Chapter 10|| Maybe I Like Colored Hair...

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Luke era rimasto tutto il giorno alla Boutique e non perdeva l'occasione di chiedermi se fossi imparentata con Billie Joe o qualche altro membro della band. E, ogni volta, Michael lo trascinava via, continuando a ripetergli che doveva tornare a casa. E, come se non bastasse, Debby continuava a chiedermi se avevamo una bozza del vestito per Milano, ma purtroppo la risposta era sempre negativa.
Per questo avevo intenzione di organizzare un'altro incontro con Michael, che stavo richiamando.
«Che c'è?» risponde sbuffando, mentre appoggia la scopa che stava usando al muro.
«Debby continua a chiedermi se abbiamo buttato giù qualcosa per Milano quindi proporrei di vederci ancora.» spiego, ignorando il suo sbuffo.
«Bene! Dopo il lavoro ci sei?» chiede subito e, dopo qualche istante, annuisco. «Si ci dovrei essere. Devo solo avvisare Ashton.»
«Perfetto, ci vediamo quando usciamo allora.» annuisco, leggermente infastidita dalla sua freddezza, ma cosa potevo aspettarmi? infondo ci sopportiamo solo perché dobbiamo lavorare assieme.
Quando mi giro, diretta alla zona armadietti, vedo Marinette intenta a parlare con l'amico di Michael. E la cosa che mi stupisce maggiormente è la loro vicinanza. «Dici che devo interromperli?» mi chiede Michael, avvicinandosi a me. «No, lasciali stare.» dico, slegando la coda e liberando i capelli biondi, che ricadono morbidi sulle spalle. Infilo l'elastico al polso, ravvivando poi i capelli con la mano. «Che bei capelli... mi ricordano tanto i miei, prima di tutte le tinte.» mormora Michael, sfiorando delicatamente i miei capelli, come per paura di essere spinto via. Decido di lasciarglielo fare, stupendomi della calma che mantengo, nonostante la vicinanza. Mi volto leggermente per guardarlo negli occhi, occhi bellissimi, di un verde tendente all'azzurro. Lui continua a giocare con i miei capelli che, piccolo segreto, non permetto a nessuno di toccare. Ma non so perché non mi infastidisce che sia Michael ad averli tra le dita. «Perché hai deciso di colorarti i capelli? Non ti piaceva il tuo colore naturale?» sussurro, per paura di rovinare il momento. Lui sorride leggermente, contagiando anche me. «Sentivo che richiamava il mio stile, contagiato anche dalla musica che ascolto.» Annuisco, perché è giusto essere e fare quello che ci piace, senza essere influenzati dagli altri. Perdere se stessi è la peggiore delle dannazioni. Ogni persona dovrebbe cercare di essere se stesso. «E a te perché non piacciono i capelli colorati?» mi chiede, continuando a passare le dita tra i miei capelli. In questo momento a nessuno dei due importa dei clienti o dei colleghi -o di Luke, visto che c'è anche lui-, siamo soli nel nostro mondo. Alzo lo sguardo ai suoi capelli, rosso fuoco, sistemati alla ben meglio. Devo dire che sta davvero bene così e forse non sono poi così male questi capelli colorati. Mi allontano leggermente e la sua mano lascia i miei capelli. «Forse mi piacciono i capelli colorati...» e, detto questo, me ne vado, mostrandogli un piccolo sorriso, che lui ricambia.
Cos'è appena successo?
Quando entro nella zona armadietti mi appoggio ad uno di essi, rielaborando ciò che è successo. Sono stupita pure io: come abbiamo fatto ad avere un intero discorso senza esserci presi a parole? Ed eravamo anche molto vicini!
Indosso il giubbotto di jeans e, dopo aver afferrato la borsa, corro fuori, dove Michael mi aspetta. Un brutto vizio che ho, e che porta sempre questo tipo di conseguenze, è quello di camminare a testa bassa, per questo vado a sbattere contro Luke. «Oh scusa!» mormoro alzando lo sguardo per vederlo in faccia. Era veramente troppo alto per i miei gusti. «Non ti preoccupare! Per far cadere Luke Hemmings ci vuole ben altro!» Lo guardo inarcando un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere. Luke stava per dirmi qualcosa ma viene interrotto dall'arrivo di Marinette. «Hey!» saluta felice, prima di avvicinarsi a Luke. «Mari hai avuto modo di conoscere Luke, a quanto vedo.» Subito le sue guance si colorano di un leggero rossore mentre sul viso di Luke compare un sorriso malizioso. «Come biasimarla! Chi resisterebbe al fascino di Luke Hemmings?» «Ma sentilo!» esclama Marinette.
Da quel momento capisco di essere ti troppo e, mentre loro sono impegnati nei loro discorsi, io sgattaiolo fuori dalla Boutique.
«Ce ne hai messo di tempo!» esclama Michael, facendomi spaventare. «Non ti avevo visto!» lui ridacchia, mentre io poggio una mano sul cuore, che batte improvvisamente più veloce. «Dai andiamo.» mi richiama, avviandosi verso il parcheggio. Faccio tempo a mandare un veloce messaggio ad Ashton, dicendo che sarei arrivata a casa più tardi, prima che Michael mi trascini verso la sua macchina. Una cosa che però non faccio in tempo a fare è prendere il telefono, che mi scivola dalle mani e cade sull'asfalto bagnato del marciapiede. Sono tante le imprecazioni che vorrei rivolgere a Michael, ma mi trattengo perché troppi bambini potrebbero sentirmi. Lo raccolgo e me lo rigiro tra le mani, provando ad accenderlo, ma l'unica cosa che si accende è la mia rabbia verso Michael. «Tu...!» esclamo indignata. «Non volevo! Scusa!» «Non me ne faccio niente delle tue scuse! Ora, primo: non ho un telefono. E secondo: Ashton non può chiamarmi! Prova solo ad immaginare la sua reazione! Penserà che gli alieni mi abbiano rapita!» sbotto fulminando Michael con lo sguardo, quando il telefono vibra e la mela della Apple comprare sullo schermo bianco. «Vedi che era ancora vivo!» esclama Michael. «Tu non parlare! E ora andiamo!» sbotto, facendo scoppiare a ridere il ragazzo dai capelli rossi. «Si signora!»

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Come promesso, per farmi perdonare ho pubblicato un altro capitolo in settimana (anche se oggi è domenica e la settimana è praticamente finita)!
Baci
||Vane

Job Interview [Michael Clifford]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora