Johannah era seduta a capotavola quando Louis rientrò in casa. Il ragazzo cercò di sgattaiolare immediatamente al piano di sopra, senza che la donna potesse fermarlo, ma la fortuna non era dalla sua parte, quel giorno.
«Louis» Johannah gli andò subito incontro, e il liscio si fermò a metà rampa, sospirando profondamente, guardando la donna da sopra la spalla, senza proferire una parola. «Sei un irresponsabile. Non immagini la preoccupazione che ho avuto ieri. Sono stata sveglia tutta la notte, per te! Ero preoccupatissima, dannazione» la donna parlò con la voce incrinata e gli occhi lucidi.
Louis, sorrise amaramente e si voltò, senza però avvicinarsi. «Hai finito? O devi dire altre cazzate? Sei solamente patetica» parlò acidamente, guardandola con disprezzo.
Johannah boccheggiò, e scosse la testa. «Perché devi dirmi queste cose?!» sbottò, mentre le lacrime gli bagnavano ormai le guance. «Sono tua madre, Louis, è normale che io mi preoccupi per te.»
«E dove sei stata in questi ventuno anni, eh?! Dove cazzo sei stata quando avevo bisogno di te?» urlò, fuori di sé, il più piccolo. «Hai pensato sempre e solo a te stessa. Sempre» aggiunse.
Johannah abbassò il capo, e si strinse le braccia al petto, come se volesse difendersi da quegli attacchi gratuiti ma che, però, avevano un fondo di verità. La donna tirò su col naso e si asciugò svogliatamente le lacrime, puntando nuovamente lo sguardo su suo figlio.
«Vattene da questa casa allora, e non azzardarti a tornare» parlò con voce atona, totalmente priva di sentimento.
Louis spalancò gli occhi, sorpreso dalle parole che la donna aveva sputato fuori. Non riusciva a realizzare, non riusciva a credere al fatto che la madre l'avesse realmente cacciato di casa, nonostante tutto. Quando vide che la donna non provò alcun tipo di ripentimento, qualche minuto dopo, si riscosse e annuì.
«Molto volentieri» sussurrò, prima di riprendere a salire le scale velocemente, entrando in camera sua e raccogliendo la maggior parte delle sue cose buttandole letteralmente all'interno di un borsone, con un enorme groppo in gola. Ma si promise di non versare nemmeno una lacrima in quella casa, dove c'era la donna che sì, l'aveva messo al mondo, ma che non si era mai comportata da vera madre, e lo dimostrava persino il gesto che aveva appena compiuto.
Louis era intento a chiudere la cerniera del borsone quando una delle sue sorelle, Charlotte, entrò in camera con le lacrime agli occhi. Il castano bloccò ogni suo movimento e le fece un piccolo sorriso, avvicinandosi a lei per stringerla a sé fortemente.
«Non andartene, Lou» disse Lottie, tra le lacrime, e Louis sospirò. L'ultima cosa che voleva era vedere le sue sorelle piangere per colpa sua, ma soprattutto della madre.
«Non piangere Lottie, va tutto bene» le ripeté più volte, accarezzandole i capelli dolcemente. «Stai tranquilla, d'accordo?» le prese il viso tra le mani e le sorrise.
La ragazza tirò su col naso e, anche se parecchio titubante, annuì. Louis le lasciò un bacio sulla fronte e una carezza tra i capelli, prima di prendere in spalla il borsone, sorridergli debolmente e lasciare quella stanza.
«Tra qualche giorno verrò a prendere altra roba» Louis avvisò la madre, dopo aver terminato di scendere le scale e si avvicinò alla porta d'ingresso, mentre la donna era contro lo stipite della porta della cucina; lo sguardo fisso su di lui.
Louis, però, decise di non guardarla minimamente, nemmeno per sbaglio, e quando notò che Johannah non espresse una parola, uscì di casa senza aggiungere altro, respirando profondamente una volta chiusa la porta alle sue spalle, con un enorme buco nello stomaco.
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Il tuo cuore lo porto con me.
FanfictionQuando Louis, un patetico romantico appassionato di libri, incontra Harry per la prima volta in una grigia giornata londinese di ottobre, perde il suo romanzo preferito. Quando Harry glielo restituisce, Louis sembra essere già sulla buona strada per...