Chapter 6|| I Have Boobs, I Command!

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Dopo un'ora e mezza passata a sistemare i capelli allo specchio decido che è finalmente ora di uscire dal bagno. Ashton è, come al solito, seduto sul divano a giocare al telefono. Appena si accorge di me mi chiama, senza staccare lo sguardo dal cellulare. «Lottie, vieni a vedere che gioco figo ho installato.» Alzo gli occhi al cielo mentre indosso gli stivaletti neri. «Ash, hai 22 anni, puoi fare la persona adulta e ragionevole?» Lui sbuffa, come al solito infastidito dal mio rimprovero per essere un ragazzo immaturo. «Dai guarda! Sto suonando!» Volgo velocemente lo sguardo verso il suo telefono e lo vedo impegnato a cliccare dei rettangoli azzurri, che scendono fino alla parte finale dello schermo. Mi avvicino e gli lascio un bacio sulla guancia. «Io vado al lavoro e probabilmente tornerò dopo cena. Ci dovrebbe essere qualcosa nel frigo se no ordina pure quello che vuoi.» dico, prima di essere intercettata dalle labbra di Ashton, che si posano sulle mie. «Come mai farai tardi?» chiede, dopo aver lasciato le mie labbra. Rifletto qualche secondo, indecisa se dirgli o no del lavoro con Michael. Ma infondo non c'è niente di male, è solo un lavoro che dobbiamo portare avanti insieme, niente di personale o particolarmente intimo. «Devo realizzare un progetto, che andrà a Milano, con un collega.» Lui stacca finalmente gli occhi dal giochino, che aveva abbandonato solo il tempo per darmi un bacio. «Milano?» strabuzza gli occhi mentre io annuisco felice. «Sono felicissimo per te!» esclama, abbracciandomi. Gli lascio un altro bacio sulle labbra, prima di salutarlo e dirigermi verso la porta quando la sua domanda mi ferma. «Chi è il collega?» Speravo di non dovergli dire che il collega era Michael, visto che già una volta si era dimostrato geloso. Cercai di prendere tempo ma il lavoro chiamava, e anche Ashton. «Beh ecco... hai presente il ragazzo nuovo?» Lui annuisce, guardandomi male. «È lui?» Non dico niente, ma lui capisce. «Sai che non piace quel ragazzo...» sbuffa, venendo verso di me. «Ash, non l'ho scelto io. È solo una cosa di lavoro, stai tranquillo.» gli spiego con calma, mentre la mia mano si posa sulla sua guancia. Lui mi sorride, non del tutto convinto. «Okay... Ma guai a lui se ti...» Io ridacchio, prima di baciarlo e uscire di casa. Come può solo pensare che io lo tradisca, con Michael poi! Non lo sopporto neanche! Questa cosa mi ha dato fastidio e mi è piaciuta allo stesso tempo. Non mi è piaciuto il fatto che lui non si fidasse di me, però se è geloso vuol dire che ci tiene a me, no?

Entro nel negozio salutando Marinette, già dietro alla cassa, e vado a togliermi la felpa, visto che oggi era caldo e ho preferito lasciare a casa il giubbotto. Nel negozio era molto caldo e l'estate si faceva sentire, fortunatamente avevo messo una maglietta a maniche corte, ma i pantaloni lunghi dovevo portarli per forza. Quando esco mi trovo davanti la figura alta di Michael. Quel ragazzo è troppo alto per i miei gusti! «Debby ti cerca.» Mi dice senza l'ombra di un sorriso. Io annuisco e faccio per andare del 'ufficio' di Debby, quando lei spunta da dietro la figura di Michael. «Lottie! Michael ti avrà sicuramente detto del progetto a cui dovrete lavorare!» esclama entusiasta. Una cosa che adoro di Debby è la sua allegria. Non è di quei capi che ti fanno odiare il lavoro, come il mio prof di storia dell'arte mi fa odiare la storia dell'arte. Lei è sempre allegra, anche quando ci sarebbe da piangere. Debby di quelle persone con il sorriso sempre stampato sulle labbra, che ogni giorno colora di fucsia, che fanno contrasto con i capelli scuri, sempre tenuti su da una molletta. I ricci le ricadono sempre sulle tempie che lei, prontamente, sistema dietro alle orecchie. «Si, mi ha accennato un progetto che andrà in in azienda di moda a Milano.» spiego, guardando velocemente Michael. Lei annuisce sorridendo. «Ora vi spiego, venite nel mio ufficio così vi faccio leggere la mail.» Si avvia verso il piano di sopra, seguita da me e Michael, che ci evitiamo come la peste. Sarà un comportamento infantile, ma almeno non litighiamo, come succede la maggior parte delle volte. Lo studio di Debby non è molto grande e lo spazio è occupato principalmente dalla scrivania, dove è poggiato il suo computer.Alle pareti ci sono alcuni suoi bozzetti appesi, progetti che aveva intenzione di fare per la boutique e foto di alcune modelle con indosso i suoi vestiti. Debby era una stilista abbastanza conosciuta a Sydney, ovvio non di fama mondiale come Gucci o Armani, però aveva anche lei il suo stile. Mi aveva aiutata molto, quando ho cominciato a lavorare qui sapevo veramente poco di moda. Lei mi ha insegnato gli abbinamenti giusti, i segreti per realizzare un vestito perfetto e tutto ciò che c'è da sapere sulla moda. Mi aveva persino portato da una sua amica parucchiera per un corso extra. Le dovevo tantissimo. «Allora quello che chiedono da voi è un abito che ricordi la primavera! Potete aggiungerci tutti gli accessori che volete e in più potete aggiungere la pettinatura che preferite. Domande?» chiede, finito di spiegare. «Entro quanto tempo?» Mi stupisco dell'attenzione che Michael sta rivolgendo a questo progetto, non me lo aspettavo. «Avete tre mesi di tempo. Bastano vero?» Io annuisco, pensando a cosa potrei chiedergli ma non mi viene in mente niente. Così lei ci congeda, dandoci la giornata libera per pensare al progetto. Scendo le scale, superando Michael. La mia voglia di parlare con lui era davvero poca, sentire le sue stupida battutine. La cosa che peggio temevo era lavorare con lui, insomma aveva dei gusti orrendi. Dopo aver preso la borsa e indossato la felpa esco dalla zona armadietti e sto per raggiungere Michael fuori da negozio, quando Marinette mi chiama. «Quindi tu e Michael starete da soli?» mi chiede, abbassando leggermente il viso. Io ridacchio per la sua reazione. «Mari, io sono fidanzata e poi non provo niente per Michael. È solo una cosa di lavoro,stai tranquilla.» Lei mi guarda, sorridendo leggermente. «Buona fortuna...» La saluto con un sorriso ed esco, raggiungendo quella testa di susina del mio collega. «Allora, andiamo da Starbucks perché io ho fame e ci sediamo su un tavolino li okay?» Non gli lascio il tempo di rispondere e mi avvio verso Starbucks. Lui ridacchia, il che mi fa votare e guardarlo con un sopracciglio inarcato. «E se io non volessi venire?» mi sfida. Io gli sorrido «Io ho le tette, io comando! E ora, se non ti dispiace, andiamo che dobbiamo lavorare ad un progetto.» Lo vedo sorridere e scuotere la testa, prima di girarmi e proseguire per la mia strada, seguita da lui questa volta.

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Non vi occupo tanto tempo, voglio solo augurarvi buon anno! E che sia un anno migliore del precedente!
Eppi niuv iar! Buon 2k17!
Baci
||Vane

Job Interview [Michael Clifford]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora