26 (back to life)

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GIORGIO

Erano cinque del mattino, avevo suonato tutta la notte per cercare di rilassarmi, ma niente sarebbe riuscito a calmarmi. Giulia era sempre nei miei pensieri; la mia mente, il mio cuore, la mia pelle, le mie labbra, le mie dita erano piene di lei. Il suo sguardo triste dopo la mia ultima, infelice frase, mi riempiva il cervello. Presi l'auto, incurante del dolore che sentivo, incurante delle raccomandazioni di mio padre, incurante della velocità, dei limiti, delle multe: volevo soltanto raggiungerla al più presto. Sarei andato da lei, mi sarei seduto in portineria e assieme alla signora Flora avrei atteso il suo risveglio. L'avrei aspettata in fondo alle scale, mi sarei scusato facendole il mio miglior sorriso, dandole il più appassionato dei baci e lei mi avrebbe creduto; lei mi avrebbe perdonato.

I miei piani erano precisi, avrei fatto così.

Mi avrebbe creduto davvero? Avrebbe apprezzato la mia sincerità?

Lo sperai con tutta la sensibilità del mio animo imperfetto.

La luce della portineria era già accesa quando arrivai, cinquanta minuti più tardi. Bussai delicatamente e il volto tondeggiante della sora Flora si affacciò da uno spiraglio della porta.

"Buongiorno" le dissi porgendole un cartoccio con i cornetti caldi comprati in una cornetteria mattiniera, apposta per lei.

"Giovanotto, cosa ci fai qui?" disse accettando il mio regalo e annusandone il contenuto con aria estasiata.

"Io cercavo..." balbettai.

"Se cerchi Giulia, l'ho vista uscire dieci minuti fa, e a dirtela tutta sembrava un po' scossa. Nun'è che centri quarcosa vero?" Abbassai gli occhi
"Fai bene a sentitte in colpa ragazzì, quella poretta ha pianto tutta la notte; questi muri so de carta velina, sai!" Ecco, mi sentivo ufficialmente una merda. L'avevo fatta piangere, proprio lei, che avrei sperato di non ferire mai.

"Scusi" dissi "Sono piombato qui a quest'ora proprio per chiarire, io... io volevo parlarle!"

"Non è con me che te devi da scusà ma con lei, è andata per di là, verso il parco delle terme." Il suo tono non era duro, ma comprensivo, quasi tenero, ne doveva aver visto di storie così nella sua vita, forse qualcuna l'aveva anche vissuta.

"Grazie" dissi con un filo di voce, mentre la preoccupazione cominciava a farsi strada nella mia mente; il parco delle terme, a quest'ora non era affatto un luogo sicuro.

Dov'era in questo momento? Mi avrebbe perdonato?

Salii in macchina e lentamente percorsi, con i finestrini abbassati, i viali lungo i quali i ragazzi di solito facevano jogging. Tutto era deserto e silenzioso.

"Giorgio, aiutami!" mi parve di udire la voce di Giulia chiamarmi da lontano, tesi l'orecchio, ma nulla, nessun grido, nessun lamento, solo i primi rumori di una città al risveglio.

"Aiutatemi!" Ancora quel richiamo, ancora quella voce disperatamente spaventata. Un brivido di terrore mi percorse quando mi resi conto che qualcuno, una donna, stava urlando disperatamente; sperai non si trattasse di lei. Seguii il suono di quel richiamo straziante e fu allora che li vidi. Un uomo stava in piedi e ghignava osservandone un altro riverso su una donna che si dibatteva furiosamente cercando di colpire il suo aggressore. Sentivo i suoi singhiozzi disperati, vedevo i suoi sforzi per impedire che la violassero. Mi sentii invadere da un moto di rabbia, chiunque fosse la poverina, non meritava un simile destino. Nessuna donna lo meritava.

"Lasciatela!!" ringhiai con tutto il fiato che avevo in gola, i due uomini si voltarono, sorpresi dalla mia improvvisa presenza.

"Lasciaci in pace, se ci tieni al tuo bel faccino." L'uomo in piedi si scostò pronto ad affrontarmi, una lama a brillare nella sua mano. "Fossi in te girerei a largo e mi farei i cazzi miei." Pronunciò le parole con calma, inchiodandomi con i suoi occhi di ghiaccio.

"Sto chiamando la polizia!" dissi con altrettanta calma, tirando fuori il cellulare e facendo partire una chiamata al 113. "Fareste bene ad andare, prima che vi faccia arrestare," continuai sperando di indurli ad allontanarsi dalla malcapitata. Sí, stavo mantenendo la calma, mio padre ne sarebbe stato molto fiero.

"Giorgio..." quella voce terrorizzata mandò in fumo tutti i miei buoni propositi.

Lei era lì, lei era la vittima. Una rabbia furibonda s'impossessò di me al pensiero di ciò che stavano per farle.

"Lasciatela andare." ripetei con una voce di ghiaccio. Mi avvicinai ai due uomini, lento, minaccioso, pronto a uccidere a mani nude, senza pietà. No, non avrei avuto pietà per loro. Un fiotto di adrenalina mi salì in gola, stavo per fare qualcosa di cui forse non mi sarei mai pentito, li volevo morti quei due maledetti bastardi che avevano osato toccare la mia donna.
Sì, Giulia era la mia donna, colei che avevo scelto, colei che amavo.

Pensieri scomposti, piani folli e omicidi si accavallarono nella mia mente in una frazione di secondo. "Scappiamo" urlò uno dei due al suono di sirene lontane, sirene che avevo soltanto minacciato di chiamare. Non li avrei lasciati andare, ribollivo, ero pronto a inseguirli come un predatore che annusa l'odore del sangue; e li avrei trovati, di questo ero certo.

Mi diressi verso l'auto, non gli avrei lasciato scampo...

"Giorgio..." Giulia pronunciò il mio nome con voce piccola e terrorizzata; per un istante, preso dai miei folli piani, mi ero dimenticato di lei. Le corsi accanto e la guardai. Mi sorrise, evidentemente felice di vedermi poi mi abbracciò.

"Finalmente sei qui, sei qui, sei qui..." ripeté come una litania stringendosi forte contro il mio petto e iniziando a singhiozzare. "Non lasciarmi sola," sussurrò tra le lacrime di sollievo e di terrore che ora le invadevano il volto e la mente. Tentò di coprire il corpo tremante di freddo e di paura, di rimettere assieme i pezzi dei suoi vestiti e della sua anima. Mi sfilai la giacca di pelle e gliela misi sulle spalle. Si rannicchiò in essa come cullata da un caldo abbraccio. "Finalmente sei qui!"



Giovanni Allevi _ Back to life

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora