Capitolo tre.

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«Ti sto chiedendo solamente 50 sterline, non scaldarti così tanto. Domani te li restituisco»

Louis si portò una mano tra i capelli e sbuffò. Quella mattina era iniziata nel modo peggiore possibile. Sua madre l'aveva svegliato urlando, chiedendogli di prestargli dei soldi.

«Non è la prima volta che ti presto dei soldi e non me li ridai indietro. Va bene una, vanno bene due, vanno bene tre, ma quanto è troppo è troppo» sbottò il ragazzo, seduto sul letto.

«Non sono per me, quei soldi, ma per i tuoi fratelli» ed ecco che usava la carta dei suoi fratelli, per addolcirlo.

«Ma un lavoro ce l'hai anche tu, e non mi sembra che guadagni poco» ribatté, il figlio, accigliato.

«Mi pagano la prossima settimana» Johannah distolse lo sguardo dal figlio, incrociando le braccia al petto. Stava mentendo spudoratamente, ormai non era più una novità.

«Credi che chiedendomi continuamente dei soldi mi impedisci di andarmene da questa casa?!» Louis, a quel punto, si alzò in piedi e le urlò contro. «Ti sbagli di grosso.»

La madre spalancò gli occhi. «Andartene? Louis, vuoi lasciarci?» chiese, incredula.

Il liscio rise amaramente. «Come se tu non l'avessi già capito..evita queste sceneggiate con me, non sei in teatro» la madre, infatti, recitava nel teatro più famoso di Londra, e la conoscevano praticamente tutti in città per le sue doti eccellenti.

«Non sto recitando» il più piccolo sospirò e iniziò a vestirsi, ignorandola completamente. «Devo pagare la scuola di make-up di Lottie, e non ho i soldi a sufficienza. Quelle 50 sterline mi servono per lei, Louis» il ragazzo lanciò la maglietta del pigiama sul letto, con stizza.

Socchiuse gli occhi e respirò profondamente. Sua madre sapeva benissimo cosa dire per farlo cedere, infatti «Questa è l'ultima volta» disse Louis, prendendo i soldi dal portafogli e porgendoglieli.

«L'ultima. E' chiaro?» chiese con più durezza, quando la madre strinse la banconota tra le dita. Louis la stava ancora stringendo dalla parte opposta, con lo sguardo freddo puntato su di lei.

Johannah annuì repentinamente. «Si, prometto» allora il figlio lasciò la presa sulla banconota, e quando la madre uscì, si vestì in fretta per lasciare quella casa.






Niall studiò con estrema attenzione l'espressione di Louis, che era seduto dietro la cassa del ristorante. «Perché sei qui tre ore prima dell'inizio del tuo turno?» non riuscì a fare a meno di chiedere. Louis era arrivato qualche minuto prima, e non aveva aperto bocca se non per un saluto generale.

Il castano scrollò le spalle, giocherellando con una penna posta sul bancone. «Non avevo nient'altro da fare. Non sei contento di vedermi?»

Niall inarcò un sopracciglio, col mento poggiato sul palmo della mano, il gomito sul bancone. «Mh» mugugnò, per niente convinto della sua risposta. Aspettò qualche minuto, con gli occhi puntati incessantemente sul liscio, e sapeva che a breve avrebbe parlato da solo, faceva sempre così se lo guardava con insistenza.

«Okay, mia madre mi ha chiesto altri soldi, abbiamo come al solito litigato ma gliel'ho dati lo stesso perché mi ha detto che erano per Lottie. Le ho detto che era l'ultima volta, lei l'ha promesso ma non le credo, e adesso smettila di guardarmi in questo modo. Mi irriti, e lo sono già abbastanza» sbottò, qualche minuto dopo, lanciando la penna sul bancone.

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