Capitolo sedici.

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Harry accese la videocamera e la puntò sul minore, aprendo poi lo sportello dal lato del passeggero della macchina –che Liam gli aveva non tanto piacevolmente prestato. Ghignò nel vedere Louis profondamente addormentato sul sedile, col viso inclinato su un lato, la bocca leggermente socchiusa, le mani in grembo. Lo riprese interamente, mordendosi il labbro inferiore per trattenere l'enorme sorriso.

Si schiarì la voce, prima di svegliarlo. «Louis?» lo chiamò, a voce bassa, senza ottenere nessuna risposta né un segnale, da parte del minore. «Lou?» lo richiamò, scuotendolo leggermente per la spalla.

A quel punto, Louis mugugnò e strinse gli occhi, spostando il capo dall'altro lato. «Louis, svegliati. Siamo arrivati» parlò nuovamente il maggiore, scuotendolo ancora.

«Non vuoi vedere il mare?» lo provocò, ridacchiando. Louis allora aprì gli occhi e li stropicciò leggermente con le dita, prima di guardare il maggiore e sbuffare nel notare l'obiettivo della videocamera contro di sé.

«Siamo davvero già arrivati?» chiese, con voce assonnata.

«Già? Ho guidato per due ore, Louis! C'era un traffico assurdo. Ma chi, la vigilia di Natale, non se ne sta in casa a festeggiare?» si lamentò, corrugando la fronte e imbronciandosi.

Louis rise, e fortunatamente Harry aveva ancora la videocamera puntata su di lui, per riprendere quello spettacolo. «Noi?»

«Noi siamo un caso a parte» lo rimbeccò il maggiore, facendolo ridere nuovamente e scuotere la testa. «Dai, scendi» lo esortò, indietreggiando per lasciargli spazio.

Louis scese dalla macchina, si mise lo zaino che si era portato in spalla e aspettò che l'altro chiudesse il veicolo a chiave –nonostante fosse l'unica macchina ad essere presente in quel parcheggio- per avvicinarsi alla passerella in legno che faceva raggiungere la spiaggia. Il più piccolo aveva il cuore a mille e sorrideva come un ebete solamente nel sentire il rumore delle onde del mare farsi sempre più vicino.

Harry aveva un piccolo sorriso in volto, lo sguardo puntato sul sorriso del più piccolo che si guardava intorno entusiasta, proprio come un bambino. Non appena arrivarono in spiaggia, Louis lasciò andare lo zaino sulla sabbia e sorrise ancor più ampiamente, con gli occhi che gli divennero lucidi: Harry era fiero di se stesso per star riprendendo l'intera scena con la videocamera.

«Louis?» lo richiamò, qualche minuto dopo, speso ad ammirare il più piccolo rinchiuso in un momento tutto suo. Ammirava, infatti, la distesa azzurra di fronte ai suoi occhi con la bocca leggermente socchiusa e aperta in un grande sorriso.

«Buon compleanno» gli disse Harry, cercando di risultare il più dolce possibile. Gli era difficile, perché non sapeva cosa fare, nessuno gliel'aveva mai insegnato, e non aveva mai ritenuto importante esserlo con qualcuno. Però con Louis era diverso, lui meritava quella dolcezza, quelle attenzioni, quelle sorprese, e il maggiore sperava con tutto il cuore di essere riuscito nel suo intento.

Il minore si voltò verso di lui, senza perdere il sorriso. «Mi hai fatto gli auguri tre volte, e sono solo le undici di mattina!» costatò, ridacchiando.

«E allora? Ti farò gli auguri tutto il giorno, ripagandoti per tutti quelli che non hai ricevuto dalle persone che dovrebbero essere quelle più importanti.»

Louis sorrise dolcemente, col cuore che rimbombava feroce nel suo petto, dopo quell'affermazione. Era felice, grazie ad Harry che non l'aveva reso tale solamente portandolo al mare, ma anche utilizzando parole che erano in grado di fargli scoppiare il cuore di gioia. Quindi rise, Louis, rise di vero cuore, per esprimere la sua gioia, la sua felicità. Rise allargando le braccia e puntando il viso al cielo, volteggiando su se stesso.

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