«La cena è stata di tuo gradimento?» Harry chiese, porgendo un calice di vetro colmo di vino rosso a Louis, sedendosi accanto a lui sul divano a tre posti.
Il ragazzo annuì, accettando di buon grado il bicchiere. «Si, sei sicuro di aver cucinato tutto tu?» investigò, inarcando un sopracciglio.
«Certo che ho cucinato io!» ribatté, ridacchiando, il più grande.
«Mh» Louis mugugnò, prima di prendere un sorso di vino.
«La prossima volta cuciniamo insieme, così non avrai più dubbi al riguardo.»
Louis rise, scuotendo la testa. «Oh assolutamente no, io sono negato in cucina.»
«Allora mi starai a guardare» lo provocò, Harry, sorridendo sghembo.
«Con estremo piacere» ribatté, nascondendo poi il sorriso sfacciato dietro al bicchiere, prima di prendere un nuovo sorso.
Si guardò poi intorno, registrando ogni dettaglio di quell'appartamento. La casa, se così si poteva chiamare, di Harry consisteva in un'unica enorme stanza, mura e pavimento interamente in legno, con in fondo una porta che portava ad un piccolo bagno: un letto matrimoniale in fondo alla parete; un divano dalla parte opposta, di fronte una piccola televisione; la cucina nel mezzo, contro le mura, e un tavolo di solamente quattro posti al centro; una libreria, apparentemente vuota, a riempirla solamente pochissimi libri, e dall'aspetto sembravano essere parecchio antichi; un'enorme finestra a oblò dietro la televisione, che di giorno illuminava sicuramente l'intera casa, e da cui, dal quarto piano in cui si trovava l'appartamento, era visibile gran parte di Brixton.
Ad illuminare l'atmosfera di sera, invece, c'erano solamente delle lampade da terra poste un po' ovunque; l'appartamento era privo di lampadari che ergevano dal soffitto. Non era un granché, ma a Louis piaceva più di casa sua, perché lì poteva essere in pace.
Già si immaginava seduto sul davanzale dell'oblò, con un libro sulle ginocchia, intento a leggere, col mondo fuori che continuava ad andare avanti, indisturbato. Il ragazzo dovette ridestarsi quando qualcuno bussò fortemente alla porta sbattendoci sopra un pugno ripetute volte, provocando un sussulto da parte di entrambi.
«Styles, so che sei in casa, apri questa fottuta porta!» urlò da fuori una voce maschile, e Louis guardò immediatamente Harry, preoccupato.
«E'..è il proprietario del palazzo. Arrivo subito» poggiò il calice per terra, sollevandosi dal divano per andare ad aprire la porta. Louis allungò il collo per vedere che aspetto avesse l'altra persona.
Era un uomo almeno sulla trentina, alto quanto Harry –se non di più-, non molto robusto, con uno sguardo rabbioso puntato sul ragazzo di fronte a sé. Louis si morse il labbro inferiore: se si fosse trovato al posto di Harry, sarebbe già scappato a gambe levate, o non avrebbe aperto nemmeno la porta.
«Sono due mesi che non paghi l'affitto, Harry, due. Non posso stare ai tuoi comodi» sentì Louis, non appena pose attenzione al discorso tra i due.
«Ben, in questo momento, come vedi, ho ospiti, potremmo parlarne domani?» chiese, educatamente, il ragazzo, indicando con un braccio Louis, che abbassò di scatto il viso sul vino che oscillava dentro al bicchiere.
«Non m'importa un cazzo!» urlò l'uomo. «Se entro questa settimana non mi dai le seicento sterline, cambio serratura a questa casa così non potrai più entrarci» sbottò, per poi voltargli le spalle e andarsene.
Quando Harry tornò accanto a lui, Louis aveva ancora lo sguardo rivolto verso il basso, mentre si martoriava il labbro inferiore con i denti. «Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a ciò» esordì, il maggiore, accompagnando il profondo sospiro con una scompigliata di capelli.
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Il tuo cuore lo porto con me.
ФанфикQuando Louis, un patetico romantico appassionato di libri, incontra Harry per la prima volta in una grigia giornata londinese di ottobre, perde il suo romanzo preferito. Quando Harry glielo restituisce, Louis sembra essere già sulla buona strada per...