73 (le mie parole)

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ARIANNA

Sedetti sul davanzale della finestra della stanza che dividevo con Filippo, guardando il giardino in piena fioritura. Mi ero rifugiata qui, a casa del mio fidanzato, perché avevo bisogno di pensare. Avevo bisogno di elaborare tutte le notizie che Giorgio mi aveva riversato addosso. Il dolore, la sofferenza di mio fratello non erano nemmeno paragonabili a ciò che avevo passato io. Ero stata una bimba sola, è vero, ma protetta dalla durezza della vita. Io non avevo compreso, persa nel mio mondo fatto di frivole sciocchezze, Giulia sì, lei aveva compreso cosa si nascondeva dietro gli ostinati silenzi di Giorgio, dietro la sua scontrosità e la patina d'indifferenza che sempre gli velava lo sguardo. Lei era andata a fondo, fino al punto di rischiare di non risalire e annegare nel tentativo. Io mi ero fermata alla superficie: al sicuro, protetta. Come sempre. Ripensai a qualche giorno prima mentre le parole di Giorgio continuavano a vorticarmi nella mente.

Non pensavo abbastanza.

Non mi sforzavo di guardare oltre. Aver finalmente saputo la verità mi aveva catapultata improvvisamente nel mondo degli adulti, un mondo fatto di dolore , quello dove mio fratello viveva da sempre. Non avevo mai visto piangere Giorgio, mai, nemmeno quando eravamo ragazzini, nemmeno dopo la morte della mamma. Appariva freddo, quasi vuoto; nascondeva così bene la sua sofferenza che nemmeno noi, la sua famiglia, quelli più vicini a lui, riuscivamo a scorgerla: o forse ero solo io a non voler vedere. Vedere le sue lacrime, quel pomeriggio in camera mia, vederlo crollare come un sacco vuoto di fronte a me, vedere la sua maschera di ghiaccio sciogliersi, mi aveva spezzato il cuore. Aveva la disperazione dipinta sul  volto, l'ineluttabilità di un dolore che lo aveva segnato profondamente, non solo nel corpo, ma soprattutto nell'anima. Gli avevo chiesto di perdonarmi per non  non aver intuito cosa gli fosse accaduto e lui, lui l'aveva fatto, generoso e dolce come sempre; come sempre pronto a rinunciare a se stesso pur di difendere me.

Sarei riuscita mai a perdonarmi, sarei mai riuscita a essere degna di tanto amore?

Non ero più sicura di nulla, non ero certa di essere veramente in grado di dare amore, nessuno mi aveva insegnato ad amare.

Ero sempre stata sola.

Pensai a Filippo e alla discussione che avevamo avuto prima che mi concedesse di venire a stare da lui

****

Filippo era passato da casa, probabilmente Giorgio l'aveva chiamato.

"Ciao!" mi disse semplicemente, gli volai addosso senza dargli il tempo di dire altro: il volto umido di lacrime, il pigiama che indossavo ormai da tutto il giorno, i capelli in totale disordine. Non ero io, non ero più la stessa ragazza spensierata di qualche ora prima.

"Filippo!" singhiozzai sul suo maglioncino leggero, "io non sapevo, non sapevo! Come ho fatto a non capire!"

Filippo mi allontanò da sé guardandomi negli occhi, sorprendendomi, spaventandomi.

Anche lui sapeva?

"Arianna, tu non hai mai voluto vedere! Ti sei sempre rifiutata di accettare il mondo così com'è, hai sempre cercato di vivere una realtà differente e noi, e Giorgio in particolare, ti abbiamo assecondato sbagliando tutto."

Ci guardammo e capii che era tremendamente serio.

"Allora voi, voi sapevate tutto! Io solo ero all'oscuro." Mi sentivo ferita dal loro atteggiamento, battei un piede a terra, sembravo una bambina petulante e capricciosa.

"Arianna!" Filippo richiamò la mia attenzione, Era serio e scuro in volto. "Non travisare il senso delle mie parole! Sai che non sopporto quando fai così! Hai capito perfettamente ciò che ti ho detto!" Abbassai lo sguardo. Certo che avevo capito, ma capire e accettare sono cose differenti.

"Voi non sapevate, avete soltanto intuito la realtà!" dissi fissandomi i piedi. "Mio Dio, come sono stata cieca. Come ho potuto pensare che la sua vita fosse felice, avrei dovuto capirlo, siamo gemelli!" Una lacrima sfuggì al mio controllo. Filippo la raccolse con un dito e poi mi strinse a sé.

"Non poi fare nulla per il passato di Giorgio, ma puoi fare moltissimo per il suo presente e per il suo futuro. Stagli vicino, ha bisogno del tuo affetto, ha bisogno di protezione... lui non l'ha mai avuta e Dio solo sa quanto ne abbia bisogno." Mi carezzò una guancia baciandomi teneramente la fronte. "Sostieni Giulia, non essere gelosa del suo speciale rapporto con lui. Lei è la prima con cui si è aperto, la prima che l'ha accettato per quello che è; lei l'ha compreso molto più di noi." Una punta di tristezza e di rammarico velò la sua voce. "Nessuno di noi si è sforzato di capire davvero Giorgio, forse solo Giovanni, ma lui gli ha lasciato la possibilità di scegliere come e quando aprirsi; ha rispettato i suoi tempi. Noi però dovevamo intuire, io dovevo intuire..." Le sue braccia mi strinsero più forte, il suo corpo saldo scaldò anche la mia anima.

****

Ero stata sempre protetta, sempre difesa, ma Giorgio...

Chi aveva aiutato e difeso Giorgio?

Chi aveva messo una mano sulla spalla, chi lo aveva consolato asciugando le sue lacrime?

Non io, sua sorella. Solo Giulia l'aveva capito, solo con lei si era aperto completamente, solo per lei si era svegliato dal suo torpore. Era lei la prima di cui aveva chiesto. Chiusi gli occhi, non avevo la forza di guardarmi allo specchio.

Come avevo potuto essere così cieca?

Come avevo potuto essere gelosa della sua vita?

Come avevo potuto trattare Giulia con così poco rispetto?

Lei era la mia migliore amica, proprio come Nia. Mi sarei dovuta mordere la lingua prima di parlarle in quel modo, prima di mostrarle tutta la mia stupidità. Perché è questo ciò che ero stata, una stupida, sciocca ragazzina. Presi la borsa e indossai una maglia leggera, avevo bisogno di fare due passi per schiarirmi le idee.

Il bosco nei dintorni di casa Falconieri era magico, la primavera lo rendeva cangiante e vivo, come un sogno, un sogno di gioia. Mi addentrai godendomi la frescura e immergendomi in quel verde intenso. Il sole creava giochi di luci; le foglie mosse dal vento, una melodia quasi ipnotizzante.

"Dove vai da sola?" sobbalzai al suono di quella voce, un brivido di paura corse lungo la mia spina dorsale. Lentamente mi voltai, gli occhi ancora dilatati dalla paura. Poi improvvisamente, un sorriso fiorì sulle mie labbra.


Le mie parole _ Samuele Bersani

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora