75 (To much love will kill you)

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GIORGIO

Giulia aveva avvisato suo padre della nostra partenza, eravamo diretti al casale dei Falconieri per prendere Arianna e riportarla a casa, saremmo rientrati prima di sera. La voce del signor Mancini sembrava preoccupata, ma più serena. Aveva conosciuto una parte del mio passato e ora si stava sforzando di conoscermi o quantomeno di darmi il beneficio del dubbio.

Il viale d'ingresso, costeggiato da cipressi, alti e maestosi, ci accolse e ci diresse verso l'ampio loggiato che ombreggiava la facciata del casale. L'automobile di Filippo era parcheggiata all'ombra di una quercia, segno che doveva essere in casa o nel giardino sul retro. Entrammo senza bussare; nel soggiorno una fresca penombra invogliava al riposo dopo la calura insolitamente estiva: regnava una strana rilassata quiete, segno della quasi totale assenza di abitanti. Presi Giulia per mano e la guidai nel grande salone, dove avevamo pranzato tutti insieme solo qualche mese prima, per poi dirigerci verso il piano di sopra, imboccando l'imponente scala in pietra.

Al primo gradino fummo interrotti da un rumore proveniente dalla cucina.

"Ciao Giorgio. Giulia!" la voce di Filippo emerse dalla penombra facendoci sobbalzare.

Mi voltai verso di lui registrando la sua espressione stranamente triste.

"Filippo!" Giulia lo abbracciò baciandogli la guancia.

"Che cosa succede amico mio?" chiesi, registrando il suo umore ombroso.

"Arianna ed io abbiamo discusso qualche ora fa!" rispose con malcelata agitazione. Lo conoscevo da un po'; sapevo che dietro la sua maschera di tranquillità, stava soffrendo molto.

"Mi dispiace Filippo, è colpa mia... " Risposi mesto.

"Mia sorella ha subito un grande shock e dubito che le sue reazioni siano annoverabili tra quelle normali."

Ero consapevole che con le mie rivelazioni l'avevo sconvolta. Ora era sola, sola a fare i conti con se stessa, sola ad affrontare i ricordi e lo strisciante senso di colpa. Non potevo esserle d'aiuto, nessuno di noi poteva. Doveva capire, fare chiarezza nella sua vita, fare la pace con il passato, proprio come me.

"Troppo amore uccide" Dissi dando voce ai miei pensieri.

"Forse hai ragione, ma ora mi sento un mostro ad averle rifiutato una spalla cui appoggiarsi!" Lo capivo perfettamente, io avevo fatto lo stesso lasciandola in balia di se stessa.

"Giorgio!" disse prendendomi per le spalle e fissandomi negli occhi.

"Non prenderti sempre la colpa di tutto, sei tu quello che ha sofferto di più in questa storia... " Distolse lo sguardo dal mio fissandolo sul rigoglioso giardino all'italiana che s'intravedeva dalle vetrate.

"Questa volta la colpa è mia! Arianna si è sentita abbandonata da me, non l'ho sostenuta. Per la prima volta da quando la conosco, non l'ho appoggiata, non l'ho consolata... " sentivo la sua voce incrinarsi, non l'avevo mai visto così infelice da moltissimo tempo.

"L'ho lasciata sola con i suoi demoni!" Lo guardai comprensivo, sapevo cosa stesse provando mia sorella, ma al contempo ero consapevole che alcuni dolori devono essere affrontati da soli, contando soltanto su se stessi.

Troppo amore ti ucciderà come quando non ne hai affatto.
Prosciugherà la forza che c'è in te, ti farà gridare, implorare e strisciare.

"Mia sorella ha bisogno di trovare in sé la forza di combattere, non c'è nulla che tu possa dire o fare per aiutarla! Lei ti ama follemente, non riuscirà a starti lontana per molto tempo!" Filippo mi sorrise dolcemente poi, alzandosi in piedi, mi abbracciò. Ricambiai la sua stretta con affetto, ero proprio fortunato ad aver trovato questa nuova famiglia.

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora