Abby.
«Benvenuti al Joyland, signori e signore, bambine e bambini! Venite a tentare la sorte al nostro stand! Un lancio, un dollaro! Si vince sempre! Accorrete numerosi, e potrete portare a casa uno splen-dido peluche!»
Borbotto a bassa voce e aggrotto le sopracciglia, ancora con gli occhi chiusi. Una musica in sotto-fondo allegra e un po' retrò si insinua nelle mie orecchie. Ha lo stesso motivetto allegro, con dei bam-bini che cantano in coro e una serie di sonagli e campanelle. Intorno a me c'è confusione. Molta confu-sione.
Apro gli occhi, spaesata. Dove diavolo mi trovo?
«Signorina, insomma!» una donna bionda con un cerchietto a forma di orecchie di cane in testa mi fissa, stranita «Lo vuole o no, il biglietto d'ingresso?»
Io mi guardo attorno, con lo sguardo annebbiato e completamente privo di punti di riferimento. Di fronte a me c'è un arco di legno, con un inciso "Joyland: il parco giochi più divertente di Henver!". Aggrotto le sopracciglia. Il Joyland? A Henver non c'è più un lunapark con quel nome da almeno... vent'anni. All'improvviso, spalanco gli occhi e faccio schioccare la lingua sul palato. Mi volto di scatto e osservo le persone in fila dietro di me: hanno tutte un abbigliamento passato di moda, con i capelli cotonati, i jeans a vita alta slavati e le camicette annodate sulla vita.
Ma sì, tutto torna: la Lacrima deve avermi catapultata in un ricordo di parecchi anni fa. Molto pro-babilmente, quando mia madre era ancora solo una ragazza. Sento un nodo stringersi attorno alla gola e torno a guardare la cassiera. «Mi scusi, quanto costa il biglietto?»
Lei alza gli occhi al cielo e mastica un chewingum rumorosamente. «L'intero, 5 dollari e 50 cents. Lo vuole o no?»
Mi porto istintivamente le mani nelle tasche dei pantaloncini e resto meravigliata, quando tiro fuori le banconote di cui ho bisogno. Le faccio scorrere sotto il vetro della cassa e prendo in cambio il car-toncino d'ingresso. Rimango ancora un attimo persa a fissare la ragazza in divisa di lavoro, finché lei non mi fa cenno con la mano di smammare.
«Volete l'adrenalina, signori? Allora venite a provare la nuovissima attrazione accanto all'area risto-ro. Le montagne russe più spaventose del Joyland stanno aspettando solo voi!» il megafono accanto all'ingresso continua a vomitare frasi con tono allegro e intonato, invitando la gente a spalmarsi lungo tutto il perimetro del parco, ai miei occhi completamente sconosciuto. Il Joyland ha chiuso i battenti prima ancora che nascessi. Adesso, resta solo un'area recintata con vecchi scheletri di attrazioni.
Mi guardo attorno, facendo un giro su me stessa. Le persone mi scorrono accanto a loro agio, con cartoncini di hot dogs in mano e palloncini appesi a un filo. Sembrano tutte felici e spensierate, mentre raggiungono le aree per gli spettacoli, i trenini turistici e le zone Arcade. Solo io rimango immobile, con i piedi ancorati sui mattoncini colorati a terra.
Cosa dovrei fare, adesso? Perché sono finita qui?
Segui l'istinto, Abby. Lasciati guidare, mi avvisa la coscienza, come da monito.
Sbatto le palpebre e torno a concentrarmi sul parco: sono di fronte a un bivio, segnalato da due frec-ce direzionali rosa. A sinistra, la zona attrazioni, mentre a destra, l'area dedicata ai giochi d'intrattenimento e agli stand di trucchi magici.
Senza rifletterci su, opto per quest'ultima e m'incammino lungo un viale spazioso contornato da aiuole e lampioni accesi. Solo adesso mi accorgo che il cielo è scuro, illuminato da qualche spruzzata di stelle pallide. Sono al Joyland in una calda sera d'estate di venti anni fa. Perfetto. Inizio a collegare qualche evento.
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Hybrid - L'Esperimento
FantasyIl mondo non è abitato solo dagli esseri umani. Loro lo ignorano, convinti di essere l'unica forma di vita presente. Ma non sanno che, tra le strade delle loro città, circolano delle forze più potenti che giostrano gli equilibri delle loro vite. For...