Capitolo trentaquattro.

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Zayn sospirò, guardando la figura di Louis seduta sul divano dell'appartamento di Harry, tra milioni di fazzoletti, con gli occhi puntati sullo schermo della televisione, guardando quel video per probabilmente la centesima volta, nell'arco di due giorni.

Zayn era stata la prima persona ad essere avvertito da Louis, non Niall che, sicuramente, non avrebbe capito il suo dolore. Ma Louis non poteva sapere che era stato proprio Zayn a far tornare Harry nel baratro, così come non poteva saperlo Zayn. Harry mai aveva parlato con lui del suo desiderio di smettere di drogarsi, e di cercare di essere migliore per Louis.

Zayn gli aveva spiegato tutto, e fortunatamente il più piccolo aveva capito e non gli aveva urlato contro, anche perché troppo stanco per poterlo farlo, dati i due giorni spesi unicamente a piangere. Si era dato malato al lavoro, mandando un messaggio a Niall dicendogli che aveva un'influenza che non gli permetteva neppure di parlare al telefono. Il biondo ci era cascato.

L'unico a sapere il vero motivo era Zayn, che a sua volta l'aveva detto a Liam e agli altri. Il moro era rimasto con Louis in quei due giorni, spronandolo a mangiare qualcosa e a farsi una doccia quando le condizioni erano pessime.

Era Zayn che usciva a comprare il pranzo e la cena, dato che era negato in cucina. Era Zayn che lo portava a letto quando, stremato dai singhiozzi, si addormentava sul divano col video di Harry ancora in riproduzione. Era Zayn che si risvegliava in piena notte a causa del pianto disperato del più piccolo e i continui mugugni del nome dell'amico. Ed era dunque Zayn che si alzava dal divano e si sdraiava sul letto al suo fianco, cullandolo al suo petto e sussurrandogli che quello che stava facendo Harry era solo per il suo bene.

Tra i due si era creato una sorta di legame di amicizia, che naturalmente non avrebbe potuto mai raggiungere i livelli dell'amicizia che Louis aveva con Niall, ma nonostante ciò quel legame il più piccolo lo sentiva più intenso, ed era strano perché Zayn era sì il migliore amico di Harry, ma era anche colui che l'aveva spaventato a morte quella notte in stazione, per scherzo.

Però la notte, tra le sue braccia, forti ma non quanto quelle di Harry, Louis si sentiva al sicuro e le sue parole riuscivano a rasserenarlo. Quello ad essere preoccupato, però, era proprio Zayn. Più passavano i giorni, più Louis non si scollava da quel divano, da quella casa, non smetteva di vedere quel video, non smetteva di piangere.

Louis tornò al lavoro al quinto giorno dall'assenza di Harry, soltanto perché spinto da Zayn. E non appena terminava il turno, si rifugiava in quell'appartamento, tornando a compiere le solite azioni, sempre in compagnia del moro che non sapeva più cosa fare. Ma ad un tratto qualcosa riuscì a smuoverlo così tanto da prendere in mano la situazione e cercare di rimediare.

Ecco perché una mattina di due settimane dopo, Zayn si sedette al fianco di Louis, sul divano, e respirando profondamente prese il telecomando, spegnendo dunque la televisione. Louis emise un verso sorpreso, sussultando e spostando immediatamente lo sguardo su Zayn.

«Perché l'hai fatto? Stava per dire che io so che mi ama, Zayn!» gli urlò contro, istericamente.

Sì, perché Louis aveva finalmente capito che Harry si riferiva a quello, quando nel video parlava del motivo che l'avrebbe spinto a tornare da lui. Lo amava, e Louis lo sapeva.

Zayn sospirò. «Dobbiamo parlare, Louis.»

«No, devo vedere il video. Riaccendi.»

Più Louis lo guardava con quello sguardo implorante, distrutto, più Zayn pensò che quella fosse la cosa più giusta da fare. «Louis, no. Adesso devi ascoltarmi. Non puoi continuare a stare qui dentro, a piangerti addosso e a guardare questo cazzo di video. Non è così che farai tornare Harry. Non puoi fare nulla purché accada, nulla!» Zayn alzò il tono di voce, ma non si dispiacque, neppure quando Louis spalancò gli occhi e si ritrasse leggermente, stringendosi le ginocchia al petto.

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