Ashton non mi ha parlato per tutta la sera, mi ha perfino dato le spalle mentre dormivamo. Questa situazione mi sta sfuggendo di mano.
«Ashton devo parlarti.» lui mi guarda con sufficienza, prima di sedersi e farmi cenno di parlare. «Beh ecco...» comincio impacciata. «Bene, tempo scaduto! Posso continuare ad ignorarti.» dice nel modo più acido che ha.
Lo guardo delusa, perché questo non è il mio Ashton. «Allora se non mi vuoi ascoltare posso benissimo andare alla Boutique in anticipo! Così aiuto Marinette e Michael!» Si alza improvvisamente, sovrastandomi con la sua figura. Mi afferra i polsi e mi guarda in cagnesco. «Ah quindi preferisci loro al tuo fidanzato? Bene! Allora adesso me ne andrò anche io! Chissà magari ci sono altre belle ragazze che amano chi suona la batteria!» sputa acido. Sento le lacrime premere sugli occhi, ma mi sforzo a rimandarle indietro. Non posso piangere davanti a lui. Però una lacrima non riesco a trattenerla, perché scivola sulla mia guancia, facendo subito spegnere il sorriso menefreghista ad Ashton. «Stai p-piangendo?» chiede tremante. Io scuoto la testa, cacciando indietro le ultime lacrime e allontanandomi dalla sua presa, che ha leggermente allentato. «Lottie...» mormora sconsolato. «Forse è il caso che vada...» sussurro, avvicinandomi alla porta. Vedo Ashton irrigidirsi e stringere i pugni. «Charlotte!» mi richiama, come un ordine. «Scusa Ash...» sussurro, cercando di asciugare le ultime lacrime. «No!» urla Ashton, ed è l'ultima cosa che sento, prima di chiudere la porta.Vago senza meta per le strade di Sydney, dell'idea che, anche se per un giorno saltavo il lavoro, non sarebbe successo nulla. Non avrei mai pensato che Ashton fosse in grado di farmi sentire così. È sempre stato dolce e gentile come me, a volte un po' geloso, ma l'Ashton che conosco io non farebbe mai cos'è così, anche se geloso. Continuo a pensare a noi due come la coppia perfetta di solo qualche settimana fa, prima dell'arrivo di Michael. Quel ragazzo tanto fastidioso quanto intrigante. Ma forse io e Ashton non eravamo perfetti, se no a quest'ora non stavamo litigando. È difficile parlare di perfezione quando si sa che questa non esiste. Forse non eravamo neanche lontanamente vicini dall'essere perfetti. Era solo una nostra idea, il cervello si diverte a farti vedere le cose come vuoi, e non quelle che sono realmente. 'Ashton mi manca' è l'unico pensiero che ho fisso in testa. È brutto vedere una persona scivolare via da te, come se fosse acqua tra le tue mani. Improvvisamente una lacrima riga il mio viso, poi un'altra, fino a farmi abbandonare ad un pianto fatto di sussulti e singhiozzi. Non mi importa dei bambini o delle famiglie che passano e che mi guardano. Non mi importa di niente. Mi accascio su una panchina, reggendomi la testa con le mani. Ashton era la mia costante, un punto fisso sempre presente. Mi guardo le mani, prima poggiate sugli occhi, a reggere la testa, ora nere, sporche di mascara. Provo a pulirmi un po' sotto agli occhi, con scarsi risultati. Tutto questo mi fa ricordare il giorno in cui provai a truccare Ashton...
«Dai Ash! Voglio provare la nuova palette ma io sono già truccata, quindi mi servi tu come cavia!» esclamo ridendo, sedendomi sulle sue gambe. «Solo perché questa posizione mi piace particolarmente! Se no col cavolo che sarei stato qui!» Ridacchio, prima di passargli un leggero strato di fondotinta, per poi applicare un rosa chiaro sulla palpebra, che va sfumandosi verso la tempia. Provo a mettergli un po' di rosso ciliegia ma faccio soltanto un casino. «Uffa! Non sono capace!» sbuffo lanciando il pennello sul tavolo e chiudendo la palette, che produce un forte rumore. Provo ad alzarmi, per andare ad autocommiserarmi sul divano con una vaschetta di gelato al cioccolato, quando Ashton mi ritira di nuovo a sedere. «Dai non è male!» mormora guardandosi l'occhio allo specchio. «Se lo espandi un altro po' divento Josh dei Twenty One Pilots!» dice passandosi un dito sulle palpebre, portando il colore sotto all'occhio. Mi sbatto una mano sulla fronte, scoppiando però a ridere per l'enorme macchia di ombretto che si era formata. «Ora sono Josh! Dammi un cappello così sono più realistico!» Rido vedendolo conciato così. Eppure mi ha lasciato fare, senza lamentarsi.
Tutto questo non fa altro che aumentare la tristezza provocata dall'assenza di Ashton. Decido di asciugarmi per bene le lacrime con il dorso della mano, macchiandola di nero.
«Stai bene?» mi chiede un ragazzo dai capelli scuri e dall'aria familiare. Strofino un'ultima volta le dita negli occhi, prima di scuotere la testa. «No, tutto okay.» Lui ridacchia. «Non sembra. Se vuoi sfogarti fai pure, non so se lo sai, ma gli estranei sono le persone migliori con cui parlare dei propri problemi.» dice sedendosi accanto a me. Rimaniamo per un po' di tempo in silenzio, senza voler sapere niente l'uno dell'altro. Ripenso ad Ashton, a come mi ha cacciata. Ripenso a quanto mi manca abbracciarlo, baciarlo, anche se non ci vediamo da solo pochi minuti. «Ho soltanto litigato con il mio fidanzato, si sistemerà tutto!» o almeno spero... Il ragazzo mi sorride, come a rassicurarmi. «Io ti conosco!» dico, ricordandomi improvvisamente dove avevo già visto quel volto familiare. Lui rimane stupito. «Suoni nella band con Michael e Luke!» Lui annuisce sorridendo. «E tu come li conosci?» «Lavoro con Michael, e Luke è venuto una volta a trovarlo al lavoro. E ho visto la vostra foto sulla scrivania di Michael.» «Quindi tu saresti... Lottie?» chiede incerto. Annuisco. «Michael mi parla sempre si te.» Oh. Questa cosa mi lasci un po' spiazzata, ma mi riprendo subito. «Calum vero?» chiedo, e lui mi allunga la mano. «Piacere!» Gliela stringo, prima di alzarmi, pulendomi i pantaloni. «Beh è il caso che vada, devo sistemare una cosa con il mio fidanzato.» dico, mentre il sorriso, che cerco di far vedere, si spegne un po'. Non so se sono pronta ad affrontare di nuovo Ashton, ma stare qui e riflettere mi fa stare ancora più male. «Oh beh, buona fortuna allora! Stai tranquilla, tutto si sistemerà se vi amate per davvero!» dice cercando di rassicurarmi. Io gli sorrido grada, prima di agitare la mano e salutarlo.
Mi avvio verso casa, con una gran ansia e le lacrime già pronte ad uscire. Cerco di trattenermi, infondo questa è una situazione che va affrontata.
"Se vi amate per davvero tutto si sistemerà."
E se non ci amassimo più come prima?---
Scusate il ritardo! Scusate davvero ma ho avuto un sacco di verifiche e interrogazioni tutte in una volta. Continuo ad averle questa settimana quindi se non ci sono aggiornamenti ecco il motivo.
Vi chiedo scusa anche se il finale fa schifo, ma è tardi e, nonostante ci stessi lavorando da un po', è venuto uno schifo.
Proverò ad aggiornare anche la prossima settimana e, per farmi perdonare, se riesco ne pubblico due.
Scusate ancora...
Baci
||Vane
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Job Interview [Michael Clifford]
Фанфик«Stai scherzando vero? Vuoi lavorare conciato così? Ma scherzi?» «Ehm... che cos'ho che non va?» «Non lo so, i capelli rosso fuoco per esempio? Oppure gli orribili maglioni troppo larghi, che ti coprono le mani? O forse tutti quei tatuaggi e quel...