Capitolo tredici.

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«Dio!» affannò, Louis, mentre l'altro si accasciò sul lato del letto libero, al suo fianco. «Mi hai sfinito» commentò, portandosi una mano tra i capelli sudati, ed Harry scoppiò a ridere.

«Non ti puoi di certo lamentare» ribatté, allungandosi poi verso il comodino per prendere una sigaretta e l'accendino.

«Mi chiedo dove tu prenda le forze» sospirò, mentre il respiro si regolarizzò. Stavano su quel letto da due ore, circa, e avevano fatto sesso cinque volte.

Mentre Louis sembrava sfinito, Harry sembrava l'opposto, sempre con l'energia al massimo per riprendere da dove avevano appena terminato. Ma Louis gliel'aveva concesso per ben cinque volte -il suo sedere urlava di essere lasciato in pace per almeno le prossime dieci ore- ecco perché non l'avrebbe accontentato ulteriormente.

«Che diavolo fai?! No, smettila!» Louis si coprì il viso con entrambe le mani e si rannicchiò su un fianco, nascondendosi sotto le coperte, quando Harry si alzò dal letto e prese la videocamera, accendendola e puntandola subito sul più piccolo, con la sigaretta stretta tra le labbra.

«Dai» mugugnò in lamento il maggiore, scostandogli le coperte dal corpo, così da riprenderlo interamente.

«Odio te e questa cazzo di videocamera» sbuffò, esasperato, perché era in quella casa da soli quattro giorni ed erano esattamente quattro giorni che aveva continuamente l'obiettivo della videocamera puntato addosso: mentre era seduto sul divano a guardare la TV; mentre era seduto sull'oblò a leggere un libro; mentre tentava di cucinare qualcosa di commestibile –anche se era profondamente negato-; mentre dormiva; mentre era sotto la doccia; mentre si vestiva; mentre era nudo.

La sera prima, l'altro stava persino per riprenderlo quando Louis si apprestava a fargli un pompino. Ma il più piccolo fu perentorio nel farlo scegliere: o il pompino, o la videocamera. Naturalmente Harry scelse il lavoro di bocca.

«Un giorno la distruggerò» disse, anche se non era per niente vero, non avrebbe avuto il coraggio di distruggere una cosa che l'altro amava così tanto, ed Harry ne era consapevole. Ecco perché sorrise ampiamente, mostrando le fossette, spegnendo poi finalmente l'aggeggio e poggiarlo sul comodino, allontanando la sigaretta dalle labbra per cacciare fuori il fumo.

«Tu fallo, poi ti segrego a letto per il resto della tua vita» lo minacciò, aprendogli le gambe per potersi stendere su di lui, la sigaretta ancora stretta tra due dita.

«Mh, se questa è la conseguenza, allora potrei farlo sul serio» parlò contro le sue labbra, inarcando le sopracciglia in modo provocante.

«Sarebbe solamente un piacere, per me» ribatté l'altro, prima di unire le due labbra in un bacio al sapore di sigaretta, dei loro umori, di sudore: ma a nessuno dei due faceva schifo, anzi, li fece nuovamente eccitare. Louis mandò al diavolo ogni presupposto fatto pochi minuti prima, allacciando le gambe intorno ai fianchi del più grande e scompigliandogli i capelli.

«Wow, posso unirmi?»

Louis sussultò e si staccò immediatamente dalla bocca del maggiore, spalancando gli occhi quando vide il ragazzo della scorsa volta, Xander, sorridere sghembo mentre guardava con ammirazione la scena che gli si presentò davanti.

«Ma che cazzo!» boccheggiò Louis, stringendo maggiormente l'uomo su di lui per intimargli di non spostarsi.

Harry, al contrario suo, ridacchiò, scuotendo la testa. «Xan, impara a bussare da oggi in poi» affermò, allungando il braccio per prendere il lenzuolo e sollevarlo sui loro corpi, mentre il più piccolo aveva le guance di un colore rosso fuoco.

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