equilibri delle loro vite. For...