05 (beauty of the dark)

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GIULIA

Mi ero fatta coraggio, due giorni dopo il nostro incontro al locale, avevo chiamato Arianna e mi ero fatta dare il numero di suo fratello. Dovevamo lavorare insieme e lui non si era presentato a lezione. Non sapevo davvero come mettermi in contatto, non volevo perdere altri giorni preziosi. Gli avevo scritto un messaggio, fissando l'appuntamento nel pomeriggio in biblioteca, poche parole fredde e molto professionali. Dubitavo che venisse, ma speravo di sì. Non volevo che il mio primo esame andasse a farsi fottere per colpa di uno stronzo lunatico.

Ero immersa nel silenzio, attorniata da libri e circondata da un'atmosfera solenne,  quando sentii una sedia muoversi, non alzai lo sguardo, troppo concentrata nella lettura, per scoprire chi si fosse seduto accanto a me.

"Ciao" disse una voce stranamente familiare. Alzai lo sguardo ritrovandomi immersa in un fitto e cupo bosco. Battei le palpebre un paio di volte, pensando ad un'allucinazione. Giorgio Leardi era lì, di fronte a me. i capelli, bagnati dalla pioggia battente, rendevano il suo aspetto ancora più intimorente. Lasciai i suoi occhi un po'  troppo duri e mi concessi di vagare altrove: sul corpo bagnato, sui capelli umidi e scuri, sulla maglietta che aderiva perfettamente al suo corpo magro, ma tonico.

Probabilmente nuotava. Mi trovai a pensare, prima di fissare nuovamente il mio sguardo nel suo.

I muscoli tesi e la posa rigida del suo corpo, riflettevano tutta l'inquietudine che sentiva. Non voleva lavorare con me, era evidente, ma io non riuscivo proprio a capirne la ragione e la cosa mi irritava non poco.

"Ciao," risposi fredda, abbassando gli occhi e tornando a concentrarmi sulla lettura.

"Mi dispiace!" La sua voce, ridotta ad un sussurro roco, contribuì non poco a imporporare le mie guance, per fortuna che i capelli le coprivano. Mi detestai per la strana reazione del mio corpo al suono della sua voce. Giorgio mosse la testa e una goccia d'acqua cadde sulla mia mano, istintivamente la ritirai indietro, scottata e gelata al tempo stesso.

"Per cosa, per avermi trattato di merda e senza una ragione precisa?" Alzai lo sguardo su di lui, ora era piuttosto arrabbiata.

"Mi dispiace di averti trascinato in tutta questa storia. Se non avessi fatto lo stronzo con il professore, ora lui non pretenderebbe da noi un lavoro perfetto." Mosse la bocca in una parvenza di sorriso che non arrivò a illuminargli gli occhi, che rimanevano di un verde intenso e cupo. "Che cosa stai leggendo?" mi chiese, ma non sembrava veramente interessato a saperlo. La sua voglia di conversare era forzata, come il suo desiderio di stare in mia compagnia.

Nascosi la mia copia di After, non mi andava che lui sapesse qualcosa di me, nè che giudicasse le mie letture.

"Fatti miei!" risposi un po' stizzita. Giorgio sorrise malevolo.

"Ti piacciono gli stronzi e maledetti..." disse tra sé. Aveva visto il libro e ne conosceva la trama. "Chissà come reagiresti, se ne incontrassi davvero uno," continuò, fulminandomi con lo sguardo. Lo guardai anch'io.

"Penso di cominciare ad averne un'idea" risposi piccata, pentendomi immediatamente di avergli dato inconsciamente del maledetto stronzo, cosa che fra l'altro era. Un'altra goccia cadde dai suoi capelli, ma questa volta era come lava, mentre l' imbarazzo mi montava dentro. Mi asciugai la mano istintivamente, non senza un po' di rabbia a rendere i miei movimenti più bruschi.

"Non ti piace il freddo." Constatò, notando la mia reazione. "Non capisco perché ti ostini a voler avere a che fare con me allora." Continuò. "Io sono freddo come ghiaccio." Il suo tono, sarcasmo allo stato puro. Alzai gli occhi di scatto fissando il suo profilo imperfetto. Sembrava ancora più teso, aveva i pugni stretti e gli occhi fissi su di me.

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora