Capitolo diciassette.

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«Quindi che piani avere per stasera tu ed Harry?» chiese Niall, il pomeriggio del trentuno dicembre, mentre i due si incamminavano per tornare a casa, dopo aver chiuso il locale.

«Harry vuole andare in discoteca. Vuoi unirti?» propose.

«Ma noi odiamo le discoteche» si lamentò il biondo, imbronciandosi.

«Cosa non si fa per amore» scherzò Louis, ridendo.

«Amore?» chiese, sbalordito, Niall, fermandosi di fronte a lui, sul marciapiede, impedendogli di fare un solo passo avanti.

«Eh?» il castano si morse nervosamente il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo dagli occhi inquisitori del biondo.

«Hai parlato di amore, Lou, non ti sembra un po' troppo presto, troppo..esagerato?»

«Era soltanto una battuta, Niall. Quanto la fai lunga» roteò gli occhi, il castano, prima di sorpassarlo e riprendere la camminata.

«Si, certo. Non provare poi a dirmi che avevo ragione, quando manderai tutto al diavolo per il tuo essere troppo frettoloso» sbottò l'amico.

Louis bloccò il passo e si voltò verso di lui; la fronte corrugata. «Che cosa vorresti insinuare, con questo?»

«Che aprirai quella bocca che ti ritrovi per dire cose che non dovresti dire, e verrai da me col cuore spezzato come è già successo altre volte» il castano boccheggiò, incredulo.

«Non voglio vederti di nuovo nello stesso stato di tre anni fa, o peggio ancora, di un anno fa. Non voglio essere spaventato per giorni, mesi, pensando a te, a qualsiasi stupidata tu possa fare perché sei troppo fragile, debole. Non voglio rivivere le stesse cose, Louis.»

«E allora non farlo!» urlò, il castano, ad occhi lucidi. «Nessuno ti aveva chiesto di starmi accanto. Sono venuto da te perché ti consideravo l'unica persona capace di sollevarmi il morale, l'unica persona in grado di salvarmi. Sono venuto da te perché ti consideravo un amico» continuò, col cuore in gola e il respiro affannoso.

«Tu sei il mio unico amico, Niall» aggiunse, con ormai le lacrime agli occhi. Se si fosse trovato di fronte a qualcun altro che non fosse Niall, avrebbe fatto di tutto per trattenere le lacrime, per non umiliarsi. Ma era di Niall che si trattava, e non si vergognava di piangere di fronte a lui.

«Probabilmente sono stato uno stupido a pensare che avresti fatto qualsiasi cosa per me» concluse, sorridendo amaramente e tirando poi su col naso.

«Assolutamente no, Louis. Io sono tuo amico, e farei qualsiasi per te, lo sai. Voglio solo farti capire che non devi fare stronzate, non più. Non ho detto che non avrai mai più il cuore spezzato, perché inevitabilmente riaccadrà, per una ragione o un'altra, perché la vita non è tutta rosa e fiori. Io ci sarò sempre per te, ti starò sempre accanto nel bene e nel male. Ma non affrettare le cose con Harry, perché mi sembra la persona giusta, per te» spiegò Niall, sospirando poi profondamente.

«E' da tempo che non ti vedevo sorridere nel modo in cui lo fai da quando Harry è apparso nella tua vita. Ed io sono felicissimo di questo, perché vedo quanto ti rende felice. Non prendere le mie parole come un accusa, sono solo dei consigli che mi sento di darti perché sei il mio migliore amico, un fratello, e perché ti voglio un bene immenso, indescrivibile, e non voglio vederti soffrire.»

Louis singhiozzò per le parole dell'amico, annuendo debolmente. «Ora smettila di piangere, per favore» Niall si avvicinò e gli strinse il viso tra le mani, asciugandogli le guance con le dita.

«Sei sempre figo, ma lo sei di più quando sorridi» aggiunse, e quello fece ridacchiare subito Louis, che scosse la testa e gli diede uno scappellotto in testa.

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