Capitolo 15

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(Lucia)

Dopo la scenata di mio padre non ho più parole, me ne vado da qui.
Questa notte scappo.
Mi precipito in camera mia senza ascoltare ciò che mi vuole dire la fidanzata di mio papà; molto probabilmente mi sta rimproverando per l'ora o per la terra che sto seminando in casa a causa delle mie scarpe sporche.
Mi chiudo a chiave e dopo pochi minuti sento urlare da fuori la porta Rosa:
"Vieni a pulire le scale! E vieni a cenare! È da quasi un'ora che ti aspettiamo! Maleducata!"
Per sfogare la rabbia do un calcio alla porta e successivamente gli do una botta con il palmo delle mani.

Sono stanca di questa situazione.

Prendo il grande borsone che ho sotto il letto e metto dentro le mie maglie preferite e due paia di pantaloni. Metto il peluche che mi ha regalato mia mamma quando ero bambina, a cui sono molto affezionata, e chiudo la borsa che è già troppo pesante.
Domani finisce la scuola, posso anche non andarci.
Mi siedo sul letto e guardo su internet i treni che vanno da qui a Milano.
Ormai ho deciso, torno da mia madre.
C'è un treno a mezzanotte e 15.
-Perfetto- penso.

"Lucia vieni giù!" sento urlare mio padre, ma lo ignoro.

***
(Alessandro)

Arrivo a casa e vedo che la mia famiglia è già seduta in tavola.
"Dove sei stato?"chiede mio papà severo.
"Ho portato..." mi fermo, non voglio che sappia di Lucia:
"In giro." mi correggo lanciando le chiavi della moto sul tavolino in ingresso.
Mi siedo a tavola e mia mamma mi porge il piatto.
La cena trascorre in silezio, nulla di nuovo.

"Stasera esco. "dico guardando il piatto e mio padre con una smorfia risponde:
"Tanto per cambiare.."
Lo fulmino con lo sguardo, ma ovviamente lui non ci fa caso.
"Io stasera esco con i miei colleghi." dice mio fratello contento del suo schifosissimo lavoro e mio padre gli sorride per fargli capire che è fiero di lui, che è il figlio perfetto.

***

"Ale stasera non posso!" mi ripete Francesco seccato!
"Ok, allora uscirò da solo!"
Chiudo la telefonata.
Massimo di sicuro starà con la sua fidanzatina e se tutto va bene fra una settimana la molla.
Sono le 11 e 30 di sera e decido di farmi un giro per le stadine con la moto e il mio cervello mi porta nel quartiere di Lucia.
Chissà cosa le ha fatto suo padre.
L'ha picchiata? L'ha rimproverata?
-Se soltanto la vedo con un livido..-

Il mio pensiero si interrompe quando, passando vicino alla casa di Lucia, vedo che c'è una finestra aperta e mi fermo a guardare.
Vedo lanciare fuori un borsone.

-Che succede?-

Scendo dalla moto, tolgo il casco e, avvicinandomi, sto a guardare.
Vedo che Lucia si sporge.

-Che cazzo fa?-

"Lucia!" urlo per paura che si possa far male.
Vedo che si ferma e mi guarda.
"Alessandro?"
È stupita di vedermi qui.
"Che cosa stai facendo!?"
Urlo agitato.
"Ssh, zitto! Altrimenti si svegliano!"
Scavalco il muretto di casa sua e vado sotto alla sua finestra.
"Cosa stai facendo?"
Richiedo molto più calmo.
"Sto scappando." dice seria.
"Ti fai male se salti da lì."
La avverto e decide di uscire dalla finestrella del bagno di sotto.
Mi raggiunge, mi prende per il polso e corriamo verso il muretto.
Lancia al di là il suo borsone e poi scavalca.
Sto fermo dentro al giardino non sapendo come fare.
"Alessandro muoviti!" mi rimprovera.
"Chiamami Ale, per favore."
Sbuffa:
"Ale, muoviti." Ripete
"Come faccio? Non c'è un posto dove mettere il piede!" continuo a perlustrare il muretto in cerca di un appiglio.
"Metti un piede sul buco che è verso la metà."
Passo la mano e dopo averlo trovato la raggiungo.
Le atterro così tanto vicina che sobbalza. Per un momento siamo vicinissimi e vorrei baciarla, ma si tira in dietro e avvicinandosi alla mia moto mi chiede di portarla in stazione.
"Dove vai?" non voglio che se ne vada.
"A casa mia."
Non capisco.
La guardo confuso e mi dice seccata:
"Milano."
"Quando torni?" devo sapere quando la rivedrò.
"Non torno." ride tristemente, come se la mia domanda fosse stupida e la risposta scontata.
"Perchè vuoi andartene?"
Non vuole rispondere alla mia domanda:
"Perdo il treno, me ne vado a piedi."
La seguo con la moto alla mano.
"Rispondi alla mia domanda." mi sto arrabbiando.
Si volta di scatto:
"Qui non ho nessuno!"
"E lì a Milano? Hai solo tua madre." dico arrabbiato.
"E qui?" mi chiede:
"visto che sai tutto qui chi ho?"

Vedo le prime lacrime.
Si vede che qui soffre, sta male.
Lì aveva la sua vita, un po' complicata, ma bella.
Qui non sta bene.

"Beh qui.." ci penso un attimo e l'unica cosa che ha qui è me. Non ci conosciamo, ma mi sto affezionando a lei.

Mi guarda con le braccia conserte aspettando una mia risposta.
Dal suo viso vedo già che si è preparata un "vaffanculo" da rispondere alla fine della mia risposta, ormai penso di sapere come è fatta.

"Qui hai me."
Rimane un po' scioccata dalla mia risposta e ride nervosamente, ma subito dopo si avvicina e, trattenendo le lacrime, mi abbraccia.

La stringo più forte in segno di protezione e passo la mano sui suoi morbidissimi capelli castani, per farle capire che ci sono io, che non deve aver paura.

Si stacca dolcemente da me e dopo essersi soffiata il naso le prendo il volto tra le mani e con i pollici mando via quelle lacrime che le rigano le guance.

-Dio è bellissima anche quando piange.- penso e sorrido.

"Perchè ridi di me?" dice sconsolata e con la voce ancora tremante.
"Non sto ridendo di te."

Sorride tristemente e vedo che il pianto e la tristezza la stanno sopraffacendo.
La prendo di nuovo tra le mie braccia e le bacio i capelli e la dondolo dolcemente.
Sento che sospira e si rilassa.

***
(Lucia)

Non pensavo che questo ragazzo potesse essere la causa del mio sorriso qui.

-Mi piace.-
-No Lucia, non puó piacerti.-
Le vocine nella mia testa stanno facendo la guerra.

Da una parte vorrei baciarlo, vorrei sentire la dolcezza dei suoi abbracci ogni volta che la tristezza e i ricordi si affollano dentro di me, vorrei che fosse mio e soltanto mio.
Dall'altra parte so che mi metterei in un casino pazzesco, perchè io non ho niente di così speciale, perchè lui è troppo per me, perché siamo diversi...in un certo senso.
Mi bacia la fronte.

Mi stacco piano da lui e vedo che i suoi occhi azzurri come il ghiaccio mi ipnotizzano.
Vorrei guardare questi occhi azzurri per sempre.
Lo prendo per mano e gli chiedo:
"Possiamo andare da qualche parte?"
Mi sorride.
"Vieni a casa mia per stasera, ok?"
Con un cenno del capo acconsento e mi porta in moto a casa sua.

***

Guardo l'ora: è mezzanotte passata.
-Ho perso il treno.- penso, ma successivamente: -Vaffanculo. Sto meglio qui, con lui.-
Mi accompagna in camera sua e appoggia il mio borsone sopra al letto.
"Vieni" mi invita con un cenno della mano e apre la finestra che sta alla destra del letto e vedo che esce.

AMORE AMAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora