Chapter 11|| I Want To Hear You Sing.

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«Spero ti piacciano i Green Day.» sono le uniche parole che si sentono in macchina, prima che l'abitacolo venga invaso dal ritmo frenetico della band. Sapevo chi erano i Green Day ma non li avevo mai ascoltati perché non sono il mio genere. Per questo sobbalzo quando parte American Idiot a tutto volume. Ho provato tante volte a chiedere a Michael di abbassare ma lui continuava a ripetere che: "La musica si ascolta solo alta, se no non ha senso!"
Finalmente, dopo quindici minuti buoni, arriviamo a casa sua. In realtà non sapevo se viveva da solo o con sua madre, ma questi erano piccoli dettagli irrilevanti. Fatico però a credere che Michael faccia la lavatrice o lavi i piatti. Il mio dubbio ha subito risposta quando entro nell'appartamento di Michael, troppo piccolo per due persone. «Vivi da solo?» chiedo comunque. Lui annuisce, poggiando le chiavi sul tavolo di vetro. Il salotto era collegato alla cucina, il che rendeva la stanza leggermente più grande. Sul tavolo era abbandonato un cartone di pizza e vari caricabatterie e auricolari. Una grande portafinestra portava al terrazzo, dove si potevano vedere le altre case in zona, intervallate da spazi erbosi con alberi e fiori.
«Su vieni in camera mia, è li che ho tutti i bozzetti.» mi richiama Michael indicandomi una porta accanto al divano. «Scusa il disordine ma passo poco tempo a casa e mettere in ordine è l'ultimo dei miei pensieri.» mormora imbarazzato, grattandosi la nuca. «Non preoccuparti! Ti capisco.» lo tranquillizzo entrando dopo di lui nella stanza.
Quando entro la cosa che mi stupisce, ma anche che mi aspettavo, erano i muri neri, che rendevano la stanza più buia, nonostante la finestra appena aperta. L'altra cosa che salta subito all'occhio sono le tre chitarre, appoggiate alla parete. Sul muro e sull'armadio sono attaccati vari poster, dai Green Day agli All Time Low, dai Blink-182 ai Nirvana.
«Vedo che ti piace la musica rock.» dico, continuando a guardarmi attorno nella stanza. «Si, sin da piccolo ascoltavo i Green Day e i Nirvana e credo siano stati loro a farmi amare il punk rock.» risponde sedendosi sulla sedia vicino alla scrivania, dove vari fogli volanti sono poggiati. Annuisco, guardando poi l'orologio, per scoprire che il tempo per lavorare al progetto non era molto. «Mi faresti vedere i bozzetti che hai realizzato? Non abbiamo molto tempo.» Michael esita un istante, prima chiedere: «Vuoi rimanere a mangiare? Ho lo sconto sulla pizza.»
Se prima ero leggermente stupita del suo invito a casa ora lo sono ancora di più. Sto ancora cercando di capire da dove è venuta tutta questa confidenza, prima mi insultava, poi mi invitava a cena. «Non so, devo sentire con Ashton, e non voglio disturbarti. Avrai di sicuro altre cose importanti da fare.» dico incerta, giocando con il bordo della camicetta. «In realtà no. Il mio programma sarebbe stare nel divano e giocare ai videogames. Mentre se rimani possiamo andare avanti con il progetto.» Rifletto alla sua proposta, mentre lui tira fuori un album da disegno. Ma è bastata la frase 'possiamo andare avanti con il progetto' per farmi accettare. Per questo chiamo Ashton, che comincia a farmi la predica, seriamente arrabbiato. «Ash è per lavoro...» tento di spiegare, ma lui mi butta giù il telefono in faccia. Come può non capire che per me è un'occasione imperdibile, e che farò di tutto pur di portarla a termine perfettamente!
«Gli passerà.» dice Michael, prima di farmi vedere i vari bozzetti da lui realizzati.
Wow! Era davvero bravo. Adoro i disegni riprodotti nei minimi dettagli e, nonostante questi non siano così, sono perfetti lo stesso. Mi piace lo stile di Michael, che ricorda quello degli anime giapponesi: occhi grandi, tratti decisi e, sicuramente, niente realismo.
«Sono davvero belli.» dico, prendendo un disegno in mano, guardando gli abiti indossati dalle ragazze da lui disegnate. Forse la cosa più realistica erano le pieghe dei vestiti, realizzate in punti precisi, come sotto al seno, nei fianchi...
«Disegni benissimo!» sussurro leggermente assente, troppo persa a guardare il disegno di una ragazza con indosso una gonna bordeaux e una maglietta a fiori, molto stretta sul fisico perfettamente magro. Il tutto accompagnato da un paio di converse nere. «Come hai imparato?» Michael si gratta la testa, leggermente in imbarazzo. «Diciamo che ho imparato da solo. Quando non sapevo cosa fare o quando pioveva e non potevo uscire disegnavo, soprattutto personaggi dei cartoni animati. Mi ha sempre attirato l'arte.» spiega mentre io annuisco, colpita ancora dalle bellezza dei disegni. «Iniziamo?» mi risveglia Michael. Scuoto la testa prima di annuire e sedermi accanto a lui nella scrivania. L'occhio mi cade però sulle chitarre appoggiate al muro, due elettriche e una acustica. «Suoni?» chiedo proprio quando stavamo per iniziare a disegnare. Lui annuisce, seguendo poi il mio sguardo sulle chitarre. «Si, il mio sogno è diventare qualcuno con la mia band» mormora giocherellando con la matita sul tavolo. «Suoni in una band?» Lui sorride, indicandomi una foto in una cornice alla fine della scrivania. Raffigurava tre ragazzi, due con in mano una chitarra e l'altro con un basso. I due con la chitarra erano Michael e Luke, mentre l'altro ragazzo aveva dei tratti orientali e i capelli scuri come l'ebano. Sorridevano tutte e tre, con in mano una targa. «Suono con loro. Lui è Luke» dice indicando il ragazzo con il ciuffo biondo «quello che hai conosciuto oggi alla Boutique, e quello vicino a lui, con i capelli mori, è Calum. Andavamo a scuola insieme, dove abbiamo vinto il primo premio ad una gara tra band.» spiega fissando la foto per qualche secondo, come a ricordare quel momento. E io sto zitta, aspettando che sia lui a continuare, non volendo rovinare questo suo momento personale. Subito dopo scuote la testa, volgendo di nuovo lo sguardo su di me. «Iniziamo?» domanda per la terza volta Michael, sistemando i fogli sulla scrivania. Annuisco avvicinandomi a lui, che ridacchia iniziando a giocare con i miei capelli. Continua a non darmi fastidio il suo gesto, nonostante non riesco a sopportare che qualcun altro lo faccia. Normalmente l'unico che lo fa è Ashton, eppure non riesco a fermare le dita di Michael, che accarezzano dolcemente i miei capelli. Dopo qualche minuto di silenzio, passato ad impostare i disegni, mi decido finalmente a parlare. «Voglio sentirti cantare.»

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Ringrazio michvael_is_a_cat  per la foto! :)
Capitemi, i manga sono il mio stile di disegno, dovevo per forza metterli.
Baci
||Vane

Job Interview [Michael Clifford]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora