59. Verità.

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Abby.

«Abby, aspetta!» Janise accelera il passo e mi tocca la schiena con la mano per fermarmi «Dove stai andando?»

Nolan e Tom mi accerchiano, proprio a pochi passi dalle scale della Caserma, e mi osservano come se fossi un potenziale killer a piede libero. Ricambio i loro sguardi uno a uno e mi sfioro il mento con le dita. «Mi state inseguendo, per caso?»

Janise indietreggia meccanicamente e si schiarisce la voce, a disagio. «No... No, è solo che sei corsa via dall'Aula Magna come una furia, dopo che Jared se n'è andato. Volevamo sapere se andasse tutto bene.»

«Splendidamente» mento, con gli occhi ancora puntati sulle scale. Voglio salire al primo piano e raggiungere l'ufficio di David Clint subito. Non ho bisogno di loro o di Jared per metterlo al corrente di una importante novità «Adesso, se non vi...»

«Ci dispiace» m'interrompe Nolan «Ci dispiace un sacco, invece.»

Alzo gli occhi al cielo. «Ragazzi, sul serio, che cosa vi prende? Siete tutti così... sospetti.»

«E tu sei strana» borbotta Tom, stringendo le labbra sottili «Sembra davvero che tu stia pianificando un attentato in piena Caserma.»

Sollevo le sopracciglia e apro la bocca, sorpresa. Poi scuoto la testa, dopo averci riflettuto un attimo. «Siete completamente fuori strada.»

«Dove stavi andando?» chiede di nuovo Janise. Il suo sguardo è teso a captare ogni mia bugia o mezza verità. È come se all'improvviso fosse tornata a non fidarsi più di me.

«In camera mia, come mi aveva consigliato Jared. Non posso farlo?»

«Sicura di voler stare da sola?»

«Perché dovrei voler stare in compagnia?» ribatto a tono.

«Perché noi siamo più simpatici e sappiamo allietare la giornata meglio di chiunque altro!» esclama Nolan, in un tono eccessivamente allegro. Alza le mani in aria e le fa vibrare, come un illusionista che prepara i suoi spettatori a un mirabolante trucco di magia.

«Ragazzi, sul serio, non ne ho bisogno» sospiro spazientita ed esco fuori da quel circoletto inquietante «Voglio solo riposarmi e non mi servono dei baby-sitters per farlo.»

«Secondo noi invece...» inizia Nolan, ma Janise lo zittisce con una gomitata sul costato. Lui accusa il colpo in silenzio e tossisce.

«D'accordo, come vuoi» acconsente lei al suo posto. Sembra come se mi stesse concedendo una vittoria facile. Troppo scontata.

«Davvero?»

«Davvero. Se vuoi riposarti, sei libera di farlo in santa pace» annuisce, sorridendo «Noi resteremo nei paraggi, se dovesse servirti qualcosa.»

Aggrotto le sopracciglia, presa in contropiede. Cerco di capire dove stia la fregatura, ma in fondo non dev'essercene per forza una dietro a ogni cosa. Così sollevo le spalle e faccio un passo verso il primo gradino delle scale. Nessuno di loro mi segue.

Bene.

«Okay...» mi schiarisco la voce «Allora, be', ci vediamo dopo» faccio un rapido cenno con la mano e salgo la rampa senza guardami indietro. Anche se i loro corpi si allontanano, la strana sensazione di disagio non ne vuole sapere di andar via.

Quando arrivo nella mia stanza, mi chiudo la porta alle spalle, poggiandomici addosso con la schiena. Esalo un lungo respiro di tensione, che mi rendo conto di aver trattenuto lungo tutto il corridoio, e chiudo gli occhi.

Hybrid - L'EsperimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora