20. Impegnarsi di Più.

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Jared.


Questa ragazza è una punizione divina. Deve essere per forza così, altrimenti non me la troverei alle calcagna ogni santo giorno, anche quando non vorrei avere nemmeno la mia ombra tra i piedi.

Eppure, anche oggi è qui, che arranca dietro al mio passo svelto per non cercare di perdermi di vista.

Per quanto vorrei voltarmi e non vederla più, mi rendo conto che la sto trattando malissimo.

Ogni frase di pessimo gusto, ogni insulto, ogni cattiveria, è finalizzata a tenere Abby il più lontano possibile da me. Tra di noi dev'esserci il solo legame professionale. Non sono interessato a conoscerla, né a diventare suo amico, perché questo implicherebbe un coinvolgimento troppo elevato per i miei standard. E poi, siamo come il sole e la luna. Non deve esserci di più.

Nonostante la mia camminata rapida, l'Ibrido riesce comunque a raggiungermi e mi afferra per la maglietta con una tenacia che non mi sarei aspettato da lei.

«Jared, per favore, potresti aspettarmi?» mi rimprovera alle spalle. Sembra affaticata dalla corsa e mi fissa infastidita.

«Sei lenta» le rispondo, togliendomi la sua mano di dosso. Adoro questa maglietta, e se solo prova a rovinarla sarò costretto seriamente a farla fuori.

«Credevo che l'allenamento iniziasse una volta entrati nella palestra, non prima» ribatte. Si porta le mani sui fianchi e mi si mette di lato, stavolta tenendo il passo.

Io rimango in silenzio, mentre la guido fino alla palestra. Apprezzo il fatto che non abbia più aperto bocca in questi ultimi due minuti. Ma, ovviamente, non potrà durare in eterno. Riesco a percepire dal suo volto che qualcosa non le va affatto giù, ed essendo una creatura del mondo femminile, so anche non sarà in grado di tenerselo dentro a lungo.

«Sai, credo che dovremmo risolvere i nostri problemi una volta per tutte, Jared» mi dice infatti, con le sopracciglia corrucciate. Increspa la labbra come se l'argomento non le andasse a genio, ma non mi guarda in faccia mentre cammina.

Io alzo gli occhi al cielo. «Non abbiamo alcun problema da risolvere, Abby.»

«E allora smetti di trattarmi così!»

«Così come?» la stuzzico, sorridendo appena.

«Come se fossi una palla di sterco che ti rotola accanto! Santo cielo, ma non vedi che sto facendo di tutto per cercare di avere un rapporto civile con te? Ho capito che non ti sono simpatica, ma almeno provaci!»

Io lascio che le sue lamentele mi entrino da un orecchio e mi escano dall'altro. Riconosco queste scenate. Almeno una volta al mese le fa anche Janise, mentre mia madre ha un autocontrollo maggiore. Essendo cresciuto con due donne, so cosa vuol dire sapere gestire i loro attacchi d'isteria.

«Perché non risparmi il fiato per l'allenamento? Potresti usare questa frustrazione a tuo favore.»

Lei mi guarda in cagnesco e mi tira un pugno sulla spalla. «Sei solo un maleducato insensibile!»

Mi fermo e la incenerisco con gli occhi. Questo gesto mi ha colto di sorpresa. Non so se sorridere per la scena o se preoccuparmi del fatto che Abby stia provando in tutti i modi a far breccia nel mio muro difensivo.

«Pensavo che l'allenamento iniziasse dentro la palestra» le ricordo, scimmiottando il suo tono di voce di prima. Per quanto cerchi di essere sgarbato, c'è qualcosa che mi frena nell'intento. Forse è il suo modo di fare impacciato e maldestro, o magari è questa sua tenacia estenuante nel voler creare un rapporto con uno che la butta giù a ogni occasione possibile.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora