Chapter 20|| Wow!

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Non posso aver accettato. Non posso aver veramente dormito con Michael. Tutti i miei piani crollano di nuovo. Sento la mancanza di Ashton e dormire con Michael è stato come un mancargli di rispetto. Ma ormai quale rispetto si merita? Scaccio via sia il ricordo di questa notte che quello di questa mattina, nella doccia. Ho bisogno di casa mia. Questa non ha il profumo di Ashton, non ha il mio ordine. Corro in bagno e, appoggiata al lavandino, inizio a piangere. Ma non un pianto isterico, uno lento e, quasi, rilassante. Le lacrime scendono lente, senza fare a gara. Gli occhi cominciano a diventare rossi e gonfi. Non so perché piango, ma dovevo. Mi sciacquo la faccia e me la lavo, con una delle saponette di Michael. Mi guardo allo specchio e mi vedo a pezzi. Tanti pezzetti sparsi sul pavimento. Tanti pezzetti di un foglio strappato da Ashton. Questo è il mio cuore, e Michael non aiuta a chiarirmi le idee. Raccolgo i capelli in uno chignon disordinato e torno in sala, per iniziare a studiare storia, cercando di distrarmi. Ormai la mia vita va avanti facendo solo cose che servono per distrarmi da Ashton. Non ho ancora sottolineato la prima riga che Michael si catapulta in sala. «Fai i compiti il sabato?» Non faccio in tempo a rispondere che lui mi chiede subito: «Hai pianto?» La domanda è schietta, senza troppi giri di parole. Non sembra neanche una domanda, ma più u affermazione. Lui lo sa che ho pianto, ma lo chiede lo stesso. Non dico niente, mi limito ad aprire e a chiudere l'evidenziatore, creando un rumore che infastidisce Michael, perché lo afferra e lo lancia dietro di se. Improvvisamente mi abbraccia. Inizialmente rimango rigida, non aspettandomi tutto questo. Poi provo a rilassarmi, ma ogni volta le lacrime minacciano di uscire. «Hai bisogno di divertirti! Per questo questa sera andiamo con loro!» Dice sciogliendo l'abbraccio, per poi sedersi sul divano affianco a me. I suoi occhi color menta mi fissano, trasmettendomi qualcosa, ma un qualcosa che non so descrivere. «Ormai vivo solo distraendomi... ormai pensare mi porta nella strada sbagliata.» dico, fissando a vuoto il libro. «E qual'è quella giusta?» chiede innocente, la stessa innocenza di un bambino che ti chiede il perché di una cosa. Scuoto la testa, alzando leggermente le labbra, dando vita ad un timido sorriso. «Non lo so, ma di sicuro non è questa.»

Le feste non mi sono mai piaciute. Ci andavo solo perché Ashton riusciva a convincermi, ma ormai Ashton non c'è più. Cerco fino al fondo della borsa, ma nessun vestito. Ashton deve averli tenuti, o dati alla sua prossima ragazza. Una fitta allo stomaco. Il solo pensiero di Ashton che bacia qualcun'altra mi fa venire il voltastomaco. Mi stendo sul divano, abbandonata all'idea di non andare più. Decido di fingermi malata, possono capire. Afferro il telefono e apro involontariamente la chat di Ashton. Vuota. Il suo ultimo accesso 20 minuti fa. Con chi stava messaggiando? Guardo la chat per interminabili minuti, finché Michael, con una camicia a quadri verde e un giubbotto di pelle, esce dalla sua camera urlando: «PRONTA PER FARE PARTY HARD??» Lo guardo, sbattendo gli occhi. «Cosa? Ah comunque non vengo, non ho niente da mettere e non mi sento molto bene...» mento, sperando di risultare credibile. «Come non vieni?» chiede conferma deluso. Annuisco, fingendomi triste. In realtà non volevo altro che stare qui nel divano a dormire. Mi afferra il cellulare dalle mani che, per sbaglio, gli scivola e finisce a terra. «Nooo!» urlo, sopra al rumore del telefono, che cade rovinosamente sul pavimento. Tutte le foto, i messaggi, le chat perse. Andate, per sempre. Mi alzo e lo raccolgo, passando poi un dito sullo schermo crepato. «Con quali soldi lo ripago ora?» chiedo, sull'orlo delle lacrime. Lo vedo arrossire di colpo. «Io... mi dispiace tantissimo. Scusa, non volevo!» comincia a parlare a raffica, provando a scusarsi in ogni modo. Scuoto la testa. «Ho un telefono, che ho cambiato da poco. Posso dartelo. Però devi comunque cambiare numero.» annuisco sconsolata. «Tutte le chat con Ashton...» sussurro. Michael mi si avvicina e mi abbraccia. «Devi dimenticarlo. Ti stai distruggendo per colpa sua.» «Lo so...» mormoro, scuotendo la testa sulla sua spalla, inspirando il suo buonissimo odore di pulito.
«Sicura di non voler venire? Almeno puoi divertirti un po'!» Chiede, spostandomi in modo di avermi faccia a faccia. «Non so cosa mettermi...» Ridacchia leggermente. «Sei la persona con il più elevato gusto della moda che io conosca! Sei in grado di abbinare tutto! Non ci credo che tu non riesca a trovare qualcosa per questa sera!»

Alla fine ho trovato cosa mettere, e ho anche fatto in tempo. Le scarpe nere, con un leggero tacco, risuonano al mio passaggio. Ma la musica è talmente alta, che non si riesce a sentire. Un paio di pantaloni neri attillati scendono morbidi sulle mie gambe, fasciandole alla perfezione. Mentre come maglia ho optato per una, leggermente corta, di pizzo nero. Le maniche, corte, scendono lungo le braccia, lasciando libere alla visione le bretelle del reggiseno. Appena entriamo veniamo accolti da una ragazza dai capelli rossi, con indosso una salopette di jeans, che ci offre due bicchieri, contenenti un liquido azzurro. «Bevi?» mi chiede Michael, sovrastando la musica. «Poco.» gli urlo in risposta. All'improvviso sento due braccia avvolgermi. «Lottie!» Marinette mi saluta entusiasta. Quando mi volto per guardarla rimango stupita di non trovare la solita Marinette del lavoro. Il lunghi capelli neri divisi in due trecce laterali. Gli occhi, di un azzurro più scuro, dovuto al buio, resi più voluminosi dal mascara e contornati da una spessa linea di eye-liner. Il rossetto bordò ad enfatizzare le labbra, mentre la pelle è resa luminosa dall'illuminante. Indossa un paio di pantaloncini corti bianchi, che le fasciano perfettamente la vita. Mentre il seno è coperto da un top nero, molto più corto del mio, che lascia scoperta la pancia piatta e l'ombelico, dove un piccolo brillantino brilla.
«Wow!» esclamo guardandola. «Wow anche tu!» ride, studiando il mio outfit. «Hey ciao ragaz... Wow!» esclama Luke, guardando Marinette, che arrossisce. Sento un sorso della bevanda, che mi brucia leggermente in gola, ma è un bruciore piacevole. «Calum ci ha tenuto i posti al divanetto.» dice Luke, dopo aver praticamente mangiato con gli occhi Marinette, indicando un tavolino con alcuni divanetti attorno.
«Lottie lui è Calum.» dice Michael, appena lo raggiungiamo. «Ci conosciamo già. Ci siamo incontrati al parco giorni fa.» spiega il moro, facendo annuire Michael, prima che presenti anche Marinette.
«Avete intenzione di continuare a lavorare lì alla boutique, o pensate di cambiare.» chiede Calum. «Io sto puntando a Milano, o Parigi... ma lo vedo come qualcosa di irrealizzabile.» rispondo, visto che Marinette è impegnata con Luke. «Credo che invece si possa real...» cerca di dire, ma la musica viene alzata all'improvviso. «Tutti in pista! Basta stare seduti a bere, è ora di ballare e darci dentro!» grida la voce al microfono. «Andiamo?» mi chiede Michael e, non faccio in tempo ad annuire, che sono subito tirata in pista. «Vuoi?» mi offre un bicchierino dal liquido rossastro, che porto alle labbra. Il liquido è dolciastro, e sento l'adrenalina scorrermi in corpo subito dopo. E la serata va avanti tra bicchierini di liquido rosso e musica a palla. Mai fatto più schifo di così, tanto che, appena arrivati a casa, io e Michael ci addormentiamo immediatamente. Vicini. Di nuovo. Questa abitudine, per quanto bella sia, deve passare.

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Oggi il capitolo è più lungo perché non riuscivo a finirlo, quindi ho deciso di prolungarlo.
Detto questo, vi ringrazio ancora per i voti e le visualizzazioni, e...
Baci
||Vane

Job Interview [Michael Clifford]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora