29 (inverno)

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GIORGIO

"Suona per lei."

La voce di Arianna fu come musica delicata alle mie orecchie, le sue mani dolci e calde sulle mie spalle, rilassarono i miei muscoli tesi dall'ansia e dal dolore.

Mi sedetti al pianoforte, gli occhi chiusi, le dita sulla tastiera per produrre quella magia chiamata musica; un suono dolce a fluire lento dalle mie dita, portando con sé tutto l'amore che provavo per lei.

Sperai con tutto il cuore che potesse raggiungerla. Una porta si aprí,  interrompendo lo scorrere dei miei pensieri.

"Come sta Giulia" chiesi, quando i miei genitori uscirono dallo studio di mio padre; nella mia voce potevo sentire una nota carica di preoccupazione.

"Le ho somministrato un calmante, si è appena addormentata."

Una pausa, un passo, una mano a lambirmi la spalla ancora dolorante.

"Sta bene, Giorgio" la sua voce tranquilla, calda, profondamente paterna. "Sta bene, l'hai salvata." Un sorriso dolce, rassicurante, colmo di orgoglio. Chiusi gli occhi rilasciando un sospiro di sollievo, le mie mani si posarono di nuovo sulla tastiera, la musica riempí la stanza dei miei sentimenti, del mio amore, della mia angoscia.

"Giorgio, forse dovresti riposarti un po' sei pallido da far spavento." Gli occhi di Emilia, arrossati e lucidi, mi scrutarono con apprensione.

Aveva pianto? Aveva pianto per me?

Lei sapeva, lei conosceva parte del mio dolore, lei mi capiva come poche persone, lei era consapevole che il mio malessere non era soltanto fisico.

"Vorrei vederla!" dissi improvvisamente. I miei occhi implorarono Giovanni, in cerca di un assenso che speravo mi avrebbe concesso.

"Va bene, entra, ma mi raccomando, assoluto silenzio, non è il caso di svegliarla ora."

Sorrisi, alzandomi dal piano, barcollai leggermente, la notte insonne, unita al defluire dell'adrenalina dal mio sangue, mi aveva totalmente spossato. Avevo bisogno di riposare, ne ero consapevole, ma non ora, non quando il corpo addormentato di Giulia si presentava a me in tutto il suo fulgore. Dormiva un sonno agitato, proprio come nel mio sogno; nel chiarore del mattino, i suoi lineamenti delicati erano solo leggermente deformati dal lieve gonfiore della guancia colpita.

La rabbia mi montò dentro, corrodendomi come un acido.

"Giorgio," bastò il suono della sua voce tormentata per far scemare l'odio che provavo in quel momento. Il mio corpo si avvicinó al suo, inesorabilmente. "Sono sporca" biascicò, inconsapevole della mia presenza. Il mio cuore si strinse in una morsa di dolore, le sue parole mi erano note, le sue parole erano impresse nella mia mente, nei miei ricordi, nella mia anima. Mi tenni la mano sulla bocca per trattenere un grido, gli occhi chiusi. Respirando, calmandomi.

"Non mi lasciare sola," continuò "anche se non.puoi darmi niente più di questo..."
Quelle parole, le mie parole.

Gli occhi si chiusero di scatto sul mio volto, il respiro si fece più veloce mentre lentamente m'inginocchiai al suo fianco.

"Perdonami" sussurrai.

Il respiro più pesante, mentre parole gelosamente nascoste nel profondo del mio cuore, traboccarono fuori senza che potessi o volessi far nulla per fermarle.

"Ti amo, Giulia!" sussurrai.

Con un bacio leggero le sfiorai le labbra dischiuse, rubandole i sogni e il respiro, un bacio per sfiorarle il cuore; un ultimo sguardo prima di uscire silenziosamente, discostandomi da lei e dal peso delle parole appena pronunciate.

Mi allontanai, rifugiandomi nell'asettico silenzio della mia stanza, isolandomi da tutto, persino da me stesso.

Le note dell'Inverno di Vivaldi risuonarono nelle mie orecchie rispecchiando ciò che sentivo dentro, il suono grave del violoncello mi vibró nell'anima, poi più nulla.

****

La luce della luna illuminò fiocamente i contorni del mio volto, una stanza vuota intorno a me, silenziosa, buia, conosciuta.
Un passo verso l'ignoto, l'eco di un pianto sommesso e rassegnato a giungermi alle orecchie.
Il volto pallido e sanguinante di mia madre a delinearsi alla luce della luna, una maschera tragica, l'immagine del dolore.

"Giorgio, piccolo mio" la sua voce. "Non avere paura" era così limpida la sua voce.
"Non è nulla, devi essere forte, andrà tutto bene!"

Si può dimenticare la voce della propria madre?

I miei passi ad allontanarsi, il mio cuore a battere furioso mentre correvo via da lei attraverso i corridoi bui del mio subconscio. La luna mi era nemica, la luna m'illuminava mostrandomi a lei, al fantasma dolente di mia madre.

Volevo scappare  nascondermi in un luogo oscuro e sparire, sparire per sempre.

"Giorgio, amore mio" la voce di Giulia mi riportò alla luce. "Non avere paura" un uomo la temeva ferma per le spalle, un coltello a scintillare alla luce sinistra della luna.
"Non è nulla, devi essere forte, andrà tutto bene!" La sua voce dolce, stranamente serena, a tentare di rassicurare il mio animo devastato.

"Giulia, io..." tentai di muovermi, di salvarla con le mie gambe di cemento e il mio corpo di pietra. La guardai un'ultima volta, gli occhi chiusi le labbra rosate sul volto pallido; poi la lama affondò.

Un urlo straziante uscì dalla mia gola, mi alzai a sedere coperto di sudore.

Un incubo.

Soltanto un incubo, il peggiore tra i miei molti incubi. Chiusi gli occhi, mentre il cuore pompava furiosamente il sangue nelle vene. Sentivo la bocca secca, lo stomaco stretto, il fiato corto.

Da quanto tempo non la sognavo?

Tolsi le cuffie e mi guardai intorno, la luce calda del tramonto mi riempí gli occhi di meraviglia.

Amavo il tramonto.

Mi alzai, e barcollando come un ubriaco, scesi di sotto guardandomi allo specchio dell'ingresso; il viso stravolto preannunciava il riemergere di un dolore mai davvero sopito.

"Giorgio"

La voce di Arianna mi riempí le orecchie e il cuore di compassione.
Lei non sapeva, lei non capiva.

"Sto bene" mentii.

"Ti ho sentito urlare!" Non credevo di averlo fatto davvero. "Ho sognato la mamma!" dissi semplicemente. Le braccia di mia sorella  circondarono il mio povero corpo, scaldarono il mio cuore martoriato. Nulla avrebbe potuto aiutarmi, tanto meno lei. Lei non sapeva, lei non capiva. Non fino in fondo.

Vivaldi _ Inverno

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Un capitolo in cui si comincia a comprendere qualcosa in più su Giorgio e sul suo passato.

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora