Capitolo undici.

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Quando si stiracchiò, Louis notò che l'altra parte del letto matrimoniale era vuota; così si mise a sedere e aprì immediatamente gli occhi –venendo accecato dalla luce mattutina di Brixton- e, dopo essersi abituato alla luce, si guardò intorno. Nulla era cambiato: le calde coperte erano ancora sul suo corpo nudo; il tavolo vuoto; la cucina immacolata. L'unica differenza era che di Harry non c'era nessuna traccia.

Louis si stropicciò gli occhi, prima di togliersi le coperte dal corpo e alzarsi, avvicinandosi al frigorifero, rabbrividendo per il freddo che emanò quando lo aprì per cercare del latte. Lo trovò e lo prese, poggiandolo sul bancone per aprire poi ogni armadietto alla ricerca di qualcosa di commestibile, sollevandosi sulle punte dei piedi -o altrimenti non ci sarebbe arrivato. Sorrise soddisfatto quando riuscì finalmente a trovare una scatola di cereali, ancora inutilizzata.

«Wow, questa è senza dubbio la migliore accoglienza che potessi ricevere» sentì alle sue spalle, mentre stava per aprire la scatola. Sussultò e spalancò gli occhi, voltandosi immediatamente, coprendosi le parti intime con la scatola.

Di fronte a lui c'era un ragazzo moro, alto, occhiali da sole tra i capelli, giacca di pelle, jeans, e un sorriso malizioso in volto, lo sguardo più che interessato a scrutare il suo corpo nudo da cima a fondo.

«E t-tu chi diavolo sei?» chiese Louis, imbarazzato.

«Chi diavolo sei tu. Un culo del genere è impossibile che non lo abbia mai visto in vita mia» commentò il ragazzo, leccandosi le labbra.

Louis stava per impazzire, sia per la vergogna sia per quello sconosciuto che si gironzolava come se quella fosse casa sua.

«Xan!» Harry uscì proprio in quel momento dal bagno, già impeccabile di prima mattina. Fortunatamente, lui non era nudo.

Il ragazzo ghignò spostando lo sguardo sul più grande e indicò col capo Louis. «Che grande acquisto, amico. Mi piacerebbe farci un giro, uno di questi giorni.»

Il più piccolo emise un verso sorpreso, guardando il ragazzo a bocca aperta, senza parole. «Scordatelo, Xander. Perché sei qui?» investigò Harry, avvicinandosi al bancone della cucina –contro cui era poggiato Louis- e gli sorrise debolmente.

«Dobbiamo parlare di affari, le cose non stanno andando bene» disse solamente, criptico, Xander.

Harry gli lanciò un'occhiata e sospirò, annuendo. Prese poi una tazza e ci immerse il latte che poco prima Louis aveva tirato fuori dal frigo. Quest'ultimo sollevò lo sguardo sul più grande.

«Lui chi è e come ha fatto ad entrare?» parlò a voce bassa, sperando che quel Xander –che aveva ancora lo sguardo puntato sul suo corpo- non sentisse la conversazione. Era davvero curioso di sapere come fosse entrato, perché era convinto che prima che si alzasse dal letto non c'era.

«E' un amico, e sa dove sono le chiavi di scorta» rispose con nonchalance, scrollando le spalle, come se non ci fosse niente di male in tutto ciò.

Louis sospirò, portandosi una mano in faccia per l'esasperazione. «Dovrei vestirmi» esalò poi in un sussurro, timidamente.

«Per me puoi benissimo rimanere così. Anzi, se togli la scatola da lì sarei molto felice di godermi la visuale» scherzò, ridacchiando, guadagnandosi un'occhiata di fuoco dal più piccolo, che non ci trovò affanno nulla da ridere. «Okay, hai ragione» bevve il latte in pochissimi sorsi, prima di allontanarsi dal bancone e avvicinarsi all'amico.

«Noi adesso usciamo, tu fai come se fossi a casa tua. Leggi, mangia, fatti una doccia, guarda la TV. Vorrei solo che tu fossi qui, quando torno» gli disse, dopo aver aperto la porta e fatto uscire l'amico con solamente un cenno del capo.

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