Capitolo trentadue.

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Louis ridacchiava mentre Harry lo baciava sul collo e allo stesso tempo lo trascinava in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Aveva appena terminato il suo turno al lavoro, e naturalmente la prima cosa che faceva ogni volta era raggiungere il più grande.

«Posso almeno togliere la giacca?» scherzò, mordendosi poi il labbro inferiore quando sentì la lingua del maggiore stuzzicare il lobo dell'orecchio destro.

«Tra un po' sarai completamente nudo, tranquillo» ribatté Harry, mentre lo spingeva verso il letto. Louis rideva, anche quando si ritrovò sdraiato sul materasso mentre Harry, sopra di lui, era intento a sbottonargli i jeans.

Era da un paio di giorni che il più grande mostrava continuamente la voglia di possederlo, di farlo suo in tutti i modi possibili. Louis non se ne lamentava, anzi, pensava che lo facesse unicamente per recuperare il tempo perso, non ci rimuginò poi tanto sul motivo di quel simile cambiamento.

«Domani è il mio compleanno» esordì Harry, dopo una buona mezz'ora spesa a farlo suo.

Louis sollevò entrambe le sopracciglia e lo guardò incredulo. «Cosa?!» chiese, mettendosi seduto, con la coperta a coprirgli la parte inferiore del corpo. «E me lo dici solo adesso? Alle nove di sera, Harry?» boccheggiò, scuotendo la testa.

Il maggiore ridacchiò. «Non lo ritenevo di notevole importanza, ecco.»

«Non lo ritenevi..» Louis respirò profondamente e ritornò a poggiare la schiena sul materasso, socchiudendo gli occhi. «Oddio sarai ancora più vecchio domani» costatò, scoppiando poi a ridere.

Harry emise un verso sorpreso, prima di dargli un piccolo buffetto sul braccio. «A ventinove anni non si è vecchi» si difese, imbronciato.

Louis continuava a ridere, quasi con le lacrime agli occhi. «Louis!» lo rimproverò Harry, sbuffando.

Il minore si riprese, tossendo. «Okay, basta, ho finito» disse, respirando profondamente per non tornare a ridere come un coglione. «Che cosa hai intenzione di fare, domani?»

«Oltre al fare l'amore con te tutto il giorno, intendi?»

Louis ridacchiò, arrossendo. «Dai, fai il serio.»

Harry scrollò le spalle, accarezzando con la punta delle dita la spalla destra del più piccolo. «Nulla di speciale. Se per te non è un problema, in serata volevo far venire qui i miei amici, così da bere qualcosa insieme.»

«Non devi chiedermi il permesso, sai?» Louis sorrise teneramente, spostando il viso verso di lui, per guardarlo.

«Invece si, perché ci sarai anche tu e non voglio che ti senta a disagio con noi» spiegò.

Louis perse gradualmente il sorriso e distolse lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. «Che succede?» chiese Harry, confuso e preoccupato di quel mutamento d'umore.

«Non potrò esserci» commentò, sospirando. «Devo lavorare.»

Harry sbuffò, ma dopo qualche minuto di silenzio sospirò e se lo strinse maggiormente contro. «Festeggeremo quando tornerai allora, da soli» sussurrò nel suo orecchio, facendolo ridacchiare.

«Posso chiederti di mostrarmi un piccolo assaggio?» chiese, maliziosamente. Harry rise e annuì, felice di farlo.

«Te lo mostro con piacere.»





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