Capitolo pieno di dolore e difficile da gestire, per questo più corto.
spero riesca a farvi provare le emozioni che ho provato scrivendolo.
B
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GIULIA
Mi allontanai da lui, dalla sua espressione dura, dal profondo oscuro oceano dei suoi occhi. Mi allontanai da lui, ma solo per un istante, solo per trovare la parole giuste per affrontare le sue rivelazioni.
"Giorgio, non è possibile, come avresti potuto, eri così piccolo." Riemersi dal fondo del mare oscuro dei suoi occhi, riprendendo fiato, guardandolo, cercando di trasmettergli la mia incredulità e la mia fiducia in lui. Deglutì a vuoto. "Avrai avuto sì e no dieci anni!" continuai, esponendogli i fatti, cercando la razionalizzare laddove lui era totalmente preda dell'emotività del momento.
"Mia madre si è suicidata." sussurrò, con la voce strozzata e lo sguardo dilatato dalla portata di una rivelazione scioccante quanto tremenda. "Si è suicidata trascinandomi con sé in un baratro di dolore." I miei occhi si fecero lucidi, mentre le mie braccia stringevano l'anima lacerata di Giorgio per evitare che si disintegrasse del tutto. La sua voce continuò a rivelare dettagli colmi di orrore, ma era stranamente pacata e rassegnata, come spenta e la cosa mi fece davvero paura. "Per anni la mia mente ha costruito, mattone dopo mattone, una realtà immaginaria, un mondo in cui l'avevo creduta assassinata. Per anni mio padre è stato autore dell'efferato delitto. Eppure io avevo sognato quell'espressione serena, quasi felice. Il suo fluido vitale aveva macchiato le mie mani e un senso di colpa inconscio aveva riempito le mie notti e torturato i miei giorni. Sapevo che qualche tassello non era al posto giusto ma non riuscivo a capire quale fosse.. fino ad ora." Mi guardò un istante, ma non mi vide realmente "Elisabetta è stata un'egoista. Talmente bisognosa della ricerca della sua pace da non riflettere un solo istante sulle conseguenze del suo gesto, sulla tragedia dell'assistervi impotente. Non ha pensato a me. Non ha mai pensato a me!" Giorgio, si ancorava alle mie braccia, stringendole forte, in cerca di un conforto che io non sapevo dargli. Era troppo intenso il dolore che leggevo nei suoi occhi per sostenerlo da sola. Le mie spalle di ventenne erano troppo fragili per portare anche solo una piccola parte del peso che sostenevano le sue. Non sapevo cosa dire di fronte ad un dolore che non avrei mai potuto penetrare né capire fino in fondo. Un dolore intenso, profondo, antico e radicato nell'anima e nel cuore di Giorgio e allora feci l'unica cosa che potevo: continuai ad abbracciarlo e a confortarlo; continuai a tenerlo stretto al mio cuore, anche se sentivo il mio ragazzo farsi leggero come seta sottile. Scivolosa, trasparente, lieve, l'anima di Giorgio, la sua intima essenza, stava sfuggendo alla presa delle mie dita e dubitavo di riuscire a trattenerlo ancora a lungo con me.
"L'ho giustificata in tutti i modi, era mia madre, non poteva avermi fatto questo. Mio Dio, avevo solo dieci anni!"continuò, dopo un silenzio durato troppo a lungo.
Una forte oppressione al petto mi toglieva il respiro e le parole. Solo l'invenzione di realtà parallela aveva difeso la sua mente, permettendole di sfuggire alla tremenda realtà: sua madre suicida davanti ai suoi occhi. Una lacrima scese giù, non riuscii a trattenere quell'unica testimone del dolore che condividevo con lui, con il bambino che era e con l'uomo che era diventato.
Una lacrima scese anche dai suoi occhi. Giorgio la raccolse con delicatezza guardandola; così trasparente e pura, come lui non credeva di essere.
"Mia madre si è suicidata e io ero con lei" ripetè, affinché mi fosse chiara la realtà dei fatti, "la mia mano era sotto la sua, sul coltello che l'ha uccisa." Concluse, trovando infine il coraggio di pronunciare quelle parole proibite. Parole che mi colpirono con la forza di un ariete.
Come aveva potuto sopportare tutto questo? Cosa potevo fare per alleviare il suo dolore? potevo fare davvero qualcosa per aiutarlo?
Gli accarezzai il volto con tenerezza e lo vidi crollare sotto i miei occhi come un castello di carte. Le lacrime, dapprima solo accennate, ora erano un fiume ininterrotto; avevano rotto l'argine che le conteneva, scendendo giù copiosamente. Non riusciva più a smettere. Sentivo i suoi singhiozzi e mi sentivo totalmente impotente mentre tutto il dolore che aveva trattenuto e nascosto con fatica, si riversava sul mio cuore travolgendomi come un mare in tempesta.
Come poteva una madre compiere un tale atto di crudeltà nei confronti del proprio figlio?
Non potevo pensare a qualcosa di più crudele che vedere morire la propria madre e sentirsene responsabile.
Feci l'unica cosa che potevo, mi affidai all'istinto. Lo strinsi a me facendogli appoggiare la testa sul mio petto e carezzandogli dolcemente i capelli, gli baciai la fronte, le guance, le labbra. Sentii nella bocca il sapore acre del suo dolore, lo sentii fremere, tremare, singhiozzare. Non avevo mai visto una sofferenza così devastante.
"Piangi, Giorgio," gli dissi sottovoce, "io sarò con te. E se ancora vorrai piangere, asciugherò le tue lacrime con i miei baci. Io ci sarò sempre, hai capito?" Annuì e strinse il suo abbraccio.
Mi stesi sul letto avvicinandolo a me, lui inerme come un pupazzo di pezza, mi lasciò fare, totalmente incapace di avere una qualsiasi reazione a parte il pianto.
"Forse faresti meglio a toglierti questa maglietta, è zuppa!" dissi dolcemente. Alzò lo sguardo per la prima volta da ore, era irriconoscibile, i suoi occhi verdi, cupi come la foresta, gettavano lampi di fuoco verde.
"No!" disse e un brivido mi percorse. Poche volte l'avevo visto in quello stato, l'ultima era stata dopo la mia aggressione...poi, come svuotato di ogni energia, ricadde sui cuscini, troppo esausto per lo sforzo. Ripercorsi mentalmente i miei incontri con lui, c'era qualcosa che mi sfuggiva, ma non riuscivo a visualizzare bene cosa; avrei dovuto aspettare i tempi di Giorgio, lo sapevo, avrei dovuto evitare di forzarlo; dovevo avere pazienza e fiducia, riuscire a stargli accanto, imbrigliando la mia endemica curiosità, per evitare che l'istinto prendesse il sopravvento sulla ragione e che lui fuggisse via di nuovo.
Il suo respiro si fece via via più regolare fino a trasformarsi in sonno. Era sfinito, proprio come lo ero io. Troppe emozioni per una sola sera.Erano quasi le cinque del mattino quando presi sonno. Giorgio, stretto a me, non si muoveva più, sembrava esausto, ma più sereno, forse.
Fra poco torna papà... fu il mio ultimo pensiero prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo.
Peter Broderick - With the Notes in my ears
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The dark side of the moon
Romance... e se la diga crolla aprendo grandi falle e non c'è spazio sulla collina, e se la tua testa scoppia con oscure inquietudini, allora ti incontrerò sul lato oscuro della luna. da: Brain Damage (Pink Floyd)) Giorgio e Giulia, due anime, due...