50 _ Jealous Guy

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Capitolo dedicato ad un personaggio secondario ma comunque molto importante ai fini del racconto. Vi lascio alla lettura. B

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MATTEO

Erano le nove di mattina quando Riccardo chiamò mio padre. Ci invitava a cena, ci sarebbe stata anche Giulia di ritorno a casa per le vacanze di Pasqua. Accettai con entusiasmo, dopo lo spiacevole incidente con Leardi, non avevo più avuto modo di vederla.

Troppo impegnata con il recupero degli esami perduti, a detta sua; troppo influenzata dal suo pseudo ragazzo e dalla sua smielata famiglia, secondo il mio modesto parere. Da quando Leardi era tornato nella sua vita, Giulia non mi aveva mai chiamato, mai cercato; per lei ero diventato totalmente invisibile, quasi non fossi mai esistito.

Eppure, in quei mesi di assenza avevo sperato...

Sperato che lo dimenticasse, che tornasse a parlare e sorridere; l'assenza di Giorgio l'aveva privata della sua forza vitale, ma questo l'aveva resa più facile, più malleabile; se solo non fosse tornato tanto presto...

La desideravo disperatamente, anche allora, con gli occhi spenti e le labbra secche per il prolungato mutismo; la volevo per me. Giulia non era più l'acerba tredicenne che avevo baciato un po' per gioco e un po' per sfida, ora era una splendida giovane e sensuale donna.

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Tornai con la mente ai "giorni dell'abbandono."

Ero al settimo cielo, Leardi l'aveva lasciata; l'avevo sempre saputo che non sarebbe durata, che non sarebbe riuscito a farla felice. Ora era il mio turno, il mio momento per farmi avanti, per avere la mia possibilità. Andai a trovarla a Roma. Sarei stato l'amico di cui aveva bisogno, la spalla su cui piangere e poi, con un po' di tempo, le sarei diventato indispensabile e lei si sarebbe resa conto di non poter fare a meno di me, di amarmi. Non mi sarei mai aspettato di trovarla nello stato in cui era. Giulia, la ragazza vitale, solare, allegra, giaceva ora immobile sul letto; gli occhi, sbarrati, guardavano un punto imprecisato, le labbra pronunciavano solo il maledetto nome di Leardi.

"Giulia," la chiamai, ma non mi rispose; racchiusa in un mondo tutto suo, proteggeva il suo cuore da un dolore troppo difficile da accettare. Feci di tutto pur di costringerla a riprendersi dallo stato catatonico in cui era caduta, ma niente riusciva ad aiutarla; nemmeno i baci che le diedi, pensando scioccamente di svegliare la principessa addormentata, nemmeno le carezze sulla sua pelle morbida e calda. Sembrava un manichino privo di vita. Passai giorni ad osservarla spegnersi sempre di più. Quando Leardi si presentò a casa sua fui preso da un'ira furibonda.

Come osava tornare da lei? Come osava privarmi della mia possibilità? Come osava Giulia riaccoglierlo con sé?

Quando lo colpii, in preda a una profonda frustrazione, non ebbe alcuna reazione, come fosse di ghiaccio, insensibile e freddo; proprio come lei.

Fece il miracolo. Giorgio Leardi riuscì dove io avevo fallito. Con un bacio svegliò la principessa.

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Questa sera avrei parlato con Giulia, l'avrei vista lontano da lui e dalla sua nefasta influenza; questa sera le avrei rivelato la portata miei sentimenti, la mia attrazione per lei. Non mi importava altro, solo che lei sapesse, che avesse la possibilità di scegliere.

Me, ovviamente.

Mi preparai con cura: jeans scuro, camicia nera come i miei occhi, profumo caldo e avvolgente e un filo di barba lasciata fintamente incolta; volevo essere attraente; volevo mi guardasse con altri occhi; che mi guardasse come guardava lui. Non volevo più essere Matteo, l'amico d'infanzia, ma il ragazzo che le avrebbe fatto dimenticare Giorgio.

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora