Il silenzio di Michael mi innervosisce. Nessun rumore irrompe quello che dovrebbe sembrare un silenzio di pace e tranquillità, peccato che la tensione tra di noi sia alle stelle. Il ragazzo dai capelli rossi non ostenta ad aprire bocca, giocando con l'anello nero che porta al pollice. In cambio io rimango a fissare le sue mani, seguendo ogni movimento, come se in esso ci fosse la risposta alla mia domanda. Comincio a battere le unghie sul tavolo, creando una breve sequenza ripetitiva, cercando di attirare la sua attenzione, spronandolo a parlare. Lo sento sospirare. «Non volevo.» sussurra, talmente piano che fatico quasi a sentirlo. «So della tua situazione con Ashton e l'ho solo peggiorata...» abbassa lo sguardo. Lo guardo, cercando di capire qualche altro dettaglio dalla sua espressione, ma niente. Quello che è successo mi ha sconvolto parecchio perché non me lo aspettavo. «È stato uno scatto improvviso.» esclama rialzando lo sguardo, questa volto molto più sicuro. «Dimenticalo.» detto questo si alza e inizia a sparecchiare. Lo osservo, vedo quanto sia nervoso, tanto che tutto quello che fa lo fa svogliatamente. Non vorrei dimenticarlo, almeno finché non ne capisco l'origine, ma Michael non me ne da l'opportunità. Però capisco che lui, come me, sta cercando di non cadere per questo decido che dimenticare sia la scelta migliore. «Dimenticato.» mormoro, in modo che lui mi senta. La sua faccia è non la più convincente, ma neanche la mia deve esserlo. «Ci vediamo domani mattina.» E con questo Michael ritorna nella sua camera per prepararsi ad andare a dormire. Mi metto il pigiama e mi stendo nel divano-letto, usando un po' il telefono e sistemando il bozzetto fino a che non arriva l'ora di dormire. O almeno, finché le palpebre non decidono di calare e di impedire alla luce di irrompere nei miei sogni. Ma non faccio tempo ad abbandonarmi alle braccia di Morfeo che un imprecazione mi risveglia di colpo. Accendo velocemente la abat-jour che tenevo vicino al divano, sopra ad una sedia, in modo la rischiarare la stanza e illuminare il volto di Michael. «Cosa stai facendo?» chiedo tirandomi su e mettendomi a sedere. Lui scuote la testa. «Niente, volevo solo un bicchiere d'acqua.» Annuisco poco convinta, tornando sotto alle coperte. «Posso?» chiede, indicando il fondo del letto. Gli do il consenso e lui si siede, deviando il mio sguardo mentre mi tiro di nuovo a sedere. «È tutto okay?» Lui scuote la testa, poi ride. Ma una risata triste, malinconica, di chi a perso tutto. «Vuoi la risposta?» lo guardo confusa. «Alle domande di prima, intendo.» annuisco debolmente, ma lui lo vede perché inizia a mordersi il labbro. Mi sistemo la canottiera rosa confetto, aspettando che inizi a parlare. «Cosa ho fatto tutto il giorno? Ho pensato ad un modo per farti venire a Milano. Perché non potevo permettermi di lasciarti qui. Era il tuo sogno, non potevi buttarlo così.» scuote la testa avvilito, mentre io continuo a guardare quel ragazzo che tanto ho odiato, che tanto ho criticato, e invece lui stava solo cercando un modo per realizzare i miei sogni. «È già successo a me, so cosa si prova. So come ti senti quando dai tutto te stesso per qualcosa e poi, per un minimo errore, vedi il tuo sogno sgretolarsi in mille pezzi.» esita qualche secondo, prima di continuare. «Perché l'ho fatto? Perché ti vedevo indifesa, distrutta. Prima da Ashton, poi dalla notizia di Milano. Ho ragionato d'istinto.» lo osservo, ma lui non osa guardarmi. «Cosa ti è successo?» chiedo in un sussurro, per paura di essere entrata in un argomento troppo intimo. Lui sospira, indiziando a giocare con l'anellino nero. «Volevo ad ogni costo diventare qualcuno nel mondo della musica.» si siede a gambe incrociate ed io lo imito, spostando la coperta. «Così iniziai a chiedere a Luke e a Calum di formare una band, visto che come solista faccio parecchio cagare.» si lascia sfuggire un risolino, che mi fa sorridere. «Loro accettano subito e, da quel giorno, iniziammo a provare tutte le settimane. Luke ha una voce fantastica, per questo ebbe subito il posto come voce principale, Calum e il basso sono una coppia sensazionale, e infatti diventò subito il bassista. Mentre io, non per vantarmi, faccio dei bellissimi assoli con la chitarra elettrica.» ridacchio leggermente, vendendo un sorriso comparire sul suo viso. «Decidemmo così di iscriverci ad un concorso. Arrivati lì ci dissero che, se non c'era un quarto membro, non potevamo gareggiare. Il mondo mi è caduto addosso. Avevamo perso in partenza, neanche l'occasione di partecipare. In quel momento tutto faceva schifo.» Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, lui perché aveva finito di raccontare, io perché non sapevo cosa dire. «Questo è quanto.» dice, come per spronarmi a parlare. «Mi dispiace... è orribile. Capisco perfettamente come ti senti.» «Per questo ho cercato un modo per aiutarti!» Gli rivolgo un sorriso di gratitudine. «E perché ora? Perché non me l'hai detto prima?» Chiedo con insistenza. Finalmente i suoi occhi, di un verde spettacolare, incontrano i miei. «Perché è tutto più facile rivelare qualcosa mentre si è al buio.» e, detto questo, si alza e va verso la sua camera. Sono bloccata. Proprio quando avevo deciso di lasciare Michael fuori dalla mia vita, lui ci rientra come un ciclone.
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Una mia amica, che legge la mia fanfiction perché è una brava persona, ha creato un profilo Twitter a nome di Lottie. Vi invito a seguirlo: thedarkisntform.
Se volete trovare me invece su Twitter: Lukeessmile
Baci
||Vane
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Job Interview [Michael Clifford]
Fanfiction«Stai scherzando vero? Vuoi lavorare conciato così? Ma scherzi?» «Ehm... che cos'ho che non va?» «Non lo so, i capelli rosso fuoco per esempio? Oppure gli orribili maglioni troppo larghi, che ti coprono le mani? O forse tutti quei tatuaggi e quel...