GIULIA
Restai a fissare la porta per un istante infinito, mentre con le mani carezzavo i polsi per lenire il dolore della sua stretta, della sua rabbia. Giorgio era andato via, gli occhi di un cupo, freddo verde, le labbra livide, le guance smunte dal recente malessere. Era andato via, senza votarsi indietro, senza ripensamenti, lasciandomi sola. Era scappato, perché la portata dei suoi problemi lo rendevano pericoloso; per sé stesso e per me.
Chiusi gli occhi, mentre le immagini della serata appena trascorsa tornarono a vorticarmi davanti come un caleidoscopio impazzito; Giorgio e il suo immenso dolore; Giorgio e le sue paure; Giorgio e i suoi repentini cambi di umore; Giorgio, disperatamente oscuro, eppure così facile da amare. E io lo amavo davvero questo giovane uomo, tanto problematico, quanto capace di aprire il suo cuore all'amore.
Lo amavo e lui era scappato via da me, ancora una volta.
Mi alzai con una traccia di pianto a bagnarmi ancora la guancia, il letto disfatto a ricordarmi che ero di nuovo sola e il suo profumo a rendermi consapevole che tutto quello che era accaduto, non era frutto di un incubo.
Per un istante avevo avuto davvero paura di lui, per un momento avevo ceduto all'istinto di difendermi da quegli occhi, da quelle mani, che avrebbero potuto uccidermi, se solo lui avesse voluto. Per un istante, ma sufficiente a renderlo consapevole di quanta oscurità albergasse in lui. Per un istante, prima di comprendere quanto quel gesto, dettato dall'ansia del momento, avesse arrecato dolore alla sua anima ferita, più che a me. Una lacrima sfuggì al mio controllo, scivolando lenta, lungo la mia guancia arrossata.
Volevo, dovevo parlare con lui, sentire la sua voce, acquietare la paura che covava in me come brace sotto la cenere, che lui commettesse qualche sciocchezza, come farsi volutamente del male. Presi il telefono e con mano tremante composi il suo numero, dieci squilli e la voce elettronica della segreteria telefonica entrò nelle mie orecchie. Riprovai ancora e poi ancora e ancora...
"Pronto, Giulia?" la voce di Arianna mi fece accelerare i battiti cardiaci.
Perché rispondeva lei? Dov'era Giorgio? Gli era forse accaduto qualcosa?
"Giorgio se ne è andato!" Disse tra le lacrime, cercando in me un conforto che non potevo darle. Il mio cuore aveva già smesso di battere nel preciso istante in cui aveva pronunciato quelle parole. "Non sappiamo dove sia, ha lasciato il telefono e una lettera, non vuole essere trov..." ma non l'ascoltavo più, le lacrime offuscavano i miei occhi, il battito accelerato del cuore attutiva i suoni attorno a me. Non sentivo altro che quelle cinque parole pronunciate da sua sorella.
Giorgio se ne è andato!
Se ne è andato!
Se ne è andato!
Tutti i miei timori erano fondati. Mi aveva lasciata, ci aveva lasciati tutti.
Mi sedetti a terra, il telefono ancora tra le mie mani, scivolò via dalle mie dita inermi; mi sentivo prosciugata di ogni energia, immobile, bloccata. Non avevo nemmeno più la forza di piangere. Tutte le emozioni, se le era portate via Giorgio, chiudendo la porta dietro le sue spalle.
"Ti raggiungo!" mi parse di sentire, ma non ne ero sicura; ormai non ero più padrona del mio corpo e dei miei sensi, la mia anima era alla ricerca della sua; il mio corpo invece giaceva li, in quella stanza in affitto, con una coinquilina assente e pochi amici su cui contare. La voragine che mi si era aperta nel petto, pulsò dolorosamente. Sembrava che Giorgio mi avesse strappato via il cuore. Non lo sentivo più battere, era come morto.
"No!" ebbi la forza di dire, prima di scivolare giù.
Buio. Oscurità. Dolore, tanto dolore. Tutto mi si rovesciò addosso all'improvviso. Staccai completamente il cervello dal corpo. Nulla aveva importanza. Non sapevo dov'ero né cosa facevo.
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The dark side of the moon
Romance... e se la diga crolla aprendo grandi falle e non c'è spazio sulla collina, e se la tua testa scoppia con oscure inquietudini, allora ti incontrerò sul lato oscuro della luna. da: Brain Damage (Pink Floyd)) Giorgio e Giulia, due anime, due...