Chapter 28|| Everything Is Easier At Night!

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Appena arrivati in hotel mi chiudo in bagno, ignorando le proteste di Michael. «Lottie esci dai!» Ignoro la sua voce, il suono della sua mano che sbatte sulla porta, ignoro tutto. Non voglio vedere niente e nessuno. Sono seduta sul tappeto bianco, abbracciando le ginocchia. Sento alcune lacrime calde scendere sul mio viso. Ho avuto la possibilità di incontrare uno stilista, di fare un colloquio, di mostrare le mie capacità a qualcuno che poteva darmi un'occasione. E ho perso tutto. Ho avuto paura, ho messo troppo sentimento in ciò che facevo. Ovvio che non sarei riuscita a mostrarlo! Che stupida! Penso e ripenso ad oggi pomeriggio, a come il signor White mi ha accolta e chiesto di rispondere a domande a cui non sapevo dare risposta, dove avevo paura di esternare ciò che descriveva quel vestito. «Lottie apri questa fottuta porta!» Urla Michael, continuando a sbattere il pugno contro la porta. «Vattene Michael! Lasciami stare!» grido, con la voce smorzata dalle lacrime. Ripenso a tutte le volte che ho dato la colpa ad Ashton, che ha sabotato il mio lavoro. Ma, dopo questo, perso di essere stata io la causa principale. Ero così vicina, forse troppo, per farcela. «Charlotte esci immediatamente! Non si risolvono così i problemi!» la voce di Debby fa scendere le lacrime ancora più velocemente. È arrabbiata. Sicuramente lo è perché sono stata zitta, perché sono scesa, dopo che lei mi aveva portato così in alto, così vicina alla cima che ho avuto paura di volare, paura di cadere. «Non è successo niente, esci dai!» prova Michael, con voce più calma. Ma niente riesce a smuovermi dal tappeto su cui sono seduta. «Dai vieni che è ora di pranzo. Lo sai che oltre gli orari non si può più mangiare, quindi fai te. In caso decidessi di uscire noi siamo giù.» La voce di Debby non era come di solito, tranquilla e gentile. Questa volta era proprio arrabbiata, e tutto questo non faceva che aumentare il mio senso di colpa. Strappo un pezzo di carta igienica, nello stesso momento in cui sento la porta chiudersi, segno che Debby e Michael erano andati. Così mi soffio il naso e decido di andare a cambiarmi. Non volevo avere più indosso questi vestiti che portavano solo vergogna. Apro la porta, che sbatte contro Michael, che prontamente l'afferra, impedendomi di richiudermi dentro al bagno. «Alla buon ora!» Dice mentre io metto su un broncio e vado a sedermi sul letto. «Ti voglio portare in un posto, su vieni!» dice, afferrandomi le mani e, con uno strattone, mi tira su dal letto. Il mio viso arriva a pochi centimetri dal suo ed immediatamente le nostre guance si colorano di rosso. Prendo io l'iniziativa di staccarmi, non riuscendo a reggere quegli occhi così belli. «Io non vengo da nessuna parte!» Ed ecco la mia parte cocciuta uscire fuori. «Cosa vuoi fare, deprimerti tutto il giorno? Quello che è fatto è fatto, non serve a niente rimpiangere ciò che è successo, o piangere sul latte versato.» Michael comincia a stufarsi del mio comportamento e comincio a riconoscere quanto infantile io sia ora. Decido così di alzarmi e invitarlo a guidarmi in quel "posto".

«Dalla parrucchiera Michael?» Chiedo appena noto l'insegna luminosa. «È ora di un cambiamento! Basta essere la solita ragazza perfettina e sempre in ordine! La classica bionda occhi azzurri, insomma.» Lo fulmino con lo sguardo, ma lui sembra non notarlo, e continua: «Hai presente i capelli di Avril Lavigne?» annuisco, capendo quello che lui aveva intenzione di farmi fare. «Ecco! Che ne dici di fare due ciocche? Una rosa e una verde.» Lo guardo, strabuzzando gli occhi, sia per la sua folle idea, sia per la tranquillità con cui l'ha detta. «Scordatelo!» dico decisa, ma basta poco per farmi cambiare idea. «Sai che vanno di moda questi colori? Un sacco di ragazze e ragazzi lo fanno! Secondo me stupiresti il signor White...» «OKAY, FACCIAMOLO!» e questo basta a far sorridere sia me che lui, mentre entriamo dalla parrucchiera.

«Sono bellissimi!» dico toccandomi le ciocche colorate mentre Michael ride, vedendomi felice come una bambina il giorno di Natale. Anche lui ha deciso di cambiare colore, optando per un blu acciaio. «Ti stanno molto bene. Vedi che avevo ragione?» dice dandosi chissà quante arie. Alzo gli occhi al cielo per poi ridere insieme a lui. Aveva degli occhi stupendi e il sorriso ancora di più. Lo guardo ridere, era veramente dolce, sembrava quasi un gattino, un gattino con il pelo blu! Senza pensarci due volte lo abbraccio, perché mi ha aiutato molto, nonostante all'inizio non andavamo molto d'accordo. Mi è sempre stato vicino, sia quando Ashton mi ha lasciata sia per il progetto. Ricambia l'abbraccio, all'inizio sorpreso poi più sicuro. Le sue mani accarezzano la mia schiena mentre le mie iniziano a giocare con i suoi capelli. «Grazie di tutto, dell'ospitalità, del progetto, di avermi sopportata.» Ridacchio, staccandomi leggermente dall'abbraccio per puntare i miei occhi azzurri nei suoi verdi. «Ti sono debitrice, chiedimi qualsiasi cosa.» Lui sorride. «Tranquilla, e poi lo rifarei altre mille volte, pur di vederti sorridere. Quando ho scoperto che Ashton ti aveva lasciata avevo una rabbia in corpo che, se mi capitava sotto tiro, l'avrei ammazzato di botte. Non riuscivo a vederti con gli occhi lucidi e quegli enormi segni violacei sotto agli occhi. L'ho fatto per te, si, ma anche per me, perché se tu stavi male, di conseguenza stavo male anche io. Non so cosa mi ha fatto Lottie ma, ogni volta che tu stai male, sto male anche io. E, dio, farei di tutto pur di farti tornare il sorriso.»
Sono colpita dalle parole di Michael, tanto che lo riabbraccio, con molta più forza e sentimento. Come a dirgli grazie in tutti i modi possibili. «Così mi soffochi però!» ridacchia lui ed io mi stacco subito, sorridendo imbarazzata. «Ti va di andare a mangiare?» chiede ed io annuisco. Poi lui fa una cosa inaspettata, mi porge la mano, che io afferro titubante, e ci avviamo verso il ristorante.

«Cazzo!» «Wow!» diciamo in coro, appena usciti a pancia piena. «È possibile che gli italiani facciano una pasta così buona?» dico, ripensando a quegli spaghetti alla carbonara. «Il miglior orgasmo della mia vita!» esclama Michael, mentre entriamo in camera. Mi butto immediatamente sul letto, senza neanche togliermi il giubbotto di jeans. «Cosa vuoi fare ora?» chiede Michael, togliendosi le scarpe. Guardo l'ora, le quattro e un quarto. «Beh io vorrei fare un altro disegno per il signor White. Ti va?» Dico, togliendo il giubbotto e le scarpe. «Perfetto!»
Passiamo così tutto il pomeriggio, disegnando un altro vestito per colpire il signor White, anche se penso che, finché non gli spiego il motivo del disegno, non avrò nessuna possibilità. Quello che stiamo disegnando ora io e Michael è composto da un top, rosa e ricoperto di pizzo, e da una gonna, con le stesse fantasie del top, attaccata ad una cintura ricoperta di perline color oro. Il risultato mi piace davvero tanto. «Wow! È bello!» dice Michael, rimettendo a posto la matita. «Già.» dico stiracchiandomi. Mi alzo dalla sedia, prima di notare il buio fuori dalla finestra. «Ma sono le otto di sera!» Esclamo attirando l'attenzione di Michael, che si butta sul letto. «Hai fame?» Scuoto la testa in segno di negazione. «Tu?» «No, sono solo stanco.» Annuisco sedendomi sul letto e controllando il telefono. «Hai voglia di fare una passeggiata?» mi chiede ed io lo guardo inarcando un sopracciglio. «Ma non eri stanco?» Scrolla le spalle e mi rifà la domanda, a cui annuisco.
Milano di notte era bellissima. Le luci accese, la gente ancora in giro, i bar e i ristoranti aperti e pieni di gente. «Ti manca un po' Sydney?» Scuoto la testa. «Poco. Tutto quello che avevo l'ho praticamente perso, quindi non vedo perché dovrebbe mancarmi.» Arriviamo sotto al duomo dove Michael mi ferma, per incastonare i suoi occhi nei miei. «Ma a Sydney c'è Marinette e la Boutique! Come possono non mancarti?» Mi guardo in torno. «Beh forse è l'unica cosa che mi manca...» «Lottie... non dirmi che vuoi rimane qui.» Mi mordo il labbro inferiore. «Lottie!» «Ci stavo pensando... se riuscissi a fare qualcosa, a diventare qualcuno... Poi l'Italia mi piace!» Lui abbassa lo sguardo. «Michael, se anche io dovessi rimanere qui, ci vedremmo comunque. Ritornerei a Sydney ogni tanto, e tu potresti portarci Marinette! Lei ama l'Italia!» All'inizio non dice niente, poi riposa i suoi occhi, ora lucidi, nei miei. «Io non voglio vederti una o due volte all'anno! Non voglio vederti dietro ad uno schermo! Non riuscirei a sopportare tutto questo! E se tu dovessi stare male? Come farei a stare bene sapendo che tu non lo sei?» «Me la caverò.» «E io? E Marinette e Debby? I tuoi? Vuoi abbandonare tutti?» Le lacrime minacciano di uscire, e non riesco a trattenerle. «Sei come Ashton! Sto solo seguendo il mio sogno! Se tu diventassi un cantante cosa faresti? Rinunceresti al tour per stare con gli amici?» «Tu per me non sei una semplice amica!» esita un momento. «Ti ricordi quando, poco fa, mi dissi che avrei potuto chiederti qualunque cosa?» annuisco, ancora un po' stordita. «Ecco, baciami!» Non faccio in tempo ad elaborare quello che ha detto perché mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Sento il sapore salato delle mie e delle sue lacrime. Chiudo gli occhi e mi abbandono alla morbidezza delle sue labbra, le sue mani vagano per la mia schiena mentre le mie giocano con suoi capelli. Un bacio che nasconde tristezza, dolore e, forse, anche un po' d'amore. «Lottie...» dice Michael, staccandosi insicuro. «Michael zitto, la notte è breve e di notte tutto è più facile.» Lo zittisco, levandogli ogni dubbio riposando le mie labbra sulle sue, in un bacio pieno di passione.

E forse non sapevo che, se mentre volavo rischiavo di cadere, c'era Michael pronto a sorreggermi.

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L'album di Halsey è fantastico ndksjsksms.
Infatti il capitolo l'ho scritto ascoltando la sua fantastica voceee!
Beh, spero che vi sia piaciuto :)
Ci vediamo al prossimo capitolo e... HO PRESO 9+ IN ASTRONOMIA!!! SONO UN FOTTUTO GENIO!
Baci
||Vane

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