14. Addio.

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Jared.


Sto davanti alla porta della camera di Abby da un quarto d'ora. Sono arrivato alle dieci in punto, ma quando ho bussato, non ho ricevuto alcuna risposta da parte sua. Ho tentato una seconda volta, picchiando il pugno con decisione, e l'ho chiamata ad alta voce, forte a tal punto che anche i Guerrieri dall'altra parte del corridoio mi avrebbero potuto sentire. Dopo un'attesa quasi infinita, Abby si è decisa a rispondere, con la voce impastata dal sonno. Si è scusata da dietro alla soglia per il ritardo e ha promesso di essere pronta in pochi minuti.

Nel frattempo, ne sono passati altri dieci.

Sospiro e busso di nuovo, spazientito. «Insomma, ti vuoi muovere?»

Dalla stanza proviene un suono sordo, poi un lamento soffocato.

«Abby, che diamine stai combinando lì dentro?» chiedo, con la mano poggiata sulla maniglia. Entrerei, se non fosse chiusa a chiave.

«Che sia maledetto chi ha progettato questa stanza! Che bisogno c'era di mettere un dannato scalino per rialzare la zona letto?» si lamenta lei dall'altra parte della soglia.

Scuoto la testa, scoraggiato. Sarà più difficile del previsto tenere d'occhio questa ragazza. Soprattutto, se si mette in pericolo per stupidaggini del genere. «Se non ti sbrighi, butto giù la porta. Sono in grado di farlo, quindi non ti conviene provocarmi» dico poi con tono perentorio.

Dopo qualche altro secondo di attesa, Abby esce dalla sua camera con un aspetto trafelato. Sembra esagitata, come se fosse appena tornata da una maratona. Ha indosso gli abiti del giorno prima, solo che si è raccolta i capelli in uno chignon disordinato e arruffato. Di sicuro si è preparata in fretta e furia, perché qualche ciocca le è sfuggita dall'elastico e adesso le ricade ribelle sulle spalle. Quest'acconciatura le dona, per quanto sia improvvisata. Mette in risalto il suo visetto angelico. E pensare che dentro di lei scorre sangue di Demone.

«Scusa, non ho sentito la sveglia. Eppure, ero sicurissima di averla impostata» si giustifica, azzardando un sorriso innocente.

«O forse te ne sei semplicemente scordata.»

«Jared, credimi, sono sicura di averla impostata» ripete, fissandomi.

Percepisco una nebbiolina di confusione offuscarmi la mente. Riduco gli occhi a una fessura e sposto prontamente lo sguardo da lei, prima che riesca a persuadermi. Mi meraviglio di come sia stato quasi soggiogato con tanta facilità da questa creatura mezza umana. Anni e anni di allenamenti sono a malapena serviti a qualcosa. Dovrò fare più attenzione a non sottovalutarla. Su una cosa Janise ha ragione: Abby è potenzialmente più pericolosa di un Sottomesso.

L'afferro per il polso, ormai abituato al formicolio da contatto che sale sul braccio, e l'avvicino a me. «Non ti conviene dare dimostrazioni della tua abilità. Sai, qui dentro non è ben visto il potere di Persuasione. Sarebbe un rischio e uno sforzo inutile, dato che con me non attacca.»

«Mi induci sempre a usarlo» sibila lei «Il tuo atteggiamento mi dà ai nervi.»

«Non è una giustificazione, questa. Volevi un rapporto civile? Perfetto. Non cercare di soggiogarmi e io cercherò di non ucciderti. È equilibrato, come patto.»

Abby finge una smorfia offesa e sbuffa, in silenzio.

«Adesso, muoviti. Siamo in ritardo e io non ho tutta la giornata da perdere.»

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora