Capitolo ventidue.

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Harry respirò profondamente non appena avvertì la porta di casa aprirsi, dopo aver sentito infilare una chiave nella serratura. Non poteva che essere Xan, ecco perché rimase seduto sul divano con i gomiti poggiati sulle ginocchia, impegnato a mangiucchiarsi le unghie.

Xander gli si parò di fronte e si schiarì la voce, guardandosi intorno. «Ehi» lo salutò Harry, titubante.

«Perché sono qui?» chiese Xander, senza girarci troppo intorno.

«Devo chiederti un favore.»

«Cioè?»

Harry abbassò lo sguardo e sospirò. «Devo sbarazzarmi di Nick. Puoi aiutarmi?» lo guardò, implorante.

Xander spalancò gli occhi e s'irrigidì. «Cosa?!»

«Devo sbar..»

«L'ho capito!» lo interruppe bruscamente, incredulo. «Hai intenzione di ucciderlo?» la voce gli tremò solamente al pensiero.

Quella volta a spalancare gli occhi e a rimanere incredulo fu Harry. «Dio, no. Non in quel senso» scosse la testa e si scompigliò i capelli, sospirando frustrato.

«Non so come, non so perché, ma ha puntato Louis, ed io non posso permettergli di farlo. Lo sai cosa succede a tutti quelli che si avvicinano a Nick» spiegò, muovendo poi nervosamente la gamba su e giù.

Xander deglutì e annuì. «Finiscono sotto terra nel giro di pochi mesi.»

«Esatto» commentò Harry, raccapricciato.

«Cos'hai in mente?»

«Dobbiamo fargli capire chi comanda» Harry puntò il suo sguardo deciso su quello di Xander, che annuì ascoltandolo attentamente.

«E' da codardi, ma agiremo quando sarà da solo. Domani notte andremo dove di solito lui e il suo gruppo fanno il loro lavoro, e lo seguiremo quando tornerà a casa, naturalmente dovrà essere da solo. Se così non fosse, riproveremo il giorno dopo.»

«Cosa usiamo per rimetterlo al suo posto?»

Harry scrollò le spalle. «Bastano le nostre braccia, ma qualche coltello non guasta mai» si sfregò le mani tra di loro, pregustando già il momento in cui darà una bella lezione a Nick. «Ci stai?»

Xander sospirò e abbassò lo sguardo, pensandoci un po' su per qualche minuto. «Okay. Ci sto» annuì, poi, deciso.

Harry sorrise debolmente, ringraziandolo solamente con lo sguardo, loro non avevano bisogno di troppe parole. «Mi sei mancato» ammise sinceramente, leggermente imbarazzato.

Xander sorrise amaramente. «Avresti potuto cercarmi, invece l'hai fatto solamente quando ti servo per i tuoi sporchi lavori.»

Harry si ammutolì, distogliendo lo sguardo da quello gelido dell'altro. Aveva ragione, ma purtroppo non era riuscito a mettere da parte l'imbarazzo, l'orgoglio e chiamarlo, o semplicemente mandargli un breve messaggio, per sapere come se la stava passando, se andasse tutto bene, per chiedergli perché non si faceva più vedere al lavoro. Non era mai stato così premuroso nei confronti di nessuno, e non lo sarebbe stato nemmeno in quelli del suo –ormai presuppose ex- migliore amico.

«Ci vediamo domani, ci sentiamo per telefono per metterci d'accordo su tutto» riprese la parola il minore, salutandolo con un cenno del capo, prima di uscire da quella casa.

Harry seguì la sua figura con lo sguardo, e sospirò profondamente quando la porta venne chiusa, portandosi entrambe le mani in faccia e sprofondando sul divano.

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