34. Compromessi.

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Jared.


Corro trafelato per le scale della Caserma, salendo i gradini due alla volta. Sono appena tornato da un turno di ronda nella zona ovest di Henver con Nick e Natalie, due apprendisti Guerrieri alle prime armi. Per fortuna, la serata è stata poco movimentata e ci siamo limitati a girovagare per le strade della città con i sensi in allerta. Non abbiamo scovato nessun Sottomesso. Non ce n'era nemmeno l'ombra di uno, e questo è davvero strano. È la prima volta che torno nella Caserma con la bocca asciutta e il pugnale pulito.

Nemmeno un'uccisione.

Durante questi giorni, ho cercato di sfogarmi con ogni attività possibile che me lo consentisse, con l'obiettivo di tenere fuori dalla testa tutte le preoccupazioni e i pensieri da cui sono afflitto. In particolar modo, quelli che riguardano Abby.

Nonostante i miei tentativi, però, il suo nome mi è rimasto impresso nella mente in modo quasi indelebile, trascinandomi nuovamente alla radice del problema: quel giorno, nella sua stanza, è successo qualcosa. Qualcosa che ha attivato un qualche strano meccanismo e che mi porta a stare così adesso. Sono in fibrillazione e i miei sensi sono amplificati. Ho come l'impressione che una parte del mio cervello sia sintonizzato con il suo.

Dottore.

Aiutami, ho paura. Paura.

Scuoto la testa per scacciare via dalla mente queste parole senza senso. Non so da dove provengano, ma soltanto che compaiono improvvisamente nella testa, offuscando per un attimo i miei pensieri e distogliendomi da tutto il resto. Cerco di ricollegare le due affermazioni a un unico filo connettore, per comprenderne il senso, ma il mio subconscio attua degli stratagemmi subdoli per tenermi lontano dalla verità. Per allontanarmi da quella parola che potrebbe cambiare tutto, o che potrebbe già averlo fatto.

Lui è ovunque.

Di nuovo, questo pensiero mi fluttua nel cervello, dove rimane fino a dissolversi in un lento sottofondo.

Scrollo la testa e mi do una pacca sulla fronte, per tornare con i piedi ancorati alla terra: devo togliermi dalla mente questa ipotesi assurda. Non è assolutamente possibile che tra me e Abby sia successo quello che temo. E non perché questo mi spaventi, ma perché è assurdo. La Iunctura non colpisce esseri di specie diverse. O almeno, non dovrebbe.

È grave. È molto grave.

«È gravissimo» concordo a bassa voce «Devo smettere di condizionarmi. Questo... è solo frutto della mia fantasia.»

Per fortuna, il suono del cellulare mi distoglie dai miei pensieri paranoici. Sblocco la schermata principale e scorro con gli occhi le due righe scarse di messaggio che mi lampeggiano davanti: "Ci vediamo nel mio ufficio per il riesame della situazione". Il mittente è David Clint.

Sospiro e lascio scivolare di nuovo il telefono nella tasca dei pantaloni. Vorrei tornare in camera per fare una doccia calda e cambiarmi, ma quando David comanda, io devo eseguire gli ordini nel più breve tempo possibile. Cambio quindi la traiettoria della mia direzione, svoltando sulla destra alla fine delle scale.

David mi sta aspettando nel suo ufficio, seduto dietro alla scrivania con una postura rilassata. In mano ha un libro e, di tanto in tanto, si porta alla bocca delle praline di cioccolato nero.

È così dura fare il capo, penso ironicamente.

«Rapido come sempre» mi saluta, non appena entro nella stanza. Chiude il libro e lo spinge sulla scrivania con fare annoiato.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora