Autore: naghree
Trama:
Quando Aleideen si sveglia in una cella buia, non sa dove si trova né perché.
Mentre i primi ricordi le tornano alla mente, l'alchimista sa solo una cosa: deve uscire di lì. Deve trovare Ladavia, fuggire al più presto e, possibilmente, uccidere chiunque le abbia fatto questo.
Ma a volte la realtà non è poi così scontata. Questa storia è una specie di spin-off de "La Lista", ma non è assolutamente necessario aver letto l'una per capire l'altra.Come già anticipato dall'autrice, questa storia è uno spin-off de " La lista" e io sono assolutamente dovuta andare a ripescare i capitoli nei quali compare lei, Aleideen, perché tu, mia cara autrice, mi hai lasciata appesa come una pera, con una voglia assurda di leggere il continuo e, per questo, ti chiedo di perdonare la mia scelta apparentemente assurda di aver iniziato "La lista" dal capitolo sette. Volevo leggere il seguito e sapere cosa sarebbe accaduto poi.
La trama è molto ben articolata, ricca ed organizzata alla perfezione. Sebbene sia uno spinn-off de " La lista" può essere letta a se stante.
Narra, in pochi capitoli, della prigionia dell' alchimista Aleideen, tradita e soggiogata dal potere della strega Ladavia per volere del vampiro Khatson. Il non morto esegue sul sangue della giovane alchimista una serie di esperimenti fino, in seguito alla fuga della donna, al quasi completo dissaguamento della giovane donna e alla trasformazione in Vampireling.
Questo è un aspetto nuovo, una caratteristica unica delle storie su vampiri. L'autrice ha, diciamo, dato vita ad una nuova fase del processo di vampirizzazione, o meglio, lo ha rimodellato per adattarlo alla sua trama. Se fino ad ora il processo di vampirizzazione prevedeva che la vittima soffrisse in quei momenti di stallo tra vita e morte, qui si ha una sorta di presa di coscienza della trasformazione stessa. Il protagonista vive in una sorta di limbo, in attesa di trovare il vampiro per terminare il processo. Un processo simile lo si ha nella saga della Ward, La Confraternita del pugnale nero, ma con la differenza che il processo porta con se sofferenza.
Veniamo a noi.
Cosa dire della tua breve ma intensa storia?
In poche parole... Qualcosa di favoloso, se, come me, ami il vampiro delle origini, quello privo del lato umano che gli è stato attribuito da pochi decenni a questa parte ( diciamo che l'ingresso di questo vampiro sentimentale è da attribuire ad Anne Rice ).
Nonostante il vampiro occupi nel racconto un ruolo relativamente marginale, infatti le vere protagoniste sono Aleideen e Ladavia, hai saputo modellare un personaggio in un modo veramente divino. Lo hai letteralmente svuotato di qualsiasi cliché contemporaneo - emozioni, sentimenti, collocamento nell'universo giovanile (università o liceo, per intenderci), anima malinconica - ricodificandolo affinché rientrasse in quel suo tetro contesto originario dove il vampiro altro non è che un corpo morto privo di qualsiasi tratto sentimentale ed emotivo: un guscio che ospita solo l'ombra di quello che era una volta l'uomo (o la donna).
Ecco come l'autrice presenta il suo personaggio, collocandolo in una tetra ambientazione gotico- romantica.
«Spero che siate vestite.»
Una voce dalla tonalità bassa e innaturalmente piatta accompagnò il rumore della porta che si apriva [...].
L'uomo era alto e magro, con capelli scuri perfettamente pettinati in una corta coda bassa. Nella penombra non era facile capire se i suoi lineamenti, fini e allungati, derivassero da una particolare etnia, oppure dal fatto che - era facile immaginarlo - la figura era il famoso vampiro.
Indossava un lungo gilet, forse grigio, e una camicia bianca accuratamente allacciata. I pantaloni, della stessa tonalità del corpetto, scendevano dritti sulle gambe, andando a coprire un paio di calzature scure, quasi invisibili nel buio. Un foulard nero lucente, probabilmente di seta, gli copriva completamente il collo, mentre le mani erano accuratamente avvolte in guanti di morbido cuoio scuro.
Guardandolo, Aleideen aveva l'impressione che ogni singolo dettaglio dell'aspetto della figura fosse curato alla perfezione, dal colore del vestito fino alla pettinatura. Ma un particolare la colpì molto più del resto: l'uomo le dava l'impressione di essere moribondo
Degno di nota è persino il comportamento del personaggio, degno erede di Lord Ruthven sia nel modo di fare che di interagire con gli altri personaggi. I suoi gesti e le sue parole sono controllate, innaturali nella loro immobilità.
Il suo volto era completamente privo di emozioni, piatto come lo era stata la sua voce [...].
Trovò le parole solo quando Khatson si voltò per dirigere a lei il suo sguardo vuoto.
Da notare è anche l'atteggiamento singolare della donna quando si trova al cospetto del vampiro. Il suo comportamento muta; si sente attratta in un modo che essa neppure comprende.
Sentire il suo nome uscire dalle labbra del vampiro diede un brivido imprevisto all'alchimista. Non gliel'aveva mai sentito dire, prima, e aveva capito negli ultimi giorni quanto ogni gesto, ogni parola di Khatson fosse misurata. Il fatto di aver detto il suo nome, per lei aveva un solo significato: il vampiro ora la vedeva come una persona degna di nota, la considerava.
Persino quello che dovrebbe essere l'attimo del terrore, si trasforma in un momento intriso di sessualità. L'atto della suzione, infatti, rappresenta l'attimo di comunione suprema in cui vita e morte si incontrano. La vita fluisce dal corpo della donna a quello del non morto in una atmosfera di spiccata eroticità.
Aleideen sentì a malapena il leggero dolore dato dai denti di Khatson che si facevano strada attraverso la pelle, verso la carotide. Nemmeno il tempo di rendersene conto, e fu pervasa dalla sensazione più piacevole che avesse mai provato. Era simile a quando Ladavia l'aveva baciata, ma moltiplicata più e più volte.
Trattenne il respiro mentre si rendeva conto del fatto che avrebbe voluto che quel momento durasse più a lungo possibile. Affondò i denti nel labbro inferiore per cercare di resistere, di non provare piacere per una cosa così orribile come un morso, un vampiro che beveva il suo sangue.
Grammatica/ ortografia.
" ... ma Aleideen aveva imparato a sue spese che non doveva fidarsi, non del cibo né - soprattutto - di colei che l'aveva portato." L'uso di NON per la coordinazione delle due proposizioni negative associato alla congiunzione Né mi sembra un po' forzato e lo sostituirei con un altro né. " ... ma Aleideen aveva imparato a sue spese che non doveva fidarsi, né del cibo né - soprattutto - di colei che l'aveva portato." ( Cap. 5)
" Si chiese come facesse Ladavia. Lei era bella, aveva sempre gli occhi di tutti su di sé." Usando il passato remoto in un contesto tutto al passato dai l'idea che la strega sia ancora viva. Per rendere terminata del tutto l'azione, ti consiglierei di modificare il tempo verbale. " Si chiese come avesse fatto Ladavia. Lei era bella, aveva sempre gli occhi di tutti su di sé." ( In Epilogo ).
Ho trovare un paio di imperfezioni ne " La lista, Cap. 9 ", ma nulla di veramente serio.
Consiglio la lettura? Assolutamente sì.
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Recensioni 2016 ( CHIUSO )
RandomCiao a tutti, ho creato questo spazio perché desidero mettere nelle vostre mani le mie modeste conoscenze linguistiche per potervi dare un parere oggettivo circa le storie che vi sono a cuore. Le mie recensioni saranno più oggettive possibili e vi g...