62_ come sei veramente

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GIULIA

La luce del mattino illuminò dolcemente i nostri corpi allacciati e sazi d'amore, i contorni morbidi e dolci delle mie gambe intrecciate alle sue, il mio seno appoggiato al suo petto, i nostri volti vicini a confonderci il respiro.

"Ti amo, Giorgio!" sussurrai al suo volto addormentato, sfiorandolo con una carezza leggera.

"Ti amo anch'io, Giulia!" La sua risposta, tenera e assonnata, mi fece sorridere, mentre le sue dita si intrecciarono con le mie. Bastò un bacio casto a risvegliare i nostri sensi sopiti, un abbraccio delicato si trasformò in fuoco che divampa: vivo, potente, appassionato. I nostri corpi si unirono ancora e ancora, danzando a un ritmo soltanto nostro un ballo di cui soltanto noi conosciamo i passi. Mi sentivo completa, come se una parte di me, che non sapevo perduta, si fosse ricongiunta al mio corpo per rendermi intera. Le mani di Giorgio sul mio corpo mi scolpivano rendendomi donna, la sua donna.

****

"Perché non mi parli un po' di te," Giorgio aprì i suoi grandi occhi verdi sul mio viso appagato e sonnecchiante: era curioso e sorridente mentre con un dito tracciava ghirigori immaginari sulla mia guancia. Avevamo condiviso forti emozioni da quando c'eravamo conosciuti, ma il mio ragazzo sapeva poco di me; qualche informazione sparsa qui e là, sprazzi di vita che erano più che sufficienti a ricomporre il puzzle di un'esistenza scialba e monotona. "Allora?" il suo tono tenero e calmo mi carezzava l'anima.

"Che cosa vuoi che ti racconti, la mia vita è stata così normale, così ordinaria, non credo ci sia qualcosa d'interessante da sapere oltre a quello che ti ho già detto." Gli carezzai il viso improvvisamente serio e concentrato.

"Tu non sai quanto la tua normalità m'interessi: quello che tu consideri monotonia per me, è una boccata di aria pura. Ti prego, Giulia, fammi respirare."Sussurrò, baciandomi dolcemente le labbra. Gli occhi malinconici fissi su di me, la pelle morbida, l'anima e il corpo segnati da indelebili cicatrici, Giorgio bramava la normalità che io stavo tanto denigrando. Lo guardai, era in attesa, gli occhi vigili, attenti, la mano sul mio fianco a disegnare intricati arabeschi.

"Sono nata a Milano, vent'anni fa da un padre giornalista in carriera e una madre artista e designer. Erano entrambi all'apice della loro vita professionale quando, a causa di uno scippo subito da mia madre quando ero molto piccola, mio padre decise che Milano era troppo pericolosa e che dovevamo trasferirci nel suo paesello natale. Ci ho vissuto fino ai tredici anni. Infine mia madre, esasperata e disinnamorata dei luoghi e di mio padre, ha chiesto il divorzio!". Feci una pausa e abbassai gli occhi. Non mi andava di pensare alla tristezza che avevo provato all'epoca, non ora che ero così serena. Il mio ragazzo mise una mano sulle mie in segno d'incoraggiamento. "Sai, Giorgio, sembravano così innamorati! Purtroppo il feeling con i luoghi è durato poco, presto mia madre ha iniziato a spegnersi. Aveva perso la gioia di vivere, lontana dal mondo che conosceva e amava. Mio padre non le bastava più, io non le bastavo più.". Giorgio mi baciò la fronte con tenerezza, consolandomi con il suo modo di fare un po' impacciato e dolce.

"L'ho conosciuta tua madre, mi è sembrata così piena di vita!" Ora sì, da quando aveva conosciuto il suo attuale marito, un designer, la vita era tornata a sorriderle.

"Come hai reagito quando hai saputo del divorzio?" Chiusi gli occhi, mentre le immagini di quel giorno, tornarono ad affollare la mia mente. Ricordavo tutto, quasi fosse accaduto ieri.

"Sono scappata!" risposi infine. "Sono scesa in spiaggia, nascondendomi in un capanno di pescatori: non volevo vedere nessuno, parlare con nessuno. Volevo soltanto sparire. Poi Matteo... " mi bloccai ripensando a lui e al mio primo bacio.

"Lui ti ha trovata, rassicurata e infine baciata, non è vero?" Dilatai gli occhi per la sorpresa. "Lui tiene molto a te, l'ho capito che doveva esserci un qualche trascorso tra voi!" Mi parve di avvertire una punta di gelosia, abilmente mascherata; lo conoscevo abbastanza da riconoscere quando stava fingendo.

"Si!" ammisi. "A Matteo ho dato il mio primo bacio: mi piaceva all'epoca, ma quando ha saputo che mi trasferivo con mia madre, ha smesso di parlarmi e di scrivermi. Ha troncato tutti i rapporti con me." Ancora mi bruciava quel comportamento. All'epoca mi ero presa davvero una bella cotta per lui.

"Che vigliacco, si è allontanato prima di potersi innamorare, prima che la tua lontananza lo facesse soffrire." Non avevo mai visto questa faccenda sotto questo punto di vista. Sì, poteva starci, era tipico di Matteo.

"Poi, una volta a cambiata casa... "

Gli argomenti della mia vita si susseguirono, gli raccontai del mio unico altro ragazzo prima di lui e delle ragioni per cui era finita, gli raccontai dei miei voti a scuola, della borsa di studio vinta, dell'aiuto di mio padre e della sua delusione di non sapermi a casa. Tutto ciò che desiderava, tutta la normalità cui aspirava.
"A Perugia sei andata al liceo e... " Annuii, felice che fosse tanto interessato alla mia vita.

"Non è stato un periodo felice, non avevo amiche nella mia classe, continuavo a mantenere invece i contatti con Angela."

"Angela De Luca?" Annuii  "Angela e Flavio mi piacciono molto." Concluse con un sorriso dolce e un'espressione tenera sul volto.

"Dimmi, eri innamorata del tuo ragazzo al liceo?" Il tono neutro dimostrava la sua curiosità sincera, Nessuna espressione infastidita, nessun gesto di stizza nel pronunciare quelle parole.

"Alex era davvero molto bello." Sorrisi maliziosa alla sua espressione fintamente sconvolta.

"Più bello di me?" chiese con fare teatrale.

"Certo, era un sedicenne molto carino, ma per rispondere alla tua domanda, no, non ne ero innamorata!"

"Per questo non ci sei andata a letto?" la domanda m'infastidì un poco, ma cercai di ignorarla rispondendo con un tono dolce e malizioso al contempo.

"Il mio corpo aspettava te, Giorgio Leardi." Lo abbracciai di slancio mettendo temporaneamente fine all'interrogatorio.

Ridemmo, facendoci il solletico e comportandoci come due giovani innamorati: lontani dai problemi, lontani dai ricordi spiacevoli, lontani dal dolore che presto sarebbe tornato a invadere le nostre vite. Giorgio chiuse gli occhi poi le sue labbra furono sulle mie in un bacio appassionato e sensuale.

"Mi piace tutto di te!" Sussurrò sulla mia bocca, la voce roca, le mani calde e tenere fra i miei capelli. Mi abbracciò nascondendo il volto nell'incavo del mio collo. "I piccoli dettagli della tua vita, non considerarli insignificanti perché non lo sono per niente."

Gli accarezzai il viso, era umido, Giorgio aveva pianto senza che me ne accorgessi. Aveva pianto per quella vita serena, forse scialba che lui non aveva mai avuto, aveva pianto per quell'infanzia che gli era stata strappata, quell'infanzia che mai aveva vissuto e che mai avrebbe potuto riavere indietro.

*****

"Ora è il tuo turno" dissi carezzandogli le guance accaldate e umide. Abbassò gli occhi, incapace di guadarmi. "Se è troppo presto, se non ti senti pronto... " tentai di capire cosa avesse causato quel cambiamento, ma non riuscivo a comprenderlo. "Ti prego Giorgio, non evitare di guardarmi, non tagliarmi fuori dal tuo mondo!"

"Ho invidiato la tua vita!" si limitò a rispondere, con la voce roca e triste, gli occhi bassi e lo sguardo assente, prima di chiudersi in un nuovo angosciante silenzio. Un brivido mi percorse la schiena.

Non feci più domande, ma lo strinsi a me tentando di infondergli tutto il calore di cui ero capace, sperando di compensare il suo dolore con il mio amore. Non so quanto tempo passammo in quella posizione, l'atmosfera scherzosa di qualche istante prima era scomparsa lasciando spazio a un silenzio, sempre più opprimente che era ora un suono acutissimo nella mia testa. Mi sembrava di impazzire, ma continuai a tacere, aspettando.

"Ti prego, dammi tempo, ok? Ti ho detto più di quanto sappia la mia famiglia, più di quanto sappia Arianna e ho paura di riaprire una porta che mi condurrà in un oscuro baratro di sofferenza; ho paura di non resistere a ciò che troverò in quel buio, ho paura di scoprire nuove ferite e di uscirne distrutto. Giulia, ho paura di trascinarti con me nel mio passato. ancora una volta!"

"E allora parlami del tuo futuro!" dissi cercando di uscire da quell'empasse.

"Che cosa vedi nel tuo futuro, Giorgio?"

Un sorriso timido apparve sul suo volto.

"Vedo te, Giulia, io vedo te!"

* Come sei veramente_ Giovanni Allevi

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora