Capitolo diciannove.

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Niall si grattò distrattamente la nuca, mentre entrava nel salotto di casa sua, sbadigliando rumorosamente. Corrugò la fronte quando, fermandosi sul posto, non trovò Louis sul divano.

«In cucina!» sentì però la sua voce urlare dalla stanza opposta, così si avviò subito verso quella direzione, trovandoci l'amico seduto sullo sgabello di fronte l'isola. «Buongiorno, dormiglione» ridacchiò, mangiucchiando un pezzo di pancake.

«Buongiorno» mugugnò in risposta, il biondo, sedendosi di fronte a sé e prendendo un pancake dal piatto al centro dell'isola. Lo scrutò attentamente, portandoselo davanti agli occhi.

Louis sbuffò. «Li ha fatti tuo fratello, tranquillo» Niall rise e subito ne prese un morso, sollevato dal fatto che non li avesse cucinati lui –dato che in cucina combinava solamente casini.

«Amo Greg e la sua cucina» parlò a bocca piena, e Louis rise, scuotendo la testa. Quando il cellulare del castano, poggiato accanto al suo piatto, vibrò, Niall deglutì il boccone e abbassò lo sguardo nel vederlo sospirare e rifiutare la chiamata.

«Forse dovresti rispondere?» disse, talmente titubante che sembrò porre una domanda.

«No, non devo» rispose deciso, il castano, scrollando le spalle.

«Mi dirai mai cosa è davvero successo tra voi due?»

Louis respirò profondamente, lasciando andare metà pancake che ancora stringeva tra le mani. Due settimane prima, precisamente la notte di Capodanno, si era presentato a casa di Niall con il borsone con tutta la sua roba –presa da Harry quella notte stessa. Il biondo non fece tante domande, Louis gli spiegò a grandi linee che aveva lasciato con Harry e che non aveva un altro posto da cui andare.

Niall l'aveva naturalmente fatto entrare in casa, aveva fatto per entrambi un tea caldo e gli aveva poi preparato il divano-letto alle quattro di mattina passate, quando entrambi erano troppo stanchi per continuare a stare svegli e parlare.

Louis non voleva rivelare ciò che Harry era in realtà, non voleva più riprendere l'argomento. Ma era da un paio di giorni che il più grande lo tartassava di chiamate, messaggi, chiedendogli di vederlo così da potergli parlare. Il minore aveva rifiutato ogni chiamata, e non aveva mai risposto ai messaggi. Arrivò ad un punto in cui non li lesse nemmeno più, li eliminò semplicemente.

Niall sospirò e non disse altro, ma quando arrivò l'ennesimo messaggio al castano, non poté continuare a mangiarsi la lingua. «Lou, io non so che cosa è successo ma secondo me faresti meglio a vederlo. Incontratevi e vedi che cosa ha da dirti, potresti cambiare idea come potresti non cambiarla, ma dagli una possibilità. Se le cose non andranno, lo mandi a fanculo guardandolo negli occhi, blocchi il suo numero, e lo dimentichi» parlò serenamente, sorridendo quando gli occhi azzurri, titubanti, dell'amico puntarono i suoi.

Louis sospirò e si scompigliò i capelli, socchiudendo gli occhi. Se Niall fosse al corrente di tutto, non l'avrebbe mai spinto nuovamente verso Harry. Ma era davvero assurdo dargli una possibilità? pensò.

«Ci penserò» disse solamente, annuendo alle sue stesse parole. Niall annuì a sua volta, stringendogli una mano tra la sua, come a volergli dimostrare che lui c'era in quel momento e ci sarebbe sempre stato.






Louis muoveva nervosamente la gamba, guardando oltre la vetrata della tavola calda, stringendo le mani tra loro. Aveva già ordinato uno Yorkshire tea perché era l'unica cosa che poteva calmarlo. Elena lo guardava confusamente, senza avvicinarsi né chiedere qualcosa. Non l'aveva mai visto in quel modo. Quando Louis andava lì era sempre la persona più calma del mondo, con un libro a portata di mano.

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