Chapter 21||When Do We Leave?

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Mi risveglio con il braccio di Michael appoggiato alla schiena. Un mal di testa atroce mi fa stringere gli occhi. Provo ad alzarmi ma Michael mi attira verso di me, impedendo ogni mio movimento. «Michael!» sussurro, ottenendo solo un grugnito in risposta. Provo a spostare il braccio, ma lui aumenta di più la presa. Sento le guance farsi rosse, e potrei giurare che il mio battito cardiaco sia aumentato. «Michael lasciami!» dico a voce più alta. «Mamma zitta!» borbotta infastidito. Cerco di spostarmi ancora ma lui non vuole lasciare la presa, anzi questa volta si gira anche dalla mia parte, portando la faccia a cinque centimetri di distanza dalla mia. Okay, questa situazione non era prevista. «Michael! Staccati!» dico cercando di spostarlo quando, all'improvviso, spalanca gli occhi. Rimaniamo a fissarci per alcuni secondi, che sembrano ora, prima che qualcuno proferisca parola: «Buongiorno! A quanto per qualcuno non ha resistito alla mia bellezza.» dice ammiccando. «Sicuro di non essere Luke travestito?» inarco un sopracciglio, facendolo scoppiare a ridere. «No sono sempre io.» Rimaniamo così ancora qualche secondo, guardando vuoto. «Non so, mi vuoi lasciare?» dico esasperata, facendolo allontanare. «Oh era ora!» sbotto andando in bagno. Sono ridotta uno straccio, per questo decido di farmi la doccia con il bagnoschiuma ai mirtilli di Michael.

Esco dal bagno con un paio di pantaloni della tuta grigi e una canottiera bianca, tamponandomi i capelli bagnati. «Hai preparato la colazione anche per me?» chiedo a Michael. Ma è troppo impegnato a giocare al telefono per degnarmi di uno sguardo. «A quanto pare no, quindi mi tocca arrangiarmi.» dico cercando di attirare la sua attenzione, ma è tutto inutile. Decido di tornare in bagno per pettinarmi i capelli quando la voce di Michael mi fa girare. «Mi ha scritto Debby, vuole che andiamo la. Dice di avere una notizia molto importante.» Annuisco, andando in bagno quando la sua voce mi fa rigirare. Lo vedo sorridere, un sorrisetto ironico. «Cosa vuoi da mangiare?»

Stiamo camminiamo lungo la stradina del parco, io a sinistra, Michael a destra e Debby al centro. Non siamo gli unici nel parco. Molto bambini si incontrano o fanno nuove amicizie sul grande scivolo, chi accompagnato dai nonni, chi dai genitori. I bambini corrono, incuranti dei problemi. È questo il bello dell'infanzia; nessun problema, nessun pensiero. A nessun bambino interessa la scelta dell'università, del lavoro. Per loro l'unico problema è scegliere a che gioco giocare e con chi giocarlo. Vorrei tornare bambina, avere accanto molti amichetti, avere l'aiuto di mia madre. «Avete presente l'azienda di Milano per cui vi ho chiesto un vestito?» chiede la proprietaria, Debby. «si, stiamo finendo il lavoro.» «Ecco diciamo che ci hanno invitato da loro, a Milano, per vedere il luogo e per parlare meglio con voi. In particolare tu, Lottie.» Io? «Io? Non posso crederci! Qualcuno mi tenga perché posso svenire!» Esclamo al settimo cielo. «Quando partiamo?» chiede Michael euforico, ma la sua euforia non sarà mai pari alla mia. «Tra una settimana!» dice, fiera dei suoi dipendenti. «Oh mio dio! Ma è una cosa fantastica!» esclamo, prima di realizzare. Il mio sorriso si spegne, facendo preoccupare i Debby e Michael. «Che succede Lottie?» chiede la prima. Mi trovo i loro occhi su di me, e sento le guance farsi rosse. Abbasso lo sguardo, trovando nuovamente interessanti le mie scarpe. «Come farò con i soldi per viaggio? Con la scuola?» sospiro. «Credo di non poter accettare...» Non so dove ho trovato la forza per dirlo, visto che è il sogno della mia vita, ma ormai è fatta.
«Lottie non puoi!» sbotta Michael raggiungendomi. «Hai lottato tanto! La scuola. Il lavoro tutti i giorni. Ashton!» e soltanto sentire il suo nome mi fa sentire ancora più male di come già sto. «Hai continuato nonostante lui abbia provato ad impedirtelo! Non sarai tu ad ostacolarti!» sbotta Michael, più sicuro lui di me. «Michael non ho i soldi! Poi la scuola...» «Posso...» inizia ma lo fermo, sapendo già dove vuole andare a parare. «Non ci pensare nemmeno! Non farò tutto a tue spese!» sbotto, anche se sentivo le guance minacciare di diventare rosse. Tutto questo deve finire. Già mi sono stabilita, momentaneamente, a casa sua, non posso fargli pagare anche il viaggio. «Lottie...» La mano di Debby si poggia sulla mia spalla, tentando di rassicurarmi. «È tutto okay, troveremo il modo.» la sua mano scivola sotto al mio viso, puntando le sue iridi chiare nelle mie. «Ce l'abbiamo sempre fatta, e ce la faremo anche questa volta.» Il suo sorriso è dolce, gentile. La sicurezza delle sue parole e il tono di miele mi da una piccola speranza. Non una certezza, ma una speranza. Un qualcosa di piccolo, che può diventare grande. Annuisco, leggermente sconfitta dalla loro irremovibilità. «Io non parto se lei non viene con noi!» Michael non ha ancora capito che io verrei molto volentieri, l'unico problema sono i soldi.
«Vedremo quello che si può fare.» conclude Debby, mettendo fine al discorso.

«Lottie, tu devi venire!» insiste ancora Michael, sulla strada del ritorno. «Michael io vorrei! Perché non riesci a capirlo?» Sbatte la mano, chiusa a pugno, sul volante, facendo suonare il clacson, che ne fa partire altri da altre macchine. «È il tuo sogno, cazzo! Non puoi buttare via così un'occasione!» dice, mentre parcheggia di fronte all'appartamento. Comincio ad infuriarmi, stringo i pugni e i denti. «SE POTESSI VERREI!» urlo uscendo dalla macchina, per poi sbattere la portiera dell'auto. Vengo subito inseguita da Michael, che mi afferra per un braccio e mi fa guardare, per avere i suoi occhi nei miei. «Scusa... e che mi fa incazzare vedere il tuo desiderio svanire.» «Non sai io quanto...» dico abbasso la testa. Improvvisamente mi abbraccia, stringendo forte e lasciandomi annusare il suo profumo.
Senza che me lo aspettassi allontana la testa, incastonando i nostri occhi, prima di far scontrare la nostra fronte, successivamente il naso, finendo il tutto con un leggero sfioramento di labbra. Michael si ferma, mormorando delle veloci scuse, prima di correre e entrare in casa.
Cos'è successo?

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Okay, scusate per l'immenso ritardo!
Ma ci sono state le vacanze e, indovinate un po' cosa ho fatto io? Niente oltre a  dormire e guardare serie TV. E, appena tornata a scuola, sono stata colta alla sprovvista da una super interrogazione di spagnolo.
Però sono troppo contenta per l'otto in matematica!
Scusate per gli errori, ma non ho riletto.
Baci
||Vane.

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