Chapter 7||He's Not Raping Me!

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«Allora Michael...» mormoro tra un sorso e l'altro. «dobbiamo realizzare un vestito primaverile, quindi sarà corto.» spiego appoggiando il frappuccino al caramello sul tavolo. Dopo qualche attimo di esitazione, che mi lascia perplessa, annuisce. «Non vuoi realizzare un vestito corto? Lo preferisci lungo?» chiedo, non capendo dove sia il problema. Prende un sorso del suo milkshake alla vaniglia e cioccolato, prima di guardarmi. «Uhm... dobbiamo per forza fare un vestito? Maglia e pantaloni non va bene?» Seriamente? Voleva portare ad una azienda di moda, di Milano oltretutto, un semplicissimo paio di pantaloni e una maglietta? Lo guardo stupita. «Michael ci serve qualcosa di grande e che stupisca, non una maglietta e un paio di pantaloni!» Lui scuote la testa. «Va bene... Dai, prosegui con la tua idea.» Il suo comportamento mi stupisce, non volevo decidere tutto io, ovvio, ma non potevo neanche lasciare che rovinasse così la mia opportunità di sfondare. «Michael perché non vuoi realizzare un vestito?» Lui mi guarda, probabilmente stupito di una mia seconda possibilità per decidere. «Diciamo che preferisco maglia e pantaloni, indipendentemente dal mio sesso.» «Quindi preferisci una ragazza con un paio di pantaloni piuttosto che con un vestito?» chiedo e lui mi guarda incerto, prima di lasciare spazio ad un sorriso malizioso. «In realtà del ragazze le preferisco senza niente però...» «Michael!» esclamo attirando l'attenzione delle persone presenti. Rivolgo un sorriso di scuse prima di guardare male il ragazzo di fronte a me, che ridacchia. «Però le preferisco con un paio di pantaloni, si. Le ragazze con i vestiti mi sanno di principessine viziate...» Scoppio a ridere alla sua affermazione. «Ma cosa? Assolutamente no, ci possono essere anche vestiti "non da principessina viziata"» Michael scuote la testa. «Io non voglio fare un vestito! Lo trovo scontato!» sbotta appoggiando la schiena allo schienale della sedia. «Perché secondo te una maglietta è un paio di pantaloni non sono scontati?» sbuffo indignata. Non perderò questa occasione solo per i sui gusti orrendi. All'improvviso entra una ragazza, e dio! Che ragazza. Gli occhi di Michael saettano subito sul sedere della biondina appena entrata. Ciò che invece cattura la mia attenzione sono i suoi vestiti. Indossa una gonna nera, che lascia vedere le gambe magre e lunghe della ragazza, fasciate da delle parigine nere, che terminano con la faccia di un gatto. Il seno era coperto da un top nero, troppo attillato, che mette in evidenza la pancia piatta e il seno prosperoso. Fortunatamente si era messa anche un giubbotto di jeans, che non le lascia le spalle completamente nude. Ai piedi porta un paio di Dottor Martens bordò, che richiamano il colore del rossetto, perfettamente applicato sulle labbra. Forse poteva essere questo il modello per mettere d'accordo me e Michael. «Ecco cosa ci serve!» dico, attirando l'attenzione di Michael, che mi guarda annuendo. «Una gonna!» «Una gnocca!» esclamiamo in contemporanea. Vi lascio immaginare quale tra le due è la proposta di Michael...
«Beh, si. La gonna era la mia seconda proposta...» Guardo male Michael, che si sta grattando la nuca imbarazzato, prima di scuotere la testa. Quando finalmente riesco ad ottenere la sua massima attenzione inizio ha spiegargli la mia idea ma vengo interrotta dallo squillo del mio telefono. Guardo lo schermo del cellulare, prima di rispondere ad Ashton, mormorando uno "scusami" a Michael, che scrolla le spalle, tirando su qualche sorso del suo Milkshake. «Ashton cosa vuoi?» esclamo spazientita visto che, poco fa, mi aveva mandato una cosa come trenta messaggi, dove mi chiedeva se Michael mi avesse stuprata o cose del genere. «Volevo solo essere sicuro che Michael non ti avesse stuprata!» Alzo gli occhi al cielo, sotto lo sguardo confuso di Michael, con le labbra ancora appoggiate alla cannuccia. «Se c'è qualcosa ricorda che puoi sempre chiamarmi! Io verrò subito!» «Si Ashton si!» sbuffo esasperata. «Ci vediamo questa sera.» «Ti amo.» «Anche io, ciao.» butto giù, per poi rispondere alla tacita domanda di Michael «Era il mio fidanzato, Ashton.» che annuisce, prima di ritornare a parlare del progetto da realizzare per l'azienda di Milano. Dopo qualche minuto sento il telefono squillare di nuovo. Rispondo sentendo subito la voce di Ashton che mi chiede come va. «Ash anche se non sono al negozio sto lavorando. Puoi evitare di chiamarmi?» sbuffo notando Michael alzare gli occhi al cielo. «Si scusa, volevo solo sapere se era tutto okay.» «Si Ash è tutto okay, come cinque minuti fa!» Sento Michael ridacchiare, sotto alla mia voce esasperata. «Ci vediamo sta sera allora! Ti amo.» «Si Ash, anche io.» butto nuovamente giù, mentre Michael mi guarda trattenendo le risate. «Dai, andiamo avanti!»
Non so quanti minuti siano passati, di sicuro pochi, prima che Ashton mi richiami. Sbuffo esasperata, prima di rispondere alla chiamata. «No Ashton! Non mi sta stuprando!» esclamo alzando gli occhi al cielo facendo scoppiare a ridere Michael che, tra le risate, grida: «Tranquillo non l'ho toccata... forse.» «Michael!» «Cosa?!» esclamiamo io ed Ashton in contemporanea. «Ash non è successo niente, è lui che fa lo scemo!» tranquillizzo subito Ashton, guardando male Michael che sta ancora ridendo. «Ti amo Ash! A dopo.» lo saluto, buttando giù. So già che quando tornerò a casa mi aspetterà un interrogatorio da parte di Ashton, e non demorderà facilmente finché non sarà sicuro al 110% che io non gli stia mentendo. Molte volte questo suo essere così geloso è un po' fastidioso, ma è segno che lui tiene a me. E preferisco un ragazzo geloso ad uno menefreghista, che il massimo di attenzione che può dare è l'alzare i piedi mentre passi l'aspirapolvere. «Poco protettivo il tuo fidanzato.» ridacchia Michael. Lo fulmino immediatamente con lo sguardo. «E ci mancavi solo tu a peggiorare la situazione! Non potevi stare zitto?» Uno sbuffo lascia le sue labbra. «Cosa vuoi che sia! Lo capirebbe chiunque che era uno scherzo!» Scuoto la testa, decidendo di lasciar perdere quando il telefono, che avevo poggiato sul tavolo, vibra. «Che palle!» sbotta Michael, afferrando il cellulare prima di me e rispondendo. «Non le sto facendo niente! Puoi evitare di interromperci ogni fottuto minuto?» Lancio le peggiori imprecazioni a Michael, che mostra un'espressione preoccupata. «Ah, mi scusi. Gliela passo subito.» mormora passandomi il telefono, rosso in viso. «Tua mamma...» mormora, vedendo il mio sguardo interrogativo, facendomi scoppiare a ridere.
Riusciremo mai a concludere qualcosa prima di questa sera senza che nessuno ci interrompa?

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Scusate il ritardo ma, con la mia sfiga, mi sono ammalata e i primi giorni non riuscivo a scrivere niente. Quindi, con un leggero ritardo, ecco il capitolo! Probabilmente per il compleanno di Calum pubblicherò qualcosa su di lui...
Ah, un ringraziamento speciale va ai Panic! At The Disco che mi hanno fatto compagnia mentre scrivevo.
Baci
||Vane

Job Interview [Michael Clifford]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora