Stavo camminando diretta alla Boutique con l'ansia nello stomaco. Oggi io e il ragazzo dai capelli rossi avremmo lavorato insieme per la prima volta. Ashton aveva passato il sabato e la domenica a dirmi di non preoccuparmi, che sarebbe andato tutto bene, che stavo esagerando. Sta di fatto che l'ansia io ce l'ho comunque. Mi sarei aspettata di vedere quel ragazzo sabato pomeriggio, per guardare come funziona il lavoro in questa Boutique, ma lui non si è presentato. Sembra una persona così poco affidabile che dubito possa mantenere a lungo questo lavoro.
Quando finalmente arrivo alla Boutique la trovo deserta, se non per il ragazzo dai capelli rossi appoggiato alla scrivania. Mi avvicino a lui, stupita del negozio vuoto. Dov'era Debby? «Ci sei solo tu?» chiedo al ragazzo, che scuote la testa. «No, c'è anche la proprietaria, Debby giusto? È appena andata in magazzino.» Annuisco, per poi squadrarlo. Inarca un sopracciglio «Che c'è?» «Uhm? Niente. Mi chiedevo solo chi sei.» Lui mi porge la mano, che io stringo. «Piacere Michael, Michael Clifford.» «Charlotte Green, ma puoi chiamarmi Lottie.» Lui annuisce per poi continuare. «Sono venuto qui per iniziare a lavorare. Sai, venerdì ho fatto un colloquio di lavoro.» inarco un sopracciglio. Vuole lavorare qui conciato così?
«Stai scherzando vero? Vuoi lavorare conciato così? Ma scherzi?» dico, dando voce ai miei pensieri.
«Ehm... che cos'ho che non va?»
«Non lo so, i capelli rosso fuoco per esempio? Oppure gli orribili maglioni troppo larghi, che ti coprono le mani? O forse tutti quei tatuaggi e quel piercing al sopracciglio?» uno sbuffo «datti una sistemata Clifford, o addio lavoro!» Lui mi incenerisce con lo sguardo «Non hai diritto di giudicare come mi vesto o quello che decido di fare nella mia vita! Se voglio farmi i capelli rossi li faccio! Non sta a te decidere se posso o non posso lavorare! Se non sbaglio tu sei solo una dipendente, non hai tanta voce in campo.» sputa acido, lasciandomi stupefatta. Come si permetteva! Gli lancio uno sguardo di fuoco prima di girarmi, facendo oscillare i miei capelli biondi cenere, e andare nella zona armadietti.
Non ci potevo credere! Ma chi si crede di essere? È qui da neanche 20 minuti e già vuole sentirsi superiore! Non sopporto questo genere di persone, mi urtano il sistema nervoso, come quando chiedi un panino senza cipolla e loro te la mettono lo stesso.
Afferro con forza il maglioncino color crema e lo tiro, per stenderlo meglio sopra i jeans chiari.Quando esco dalla zona armadietti trovo Debby intenta a parlare con Michael. Cerco di evitarli, per paura di dover far fare il famoso 'giro turistico' del negozio a Michael. Ma purtroppo i miei tentativi di fuga falliscono, e me ne accorgo quando Debby mi chiama.
«Lottie eccoti qui! Vieni, ti voglio presentare Michael.» Alzo gli occhi al cielo, prima di girarmi e raggiungerli.
«Abbiamo già avuto modo di conoscerci.» dice Michael quando sono accanto a loro. Debby sorride felice «Bene, spero andrete d'accordo!» Io e lui deviamo il suo sguardo, ma lei sembra non farci caso. «Visto che vi siete già presentati direi che puoi fargli vedere il negozio, Lottie.» Cerco di trattenermi dal dire qualsiasi cosa e annuire in silenzio, ma è più forte di me. «Non può farlo Marinette?» Marinette era una dipendente fissa e stava sempre alla cassa. Era molto bella, alta e magra, con lunghi capelli neri che facevano contrasto con la pelle nivea. Ma quello che ti colpiva di più di lei erano i grandi occhi azzurri, sempre messi in evidenza dal mascara nero. Aveva, forse, solo un difetto: l'ossessione smisurata per Justin Bieber. Mi ricordo che il giorno in cui l'ho incontrata aveva indosso una sua maglietta e mai mi sono pentita così tanto di averle chiesto se era una sua fan. Si era messa ad elencarmi tutte le canzoni del suo ultimo album e a dirmi quanto odiasse Selena Gomez per averle 'rubato' il fidanzato.
«Oggi si è presa un giorno libero, ricordi?» «Oh giusto, escono i biglietti del concerto di Justin.» sbuffo, sapendo di non avere via di scampo da Michael. «Seguimi Michael, non abbiamo molto tempo prima che il negozio apra.» dico con un finto sorriso, per fare contenta Debby. E così vedo fare anche a Michael, prima di seguirmi.«E questo è il magazzino.» dico, aprendo una porta e accendendo la luce. Un enorme stanza, che occupa quasi tutto il seminterrato, piena di scatoloni, ammassati gli uni sugli altri, si illumina al clic dell'interruttore. «Ricordati di non darmi troppo fastidio, o questa potrebbe essere la tua stanza per la notte.» Lui scoppia a ridere, reggendosi la pancia, sotto il mio sguardo interrogativo. «Certo, ed io dovrei avere paura di te? Ma per favore!» Lo guardo male «Mai dire mai, Clifford.» dico andandomene, sapendo però che aveva ragione. Non sarei mai riuscita a fargli niente, non sono una persona cattiva o vendicativa, ma questo lui non doveva saperlo.
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Il disegno sopra l'ho fatto io durante l'ora di letteratura inglese e dovrebbe essere Charlotte... sì...
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Job Interview [Michael Clifford]
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