Chapter 16||What's Happened?

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Sto attraversando le strade di Sydney, nel freddo della mattina, avvolta solo in un giubbotto di jeans. Credo che ormai il rapporto tra me e Ashton si sia rotto per sempre, forse è colpa mia. Forse non gli ho dato troppe attenzioni. Forse si è sentito messo da parte.
Forse tutti questi fattori giustificano la rottura di tutti i bozzetti da parte sua.
Forse gli dava fastidio la firma di Michael accanto alla mia. Forse aveva capito che i nostri sguardi si erano incontrati troppe volte mentre disegnavamo, e le nostre mani si erano sfiorate più volte. Forse di questo era solo colpa del mio essere mancina, e del disegnare alla sua destra.
Forse la fine del nostro rapporto non ha bisogno di un forse. Forse abbiamo entrambi puntato troppo in alto, io con il lavoro, lui con me. Si, forse è andata così... anzi, senza forse.
Tiro su un sorso di frappuccino al cioccolato, appoggiandomi alla panchina. Rido. Rido perché è l'unica cosa che posso fare, ho già pianto abbastanza. Potrei sembrare pazza, ma meglio pazza che disperata. Poi mi rendo conto di essere entrambe: disperatamente pazza... di lui però. Decido che è ora di cambiare, basta essere la ragazza che lavora, studia e ha anche una relazione! Inseguirò il mio sogno, lavorerò sodo alla Boutique e al progetto con Michael. Mi diplomerò e cercherò lavoro a Milano. Ashton ha provato a distruggere il mio sogno, ma quando ha aperto il cassetto l'ha trovato vuoto, perché i sogni sono fatti per le persone coraggiose, per tutte le altre ci sono i cassetti. E io voglio tentare, a costo di lasciare indietro una parte di me!

Scherzavo. Voglio Ashton accanto a me. Per questo mi ritrovo a piangere su una panchina, la stessa che poco prima ha assistito al mio sorriso. Ognuno ha il proprio periodo, io sono in fase primaverile: un momento rido e splende il sole, un altro piango e scende la pioggia. Ashton manca, ma ogni volta che penso a lui mi ritornano in mente i fogli a terra, una metà a destra, l'altra a sinistra. Tutti i bozzetti a cui avevo dedicato giorno e notte andati in pezzi.
Il ricordo delle mattine passate insieme, scacciate via da una me che piange silenziosa, cercando di aggiustare i foglietti con la forza del pensiero. Ma, purtroppo, non sono dotata di questa capacità, e l'unica cosa che riesco a fare è mettermi il giubbotto e uscire. Correre via. Lasciare Ashton e i disegni alle spalle. Con un solo pensiero: ricominciare.
Così come si ricomincia un disegno, cercando la carta, temperando le matite. E questo è quello che succederà a me, inizierò cercando una stabilità emotiva, levigando ogni mia capacità, portandola ad essere forte e appuntita, come la punta di una matita.
Poi inizierà il bozzetto, fatto di errori e incertezze, di tratti leggeri e imprecisi. Con una gomma cancellerò le parti sbagliate, ma alcune, purtroppo, sono irremovibili, come una macchia di caffè caduta distrattamente sul lato del foglio. E qui le scelte sono due: lasciare la macchia sul foglio, ignorandola, ovvero lasciando la vita con i suoi sbagli, oppure posso trasformarla, posso renderla un palloncino, trasformarla in un cuore, posso sfruttare gli errori della vita a mio piacimento, trasformandoli in quello che voglio, in qualcosa che mi piace.
Poi dovrò inchiostrare, rendere la bozza definitiva, ripassare i tratti incerti con uno deciso. Così nella mia vita ripasserò solo le cose importati, quelle che vale la pena mantenere, quelle che faranno di me un vero e proprio disegno.
Poi coloro tutto quello che di perfetto ho. Come dona allegria ad un disegno, lo farà anche alla mia vita. Colorerà la solita grigia e monotona vita e, devo ammetterlo, pensare al colore mi ricorda subito Michael. Forse farà parte anche lui del mio disegno.
Aggiungo gli ultimi dettagli e il lavoro è finito. Rendo il disegno più bello, facendo così anche con la mia vita. Sistemo le parti che meno mi piacciono, facendole diventare perfette.
Lo firmo, rendendolo mio, come la vita, è mia e basta.
Sorrido, felice di avere un piano. Per questo decido di avviarmi alla boutique, dove prenderò dei vestiti, per sostituire il mio attuale pigiama.

Purtroppo la felicità non dura. Appena arrivata davanti alla boutique mi siedo per terra e le lacrime ricominciano a scendere. Sono veramente in fase primaverile.
Però è un pianto silenzioso, consapevole di ciò che succede. Un pianto di dolore, del cuore che si spezza, potrei quasi sentirne il suono. Alzo la testa e capisco che erano i passi di Michael, che corre nella mia direzione, a fare quel rumore.
«che è successo?» chiede Michael, vedendomi piangere fuori dalla Boutique.
«Io e Ashton ci siamo lasciati..» dico, mentre le lacrime scendono calde sulle mie guance.
Michael si avvicina a me e, inaspettatamente, mi abbraccia.
«Come mai?» «Dice che non lo amo più come prima, che dedico troppo tempo al lavoro, al nostro progetto. E ha rotto tutti i nostri bozzetti...» Michael assume un'espressione veramente arrabbiata, perché anche lui aveva lavorato a quei bozzetti, e posso capirlo. «Mi ha detto di scegliere, indirettamente, o lui o il lavoro.» e qui ricomincio a piangere «scusa se sono stata egoista e ho scelto il mio lavoro, ma ci tengo troppo per mollare.» «È lui quello che non ti amava più, perché se lo avesse fatto non ti avrebbe messo alle strette, facendoti scegliere tra le due cose a cui tieni di più. È per questo che non voglio una ragazza fissa, non sono il tipo da relazioni. » dice ridacchiando e scuotendo la testa. Poi la solleva e guarda il cielo senza una nuvola sopra di noi, staccandosi dall'abbraccio. «Anche io ho un sogno, sai? Diventare un cantante famoso. Ovviamente mi sto solo illudendo, visto che le possibilità sono pochissime. Ora sono in una band con i miei due migliori amici, Calum e Luke. Credo tu li conosca.» io annuisco, perché si, li avevo già incontrati. «ci servirebbe però un batterista...» Sto per ricominciare a piangere, ma decido di trattenermi. «A-Ashton suona la batteria.» Michael mi guarda stupito «Oh non potrei mai! È il tuo ex ragazzo, non sarebbe giusto.» «A me non dà fastidio, e non lo darebbe neanche a lui, sai cosa gliene importa.» dico asciugandomi le ultime lacrime. Passa un minuto in cui siamo entrambi in silenzio poi, come giorni fa: «Vorrei sentirti cantare, un giorno.»

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Vi rubo due secondi solo per ringraziarvi di tutti i voti e delle visualizzazioni! Per me contano davvero tanto!
Comunque credo che questo sia uno dei miei capitoli preferiti. Quindi ci tengo molto!
Detto questo,
Baci
||Vane

Job Interview [Michael Clifford]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora