«Wow!»
«Cazzo!»
Io e Michael rimaniamo incantati dalla bellezza di quella camera d'hotel. Appena entriamo, sulla sinistra, troviamo un piccolo bagno bianco. Subito dopo un enorme letto matrimoniale, coperto da un piumone bianco, occupa la maggior parte della stanza. Una grande finestra da sul balcone, coperta da tende bianco latte mentre, nell'angolo, una scrivania sempre bianca con accanto una piccola libreria, nera questa volta. Sul pavimento un morbido tappeto bianco si espande per buona parte della stanza, trasmettendo un senso di morbidezza che, in questa stanza, solo il piumone sa dare.
«Wow!» esclamo, per la seconda volta, colpita dal massimo stupore.
«Cazzo!» mi segue imbambolato Michael.
Purtroppo però, lo stupore non ci fa notare una cosa, il letto è matrimoniale.
Corro alla terrazza, guardando la grande Milano. Stringo forte la ringhiera del balcone, troppo emozionata di essere finalmente a Milano. «Ehm... Lottie?» mi richiama Michael, uscendo con la testa sul balcone. «Cosa c'è?» rispondo euforica, continuando a saltellare per la gioia. «Il letto è matrimoniale... Se non sbaglio l'avevamo specificato che i letti dovevano essere separati.» Alzo le spalle, troppo felice per preoccuparmene. «Oh pazienza! Metteremo dei cuscini divisori, non ho voglia di stare a pensare a questo, ora come ora.» e, detto questo, continuo a guardare Milano, sotto un cielo grigio. «In Australia era ormai estate...» inizio. «E qui è ormai inverno...» continua Michael, venendo vicino a me. «Non mi interessa, sinceramente. L'unica cosa che conta, per me, è essere qui. Tutto il resto, la stagione, il clima, il letto matrimoniale, è irrilevante.» lo guardo negli occhi e, poco dopo, mi imita. «Se per te è un problema puoi andare tranquillamente ad avvisare Debby e la reception.» Lui sorride, un sorriso divertito. «No, va bene così. Poi abbiamo già dormito insieme, ricordi?» Annuisco mentre le guance cambiano improvvisamente colore, diventando color porpora. «Grazie.» dico semplicemente, per poi volgere di nuovo lo sguardo al paesaggio. «Di cosa?» chiede confuso. «Di questo!» allargo le braccia facendo un cerchio. «Di tutto quello che hai fatto; la casa, il viaggio, il disegno. Tutto!» Sento una mano sulla spalla. «Di niente.» ridacchia, facendomi perdere nella sua risata. Ora che ci faccio caso, ha davvero una bellissima risata, ma non sarà mai bella come quella di Ashton... Ashton. Ora è a chilometri di distanza, senza sapere dove sono. Ma cosa gliene dovrebbe importare? Non si è mai fatto sentire, prima che il telefono si rompesse, o vedere. Si è allontanato lui da solo, ha distrutto lui i miei sogni, lui ha provato a farmi cadere, ma io mi sono rialzata, più forte di prima, pronta a realizzare ciò per cui sono arrivata qui, per cui ho attraversato un oceano. Presa da uno scatto di euforia, desiderio di dimenticare e confusione abbraccio Michael. All'inizio è stupito, non sa bene cosa fare, poi mi cinge i fianchi, appoggiando la testa tra i miei capelli. «A cosa devo questo?» chiede ridendo. Alzo gli occhi al cielo, anche se lui non può vedermi, e mi alzo sulle punte, aderendo di più al suo corpo. Si sta bene tra le sue braccia. Sono calde, mi sento bene quando sono con lui.«Fermiamoci in questo bar! Vi prego! Ho l'ispirazione!» dico rapidamente, indicando l'entrata del bar a Debby e Michael. Vedo Debby guardare Michael, che alza le spalle dicendo: «Ha l'ispirazione!»
Entriamo nel bar e prendiamo subito posto. Tiro fuori dallo zaino il quaderno e la matita, iniziando a tracciare linee su linee. La matita segue il flusso della mia mente, traccia la copia perfetta dalla mia idea. Tutto quello che avevo in testa si è riversato sul foglio bianco. Il disegno presenta tratti irregolari e forme unite tra loro, in modo da creare l'anatomia del corpo.
«Cosa vuoi da bere o da mangiare?»
«Mh non lo so.» mormoro distratta, troppo impegnata a finire il disegno. Mordo la fine della matita, concentrata come non mai a realizzare la maglietta, che risulta essere molto più impegnativa di quello che mi aspettavo.
«Sei in Italia, dove c'è uno dei caffè più buoni del mondo! Devi per forza sentirlo.» mi incita Michael.
«E va bene! Ordina un caffè con una goccia di latte, grazie.» dico, ritornando al mio disegno, con la lingua tra i denti per l concentrazione.
Finita la forma del corpo della ragazza comincio a disegnarle la canottiera. Sul petto è disegnato un grande fiocco, che sarà poi di tulle, mentre il resto della canotta scende morbida fino alla vita, assumendo diverse pieghe sulla fine. Mentre sto rifinendo il fiocco arriva Debby che, con la sua abilità nella lingua italiana, ha ordinato i nostri caffè. «Mi stupisco ogni volta della tua abilità, sia nel disegno che nella fantasia per ogni abito. Se non sceglieranno voi non hanno gusto!» ribatte Debby decisa. Nascondo le guance rosse dietro alla tazzina di caffè macchiato, sentendo subito il buonissimo odore del caffè. Porto alle labbra la tazzina e subito il gusto amarognolo del caffè investe le mie papille gustative. «Questa cosa è fantastica! Se è buono il caffè non immagino tutto il resto!» Esclamo, facendo ridere Michael e Debby. «Beh, benvenuta in Italia!» annuncia quest'ultima.---
Okay, vi chiedo di nuovo scusa per il ritardo ma, nonostante siamo a fine maggio, i professori non capiscono che siamo stanchi e continuano a riempirci di verifiche e interrogazioni! E, se non voglio cadere proprio all'ultimo, è il caso che io vada bene in queste.
Scuola a parte, sono tanto happy perché finalmente, dopo 2 mesi tra decolorazioni e altro, sono riuscita a farmi i capelli BLUUUU!!! Sono una cosa fantastica!!😻 e boh, mi sento tanto Michael Clifford!
Vi ricordo che la pagina Twitter di Lottie è: Thedarkisntform.
Mentre la mia: Lukeessmile
Baci
||Vane
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Job Interview [Michael Clifford]
Fanfiction«Stai scherzando vero? Vuoi lavorare conciato così? Ma scherzi?» «Ehm... che cos'ho che non va?» «Non lo so, i capelli rosso fuoco per esempio? Oppure gli orribili maglioni troppo larghi, che ti coprono le mani? O forse tutti quei tatuaggi e quel...