Chapter 17|| You Can Come To Me...

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Vengo fortunatamente accompagnata da Michael, che mi tiene un braccio sulle spalle, alla boutique. Appena entro Marinette corre a chiedermi che cosa c'è che non va, evidentemente spaventata dagli occhi rossi, dovuti al pianto.
«È tutto okay, tranquilla. Più che altro... non è che ci sono dei vestiti in più per me?» dico, facendo vedere il mio pigiama.

Mi chiudo in bagno, poggiando i vestiti puliti, gentilmente offerti Debby, sul lavandino.
Cerco di vestirmi senza toccare il pavimento, schiacciando quindi le Adidas, su cui appoggio i piedi. Infilo velocemente i pantaloni della tuta grigio chiaro, in modo da potermi rimettere le scarpe. Quando alzo la testa vedo il mio riflesso allo specchio, gli occhi rossi e gonfi e i capelli sparati da tutte le parti. Ripenso immediatamente ad Ashton, ai giorni passati insieme, e sono sicura che i ricordi continueranno ad invadere la mia mente fino a che non sarò abbastanza forte per eliminarli.
Mi metto la maglia grigia e mi lavo la faccia, cercando di eliminare le tracce del pianto.

Quando esco sono un minimo più decente, ma purtroppo una brutta notizia mi aspettava. All'entrata della Boutique ci sono quattro borsoni, i miei borsoni, e ho paura di sapere cosa ci sia dentro. Ignoro gli sguardi preoccupati di Michael, Marinette e Debby e, con movimenti meccanici, raggiungo le quattro borse. Apro la prima e vengo subito invasa dall'odore familiare di casa mia e di Ashton... beh a quanto pare ora solo di Ashton, visto che i miei oggetti personali e vestiti sono tutti qui. Mi salgono di nuovo le lacrime agli occhi.
E ora dove andavo? Non avevo un posto dove vivere, e la casa dei miei genitori è troppo lontana dalla Boutique e dalla scuola. Sento tutti i miei piani infrangersi, ogni sogno andato perduto. Mi accascio a terra, iniziando un pianto isterico, che provoca l'improvviso interesse da parte di Michael, che corre al mio fianco e mi abbraccia. Però al contrario dei soliti abbracci freddi, che vedevo dava alla gente, sento il dispiacere e la pena che prova. Mi stringo forte a lui, inumidendogli la maglia con le mie lacrime, mentre sento le sue mani andare su e giù per la mia schiena.
«Non ho un posto dove vivere...» dico a bassa voce, stringendomi di più a Michael che, ora come ora, sembra l'unico conforto. «Puoi venire da me... almeno fino a che non avrai i soldi necessari per andare a vivere in un'altra casa.» propone Michael, parlando piano al mio orecchio. «Mi sembra una cosa assurda! Non potrei mai...» scuoto la testa, staccandomi da lui e mettendomi a sedere per terra, appoggiandomi ai borsoni. «Ma scherzi?! Ovvio che puoi!» esclama alzando le braccia. «Tranquillo, starò in un hotel per un po', poi mi toccherà tornare dai miei genitori, a Melbourne.» mormoro leggermente triste, tirando fuori il telefono per cercare qualche hotel di basso costo nelle vicinanze.
«Non lo farai!» urla Marinette, prima di correre verso di me e strapparmi il telefono di mano, mettendoselo nel reggiseno. Inarco un sopracciglio «Mar che stai facendo?» «Non ti permetterò di andartene! Poi con chi parlerò dei ragazzi carini che entrano alla Boutique? Chi mi ascolterà mentre parlo di Justin Bieber? Chi verrà al suo concerto con me?» esclama, mettendosi dritta davanti a me, abbassando la testa per guardarmi. «Michael viene al concerto con te!» dico, ricordandomi dei tre biglietti. «Si ma lui non è te!» «Grazie!» alza gli occhi al cielo quest'ultimo, facendomi sorridere leggermente. «E io come farò senza la mia assistente e dipendente preferita?» mi chiede con voce dolce Debby, avvicinandosi a me, finalmente in piedi.  «Esisto eh!» ribadiscono contemporaneamente Michael e Marinette, facendo scoppiare a ridere Debby e leggermente sorridere me. «Sul serio Lottie, puoi rimanere.» mi dice serio Michael. Annuisco leggermente «Però ci dividiamo le spese.» Michael mi abbraccia di colpo, alzandomi da terra. Sento le guance farsi rosse e gli occhi di Marinette e Debby puntanti su di noi. Un senso di disagio mi invade e, quando Michael mi appoggia a terra, ci ritroviamo entrambi rossi come due pomodori. La situazione si fa parecchio imbarazzante, tanto che Michael comincia a grattarsi la testa e io trovo veramente affascinanti le mie scarpe. Potrei riempire il vuoto nel mio cuore lasciato da Ashton con le mie scarpe!
Fortunatamente il campanello della porta richiama la nostra attenzione, facendo entrare un Luke Hemmings con un cappello a pinguino. «Hey bella gente!! Vi piace il mio cappello a pinguino?» esclama venendoci incontro. «Ma è così di natura o ha bevuto?» chiedo piano a Michael, che scuote la testa esasperato. «No, è così di natura...» ridacchio alla sua espressione, prima di guardare di nuovo Luke Hemmings e il suo pinguino. «Ma quel cappello?» chiede Marinette divertita. «È per onorare il pinguino più grande! Sai...» dice avvicinandosi a lei con un sorriso malizioso «gli Hemmings se ne intendono in fatto di uccelli!» «LUKE!» esclama Michael, tra l'esasperato e lo schifato. Vedo Debby scuotere la testa e andare nel suo ufficio, mentre Marinette rimane immobile con le guance completamente rosse. Chiudiamo il quadro con una me che ride perché, almeno per una volta, voglio scordarmi Ashton e ridere. Improvvisamente mi ricordo del mio telefono, e della posizione in cui si trova. «Ehm... Mar? Non è che potresti ridarmi il mio telefono?» Lei  si guarda e annuisce, facendo per prenderlo, quando Luke la ferma con un sorriso malizioso stampato in faccia. Credo di sapere già quello che vuole dire. «Se vuoi te lo riprendo io...» «LUKE!!»

Job Interview [Michael Clifford]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora