Capitolo ventisei.

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Quando il dottore uscì, Liam era già lì ad attenderlo insieme a Louis e Zayn. Era arrivato col respiro corto per la folle corsa che aveva fatto da casa sua fino all'ospedale. Tutti e tre si avvicinarono all'istante al medico, con espressioni interrogatorie in volto.

Il dottore, dunque, parlò senza che loro chiedessero informazioni. «Sta bene, tutto sommato. Riesce a parlare e a pensare correttamente, l'unica cosa che riscontra dei problemi è la sua memoria. Non ricorda assolutamente nulla dell'aggressione, e quando gli ho chiesto in che giorno siamo, mi ha risposto il trenta dicembre.»

«Trenta dicembre?» Liam spalancò gli occhi e si portò una mano davanti alla bocca, anch'essa aperta.

Il dottore annuì, sospirando profondamente. «Si. Ma è solo una perdita temporanea, ricorderà tutto tra qualche giorno» li rassicurò, e tutti emisero un sospiro di sollievo. «L'unico consiglio che posso darvi è di non dirgli dell'aggressione, ma che è qui perché ha fatto un incidente. In questi giorni stategli vicino notte e giorno, perché quando ricorderà, nessuno è certo di come la prenderà. Potrà scrollare le spalle e andare avanti, o potrà impazzire e andare nel panico.»

Louis deglutì e abbassò lo sguardo, respirando profondamente, mentre gli altri due annuirono. «Possiamo vederlo?» chiese Zayn.

«Certo, uno alla volta però. E, a proposito di questo, mi ha chiesto di voler vedere Louis, per primo» comunicò il medico, scrutando i volti dei ragazzi uno per uno, prima di sorridere cordialmente e lasciarli soli.

Louis spalancò per un momento gli occhi, nel panico. Liam e Zayn lo guardarono, il primo mordendosi il labbro inferiore, il secondo con un'espressione indecifrabile. «Io..» il più basso si schiarì la voce, guardando ovunque tranne i loro occhi.

«Devo andare al lavoro, scusatemi» mentì, per poi voltare loro le spalle e scappare letteralmente via da quell'ospedale il più velocemente possibile.

Mentre camminava, aveva il cuore in gola e il respiro ansante. Se Harry pensava di essere ancora al trenta dicembre, allora voleva dire che loro due stavano ancora insieme, che lui non aveva ancora scoperto nulla del suo vero mondo, dei suoi amici.

Louis si fermò, ad un certo punto, e si portò entrambe le mani tra i capelli, scuotendo la testa mentre gli occhi gli si inumidirono. Ad occhi estranei sarebbe potuto sembrare un pazzo, ma se ne fregò completamente.

Non sapeva cosa fare, se entrare o meno in quella stanza, e se l'avesse fatto, non sapeva come comportarsi con Harry sveglio. Sospirò e si asciugò con forza l'unica lacrima a cui aveva dato la possibilità di scorrere lungo la sua guancia destra. Respirò poi profondamente e riprese a camminare, verso il ristorante.

Il suo turno sarebbe iniziato tra una ventina di minuti, e li avrebbe spesi chiuso negli spogliatoi a meditare sulla scelta da fare. Salutò Frank, che ricambiò senza un minimo di esitazione né senza chiedergli il perché era lì se il suo turno non ancora doveva iniziare.

Gli spogliatoi, purtroppo, non erano vuoti. Appena Louis entrò, trovò Niall seduto su una panca, con il cellulare tra le mani, intento probabilmente a leggere qualcosa, col pollice lontano dallo schermo. Appena il biondo sentì la porta aprirsi, sollevò lo sguardo e s'irrigidì nel vedere il castano.

Distolse in fretta lo sguardo e Louis sospirò, sedendosi sull'altra panca, in modo da essergli di fronte. Sentì il proprio telefono vibrare e, dopo essersi tolto la giacca, lesse il messaggio.


Da: Liam.
Ore: 13:41
Capisco benissimo se non te la senti di parlargli, ma lui ha bisogno maggiormente di te, non di noi. Gli abbiamo detto che ci siamo presentati come suoi amici, che non sai nulla del nostro lavoro. Mantieni la parte, per favore, e fatti vedere non appena hai finito il turno.

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