Capitolo ventiquattro.

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Prima di entrare nella stanza, Louis respirò profondamente, con la mano a stringere la maniglia grigia della porta. Voltò il viso verso Liam, che gli sorrise debolmente, annuendo. Guardò anche Zayn, che era già lì, quando lui era arrivato, e quella volta non l'aveva guardato con il solito ghigno divertito in volto. No.

Quando era arrivato, accompagnato da Liam, accanto alla porta della stanza di Harry, si era bloccato non appena aveva visto Zayn poggiato con la schiena contro un muro, lo sguardo puntato sul soffitto. Aveva paura di fare un passo avanti. Aveva paura che quel ragazzo raccontasse ulteriori dettagli di Harry che lui ancora non sapeva.

Ma, andando contro ogni sua aspettativa, Zayn aveva abbassato lo sguardo quando udì il rumore di passi, e incrociò i suoi occhi blu solamente per pochissimi secondi, per poi spostare lo sguardo altrove, decidendo fosse meglio guardare la punta delle proprie scarpe, con quella che a Louis sembrò essere un'espressione quasi mortificata, ma non poteva esserne certo.

Fu spronato a continuare a camminare da Liam, che si accorse della sua reazione e lo invogliò spingendolo delicatamente con una mano sulla schiena, sorridendogli dolcemente, come a volerlo rassicurare che non gli sarebbe successo nulla. Solo allora, solo grazie a quello sguardo, Louis riuscì a compiere piccoli passi avanti.

In quel momento si trovava di fronte la porta, in procinto per entrare, e fu sempre lo sguardo rassicurante di Liam a spronarlo ad abbassare la maniglia e a spingere la porta in avanti; a fare un passo avanti, e poi un altro ancora, fino ad entrare e chiudersi la porta alle spalle. Rimase fermo lì, vicino la porta, con gli occhi spalancati puntati su Harry, steso sul lettino bianco, coperto da coperte altrettanto bianche.

Louis, nel guardarlo, quasi non lo riconobbe. Più si avvicinava, a piccoli e lenti passi, più le mani tremavano e gli occhi si inumidivano. Il volto di Harry era quasi del tutto tumefatto. Da quel poco che poteva vedere, dato che la mascherina dell'ossigeno oscurava parte del viso, Louis realizzò che le condizioni erano davvero pessime. Entrambi gli occhi erano di un colore scuro, violaceo. E scendendo con lo sguardo al resto del corpo, trovò solamente peggioramenti.

Le mani erano entrambe fasciate da della garza, e Louis, con dita tremanti, toccò delicatamente la parte di pelle scoperta di una mano, mentre tirò su col naso, scuotendo debolmente la testa.

«Chi ti ha fatto questo?» sussurrò, a nessuno in particolare, mordendosi poi il labbro inferiore per non singhiozzare.

Guardò gli occhi chiusi di Harry e desiderò con tutto il cuore vederli aperti, spalancati, puntati nei suoi. Voleva vedere quel verde che, ormai, era diventato parte di lui, non poteva e non voleva più negarlo. Non aveva dimenticato tutto il resto, la sua opinione e la sua posizione non sarebbero cambiate, in quel momento le aveva solamente messe da parte.

Da qualche giorno aveva ammesso a se stesso di essersi innamorato di Harry, nonostante tutto. Nonostante sapesse che dall'altra parte non c'era alcun tipo di sentimento e che non ci sarebbe mai stato; nonostante sapesse di essere stato per lui solamente un passatempo, uno svago; nonostante sapesse che non sarebbe mai ritornato con lui; nonostante sapesse che faceva terribilmente male, amarlo.

Da qualche parte aveva letto che al cuore non si comanda. Non poteva che essere totalmente d'accordo con quell'affermazione.






«I parametri vitali sono tutti nella norma» esordì, due sere dopo, il dottor Mendes, che si occupava del caso di Harry. «Abbiamo riscontrato miglioramenti per quanto riguarda la respirazione, ma non siamo ancora del tutto certi che sia in grado di respirare da solo. Bisogna aspettare e, soprattutto, avere tanta pazienza» concluse, spostando lo sguardo prima su Liam, poi su Louis, e infine su Zayn.

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